Fatti di Pontelandolfo e Casalduni: differenze tra le versioni

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La decisione di eseguire la rappresaglia fu presa in seguito al precedente massacro di 45 militari dell'esercito unitario (un ufficiale, quaranta fanti del 36° e quattro carabinieri), catturati alcuni giorni prima da alcuni [[brigantaggio postunitario|briganti]] e contadini del posto. Secondo una fonte del tempo le popolazioni si erano in realtà vendicate di violenze e soprusi commessi in precedenza dagli stessi soldati (La Civiltà Cattolica, Anno Duodecimo, Vol. XI della Serie Quarta, Roma, All’Uffizio della Civiltà Cattolica, 1861, p. 618). I due piccoli centri vennero quasi rasi al suolo, lasciando circa 3.000 persone senza dimora<ref>{{Cita|Christopher Duggan, 2007 |p. 224.}}</ref>. Il numero di vittime è tuttora incerto, ma [[Sergio Rizzo]] e [[Gian Antonio Stella]] riportano che alcuni autori lo stimano compreso fra il centinaio e il migliaio<ref name=a/>.
 
Sulla base della lettura dei registri parrocchiali della chiesa della Santissima Annunziata ove sarebbero annotati dal canonico Pietro Biondi e dal canonico Michelangelo Caterini (firmatario degli atti di morte) i nomi dei morti, le modalità della loro morte e il luogo del seppellimento: 13 persone (undici uomini e due donne) sarebbero morte durante il giorno stesso della strage (dieci direttamente uccisi e due nel rogo delle case) e una tredicesima morì il giorno seguente.<ref name="corrieredelmezzogiorno.corriere.it">[http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/arte_e_cultura/2014/11-marzo-2014/altra-verita-pontelandolfoi-morti-furono-solo-tredici-2224196255275.shtml Giancristano Desiderio,'' L'altra verità su Pontelandolfo -I morti furono solo tredici - Lo studio di un ricercatore sannita fa luce sulla strage'', Corriere del Mezzogiorno, 11 marzo 2014]</ref>
Il numero di 13 morti viene confermato nel 2016 dalla scoperta di una lettera d'epoca datata 3 settembre 1861 pubblicata sulla rivista ''Frammenti'' del Centro culturale per lo studio della civiltà contadina nel Sannio con sede in [[Campolattaro]]. L’autrice della lettera è la signora Carolina Lombardi, originaria di Pontelandolfo, sposata con don Salvadore Tedeschi, speziale in Campolattaro.<ref name="sanniopress.it">[http://www.sanniopress.it/2016/08/08/pontelandolfo-una-lettera-inedita-del-1861-perirono-13-persone/ Giancristano Desiderio,'' Pontelandolfo, una lettera inedita del 1861: "Perirono 13 persone"'', Sanniopress, 8 agosto 2016]</ref>
 
== Storia ==
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Il generale Cialdini, per l'attuazione del piano, incaricò il colonnello [[Pier Eleonoro Negri]] e il maggiore Melegari, che comandavano due reparti della divisione del gen. [[Maurizio Gerbaix de Sonnaz]]. I due reparti si diressero rispettivamente a Pontelandolfo e a Casalduni. All'alba del 14 agosto i soldati raggiunsero i due paesi. Mentre Casalduni fu trovata quasi disabitata (gran parte degli abitanti riuscì a fuggire dopo aver saputo dell'arrivo delle truppe), a Pontelandolfo i cittadini vennero sorpresi nel sonno. Le chiese furono assaltate, le case furono dapprima saccheggiate per poi essere incendiate con le persone che ancora vi dormivano. In alcuni casi, i bersaglieri attesero che i civili uscissero delle loro abitazioni in fiamme per poter sparare loro non appena fossero stati allo scoperto. Gli uomini furono fucilati mentre le donne (nonostante l'ordine di risparmiarle) furono sottoposte a sevizie o addirittura vennero violentate<ref name="ReferenceA"/>. Carlo Margolfo, uno dei militari che parteciparono alla spedizione punitiva, scrisse nelle sue memorie:
{{citazione|Al mattino del giorno 14 (agosto) riceviamo l'ordine superiore di entrare a Pontelandolfo, fucilare gli abitanti, meno le donne e gli infermi (ma molte donne perirono) ed incendiarlo. Entrammo nel paese, subito abbiamo incominciato a fucilare i preti e gli uomini, quanti capitava; indi il soldato saccheggiava, ed infine ne abbiamo dato l'incendio al paese. Non si poteva stare d'intorno per il gran calore, e quale rumore facevano quei poveri diavoli cui la sorte era di morire abbrustoliti o sotto le rovine delle case. Noi invece durante l’incendio avevamo di tutto: pollastri, pane, vino e capponi, niente mancava…Casalduni fu l'obiettivo del maggiore Melegari. I pochi che erano rimasti si chiusero in casa, ed i bersaglieri corsero per vie e vicoli, sfondarono le porte. Chi usciva di casa veniva colpito con le baionette, chi scappava veniva preso a fucilate. Furono tre ore di fuoco, dalle case venivano portate fuori le cose migliori, i bersaglieri ne riempivano gli zaini, il fuoco crepitava.|Carlo Margolfo<ref name="Matteo p. 210">{{Cita|Giovanni De Matteo, 2000 |p. 210.}}</ref>}}
 
