Battaglia di San Martino: differenze tra le versioni

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La percezione che lo scontro di San Martino lasciò – e continua a lasciare - agli austriaci, e a molti altri tra cui i comandi degli eserciti inglese e prussiano, fu quella di una vittoria dell'VIII Corpo d'Armata del Feldmarschalleutnant Benedek, ottenuta contro le preponderanti forze sarde. A San Martino sia gli austriaci sia gli italiani rivendicarono gli allori della vittoria. L'esercito di [[Vittorio Emanuele II]] rimase padrone del campo di battaglia dopo un ultimo sanguinoso assalto, per cui almeno tecnicamente fu certamente il vincitore della giornata .
 
L'VIII corpo d'armata di [[Ludwig von Benedek|Benedek]] aveva ricevuto l'ordine di avanzare lungo l'ala destra di un vastissimo schieramento che puntava deciso verso ovest. Improvvisamente la mattina del 24 si trovarono dinnanzi truppe nemiche che avrebbero dovuto incontrare solo qualche giorno dopo, ormai quasi alle spalle delle due armate messe in movimento. Qui il comandante austriaco decise la sua prima mossa: respingere quelle forze ostili. Entro le otto del mattino sapeva che il fianco destro dell'esercito era per il momento al sicuro e che doveva continuare a presidiare vittoriosamente l'area sino a nuovi ordini. Forse avrebbe potuto portare un colpo mortale alle truppe di Cucchiari e di Mollard, ma fedele al concetto austriaco di "Stellungskrieg" - guerra di posizione-, attese passivamente gli attacchi del nemico. Il suo compito non era particolarmente complesso. Dopo aver imbastito una linea di resistenza si limitava a chiudere i varchi che l'avversario riusciva a creare. Giungeva in prima linea a motivare i reparti più stanchi, si faceva vedere, incitava, dirigeva e richiamava nuove riserve. Alle 14 fu informato che i francesi avevano compromesso il centro del fronte imperiale.
 
Alle 15.30 gli venne ordinato di ripiegare e di inviare rinforzi (due brigate) verso sud. A questo punto Benedek ritenne suo obiettivo fondamentale conservare il nodo stradale di [[Pozzolengo]]. Per fare questo doveva a tutti i costi mantenere sino a sera le posizioni di San Martino e cedere terreno molto lentamente. Alla fine, alle 19 di sera, venne dato l'ordine di abbandonare l'altipiano. Il dispositivo austriaco doveva però mantenere in suo possesso, per riuscire nella manovra di sganciamento, l'altura di Casette Citera. La difesa di questa posizione fu dunque l'obiettivo tattico di Benedek durante le fasi finali dello scontro. Quando l'esercito sardo iniziò il suo ultimo assalto alla collina, il primo con una certa coordinazione tra i reparti e con un buon supporto di fuoco, i battaglioni austriaci stavano già abbandonando il fronte. La prima grande unità a ritirarsi dal campo fu la Brigata Lippert. Mentre l'artiglieria avversaria apriva il tiro il GM Lippert ordinava il ripiegamento della batteria della Brigata (8 pezzi da 6 libbre della Cavalerie-Batterie Nr. 11/VIII) schierata lungo il Viale dei Cipressi. I cannoni poco alla volta furono ritirati dal fronte.