Guerra sociale: differenze tra le versioni

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Gli italici organizzarono un esercito di oltre 100.000 uomini costituito in legioni secondo l'ordinamento romano; un raggruppamento posto al comando del valente condottiero marso [[Quinto Poppedio Silone]], venne schierato a nord, nel Piceno e negli Abruzzi, mentre il comandante sannita [[Gaio Papio Mutilo]] prese la guida delle forze concentrate a sud, in Campania e nel Sannio; i piani prevedevano un'avanzata convergente verso il Lazio<ref>A. Bernardi, ''Storia d'Italia'', vol. I, p. 145.</ref>. Anche i romani mobilitarono circa 100.000 legionari: a nord si schierò il console [[Publio Rutilio Lupo (console 90 a.C.)|Publio Rutilio Lupo]], mentre a sud fronteggiarono l'esercito di Mutilo, le legioni al comando dell'altro console [[Lucio Giulio Cesare (console 90 a.C.)|Lucio Giulio Cesare]]<ref>T. Mommsen, ''Storia di Roma antica'', vol. II, tomo I, p. 280.</ref>.
 
Benché [[Gaio Mario]] e [[Gneo Pompeo Strabone]] avessero riportato alcune vittorie sui ribelli, nel 90 a.C. il console Lucio Giulio Cesare decise di promulgare la ''[[Lex Iulia]]'', con la quale si concedeva la cittadinanza agli italici che non si erano ribellati e a quelli che avrebbero deposto le armi. Seguì nell'89 a.C. la ''[[Lex Plautia Papiria]]'' che concedeva il diritto di cittadinanza romana a tutti gli italici a sud del [[Po]], i quali avrebbero però dovuto lasciare le armi entro 60 giorni. Il risultato fu di dividere i rivoltosi<ref>{{cita libro | autore=Michail I. Rostovcev | wkautore= | editore=Bompiani | anno=1999 | titolo=Storia del mondo antico| Vol. II p.505}}</ref>: gran parte deposero le armi, mentre altri continuarono a resistere. Roma spese ancora due anni per sconfiggere le città in armi grazie all'intervento di Silla e di Strabone. Tuttavia, lo scopo che gli Italici si erano proposti era stato raggiunto: essi potevano divenire a pieno titolo cittadini romani.
 
I Sanniti continuarono a resistere, finendo però per essere sterminati nell'88 a.C.