Verificazionismo: differenze tra le versioni

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Sintassi
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Il primo punto ricorda che in ogni osservazione il valore di verità dipende anche dallo stato del soggetto osservante e dunque dalla sua disposizione psichica. Quando affermiamo che solo l'esperienza garantisce la sensatezza di una proposizione ci dobbiamo chiedere: quali esperienze permettono la verifica empirica? Avenarius ha già spiegato che è difficile, anzi un errore, separare il soggetto dalla sua esperienza. Se si accetta la tesi del [[fenomenismo]], facevano sia Carnap che Schlick, che la descrizione di un oggetto dipende dalla sua ricezione individuale, allora nessun valore di verità di una asserzione può essere garantita (sappiamo quanto spesso i sensi ingannino). Come alcuni affermano potremmo degli stessi oggetti non avere le stesse sensazioni, per esempio vederli con lo stesso colore, ma nonostante questo potremmo comunque concordare, cioè trovare coerenti, lo stesso le diverse sensazioni credendo che siano identiche.
Se guardo il sole e affermo che "Il sole è giallo", e lo indico, non posso sincerarmi che il mio interlocutore lo veda giallo come me, magari lo vede di un colore che io chiamerei blu, ma concorda lo stesso nel chiamarlo giallo, perché per eglilui quello è il nome del colore che al sole ha dato.<ref>M. Schlick, ''Experience, Cognition and Metaphysics'', 1926</ref>.
 
A causa di questo problema alcuni positivisti come Neurath abbracciano le tesi del [[Filosofia del linguaggio#Naturalismo e convenzionalismo|convenzionalismo]] e la verità diventa una questione di conformità a ciò che la scienza ha già confermato e accettato. Questo metodo garantisce l'intersoggetività, ritenuta da Neurath indispensabile perché un asserto possa dirsi scientifico, e che invece il fenomenismo, con i suoi asserti protocollati privati, non garantisce arrivando addirittura al paradosso: ricercando l'obiettivo dell'oggettività si rischia di cadere nel vicolo cieco del [[solipsismo]].