Fiorano Modenese: differenze tra le versioni

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A Fiorano Modenese la presenza di una civiltà [[Terramare|terramaricola]] nei pressi del torrente Corlo è testimoniata dai rinvenimenti di Fernando Malavolti nel [[1946]] nella proprietà Ravazzini di un consistente giacimento archeologico, spesso circa due metri<ref name=messoriventuriarcheo/>.
 
A seguito della fine della civiltà delle terramare intorno al 1150 a.C., il territorio modenese assiste a un forte tracollo demografico, nonostante la sopravvivenza di piccoli villaggi isolati. Gli abitati ad oriente del Panaro sono caratterizzati da forme di cultura sempre più decadenti, nella quale appaiano sporadici e modesti gli elementi delle vicine fiorenti culture dell'età del ferro. La civiltà villanoviana, estensione diretta della cultura Urnfield dell'Europa centrale, non appare infatti oltrepassare il fiume Panaro ad occidente. A seguito di un radicale processo di orientalizzazione la civiltà villanoviana sfocierà nel VIII-VII secolo a.C. nella civiltà etrusca. La conflittualità nel mediterraneo occidentale tra Etruschi, Greci, e Cartaginesi rese impraticabili le antiche rotte commerciali, ecco che gli etruschi decisero di espandersi a nord nel [[VI secolo a.C.]]. L'espansione etrusca in area padana era finalizzata ad una solida organizzazione itineraria, con percorsi commerciali attrezzati e sicuri; furono fondate ex novo e contemporaneamente le città di [[Mantova]], [[Spina]], [[Marzabotto]] e si procedette alla rifondazione di [[Bologna]]. Nonostante ciò in età etrusca il popolamento nel Modenese, e più in generale ad occidente del Panaro, continuò ad apparire estremamente rarefatto, ad eccezzione di aree isolate di addensamento demografico come Castelvetro e Savignano. Mancano testimonianze etrusche ad ovest del territorio di [[Maranello]] verso [[Fiorano]] e [[Sassuolo]]. Sembra infatti che tale civiltà si sia fermata lungo il Guerro, torrente localizzato ad oriente del comune di [[Maranello]]. In questo periodo le principali attività umane riguardavano l'allevamento di [[bovini]], [[maiali]] e capriovini oltre che ad una massiccia produzione di ceramiche<ref name=messoriventuriarcheo/>.
Per un lungo periodo abbandonato, il territorio modenese viene ripopolato da numerose fattorie e piccoli villaggi di capanne. I colonizzatori erano persone provenienti dall'[[Etruria]], si trasferirono gradualmente tra il [[IX secolo a.C.]] e il [[V secolo a.C.]]<ref name=messoriventuriarcheo/> per coltivare il fertile territorio emiliano. In questo periodo le principali attività umane riguardavano l'allevamento di [[bovini]], [[maiali]] e capriovini oltre che ad una massiccia produzione di ceramiche<ref name=messoriventuriarcheo/>.
 
Nel [[183 a.C.]] fu fondata ''Muthina'' e il suo territorio fu assegnato a 2000 coloni ciascuno con un terreno di circa 1500 m². I coloni costruirono fattorie, impianti produttivi, e ville rustiche mentre altri territori come probabilmente Fiorano furono destinati ad ''[[ager publicus]]'' cioè ad uso pubblico come il pascolo, lo sfruttamento di aree boschive o per la fabbricazione di laterizi e ceramica<ref name=messoriventuriarcheo/>. Presso il quartiere ''Torre delle Oche'' sono infatti stati ritrovati i resti di una fornace datata seconda metà del [[II secolo a.C.]] creata per la produzione di [[anfore]] forse destinate al commercio del vino<ref name=messoriventuriarcheo/>.