[[File:Casalduni - Monumento in memoria delle vittime del massacro di Pontelandolfo e Casalduni (1861).png|thumb|Monumento in memoria della strage compiuta a Casalduni dal regio esercito italiano nel 1861. Nella rappresentazione della penisola italica, è presente un buco proprio nel punto in cui sorge il paese sannita.]]
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A causa dell'incendio degli archivi comunali e della mancanza di un censimento non si conosce la cifra esatta delle vittime del massacro. Alcune stime parlano di circa 100 civili uccisi,<ref name=a/> altre di 400<ref>{{cita web|url=http://www.corriere.it/cultura/speciali/2010/visioni-d-italia/notizie/32-stella-rizzo-pontelandolfo-roghi-400-morti_83544b90-c60e-11df-89af-00144f02aabe.shtml|titolo=Il massacro di Pontelandolfo e Casalduni|accesso=18 ottobre 2010}}</ref>, altre di circa 900<ref>{{cita web|url=http://www.ilgiornale.it/parola_lettori/non_esiste_giustificazione_novecento_civili__uccisi_pontelandolfo/30-09-2010/articolo-id=476854-page=0-comments=1|titolo=Il Giornale: i novecento civili uccisi di Pontelandolfo|accesso=18 ottobre 2010}}</ref> ed altre ancora di almeno un migliaio<ref>{{cita web|url=http://www.tavernacatena.com/Pontelandolfo%20e%20Casalduni%20a%20ferro%20e%20fuoco.htm|titolo=Pontelandolfo e Casalduni a ferro e fuoco|accesso=18 ottobre 2010}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.eleaml.org/sud/briganti/ap_casalduni.html|titolo=Pontelandolfo e Casalduni|accesso=18 ottobre 2010}}</ref>.
 
Una forte revisione al ribasso del numero degli uccisi, ridotti a 13 morti, viene sostenuta dal ricercatore Davide Fernando Panella sulla base della lettura dei registri parrocchiali della chiesa della Santissima Annunziata ove sarebbero annotati dal canonico Pietro Biondi e dal canonico Michelangelo Caterini (firmatario degli atti di morte) i nomi dei morti, le modalità della loro morte e il luogo del seppellimento: 12 persone (undici uomini e due donne) sarebbero morte durante il giorno stesso della strage (dieci direttamente uccisi e due nel rogo delle case) e una tredicesima morì il giorno seguente<ref name="corrieredelmezzogiorno.corriere.it">[http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/arte_e_cultura/2014/11-marzo-2014/altra-verita-pontelandolfoi-morti-furono-solo-tredici-2224196255275.shtml Giancristano Desiderio,'' L'altra verità su Pontelandolfo -I morti furono solo tredici - Lo studio di un ricercatore sannita fa luce sulla strage'', Corriere del Mezzogiorno, 11 marzo 2014]</ref>.
 
Il numero di 13 morti viene confermato nel 2016 dalla scoperta di una lettera d'epoca datata 3 settembre 1861 pubblicata sulla rivista ''Frammenti'' del Centro culturale per lo studio della civiltà contadina nel Sannio con sede in [[Campolattaro]]. L’autrice della lettera è la signora Carolina Lombardi, originaria di Pontelandolfo, sposata con don Salvadore Tedeschi, speziale in Compolattaro.<ref name="sanniopress.it">[http://www.sanniopress.it/2016/08/08/pontelandolfo-una-lettera-inedita-del-1861-perirono-13-persone/ Giancristano Desiderio,'' Pontelandolfo, una lettera inedita del 1861: "Perirono 13 persone"'', Sanniopress, 8 agosto 2016]</ref>
 
[[File:Casalduni - lapide commemorativa dell'eccidio.jpg|thumbnail|Una lapide commemorativa nei pressi di uno dei luoghi dell'eccidio]]