Alexander Dubček: differenze tra le versioni
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con il Cremlino che vincolava il suo ritorno alla guida del Partito con la "normalizzazione" della situazione politica nel paese. Nonostante questo, l'opposizione popolare al regime d'occupazione consentì a Dubček di mantenere una certa autonomia dal Cremlino, tanto che in seguito ai suoi tentennamenti di fronte alle proteste anti-sovietiche della primavera successiva, egli venne rimosso dal suo incarico e, dopo aver prestato servizio come ambasciatore in [[Turchia]] (1969-1970), venne espulso dal [[Partito Comunista di Cecoslovacchia|PCC]] nel 1970. Quell'anno tornò in Slovacchia, dove trovò impiego come manovale in un'azienda forestale.
Tornò alla vita pubblica nel 1988 quando il regime gli concesse di viaggiare in [[Italia]] per ricevere una laurea honoris causa a Bologna<ref>György Dalos, Giù la cortina. Il 1989 e la fine delle dittature nell'Europa dell'Est, Roma, Donzelli editore, 2009, p. 163</ref>; nella stessa occasione rilasciò anche un'intervista a [[L'Unità]] dopo anni di silenzio, in cui ribadisce le sue idee relative al rinnovamento e alla liberalizzazione
È sepolto al cimitero Slávičie údolie di [[Bratislava]], capitale della [[Slovacchia]].
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