Ignazio di Antiochia: differenze tra le versioni

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Partito da Smirne, Ignazio giunse nella Troade, dove scrisse altre tre lettere: la prima ai Romani, supplicandoli di non impedire il suo [[martirio (Cristianesimo)|martirio]], inteso come desiderio di ripercorrere la vita e la passione di Gesù: «Com'è glorioso essere un sole al tramonto, lontano dal mondo, verso Dio. Possa io elevarmi alla tua presenza»<ref>''Lettera ai Romani'', 2,2</ref>. Poi scrisse alla chiesa di [[Filadelfia (Asia Minore)|Filadelfia]] e a quella di [[Smirne]], chiedendo che i fedeli si congratulassero con la comunità d'Antiochia, che aveva sopportato con coraggio le persecuzioni ora ivi concluse. Scrisse anche a [[Policarpo di Smirne|Policarpo]], vescovo di Smirne, aggiungendovi interessanti direttive per l'esercizio della funzione episcopale, consigliandogli di «tenere duro come l'incudine sotto il martello»<ref>Lettera a Policarpo 3,1</ref>.
 
Le sue lettere esprimono calde parole d'amore a [[Cristo]] e alla Chiesa. AppaionoAppare per la prima volta le espressionil'espressione "[[Chiesa cattolica]]" e "[[Cristianesimo]]", che sonoè ritenuta ritenutiun neologismineologismo creaticreato da lui. Le Lettere di Ignazio sono una finestra aperta per conoscere le condizioni e la vita della chiesa del suo tempo. In particolare appare per la prima volta nelle sue lettere la concezione tripartita del ministero cristiano: [[vescovo]], [[presbitero|presbiteri]], [[diacono|diaconi]]. Ignazio auspicava una nuova organizzazione della chiesa cristiana in cui un solo vescovo presiedesse “al posto di Dio”. Questo vescovo avrebbe esercitato l'autorità su molti sacerdoti. Tali idee influenzarono e stimolarono l'elaborazione teologica successiva.
 
Altro tema significativo è la confessione della vera umanità di Cristo contro i [[docetismo|docetisti]], i quali sostenevano che l'[[incarnazione]] del Figlio di Dio fosse stata solo apparente.