Montgomery Clift: differenze tra le versioni

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Teatro
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L'anno seguente [[Vittorio De Sica]], che era rimasto molto impressionato dalla ''performance'' dell'attore in ''[[Io confesso (film)|Io confesso]]'', lo volle in ''[[Stazione Termini (film)|Stazione Termini]]'' ([[1953]]), una coproduzione italoamericana girata a [[Roma]], anche se Clift fu a lungo indeciso se accettare il ruolo; la lavorazione del film fu difficoltosa e sul set la coprotagonista [[Jennifer Jones (attrice)|Jennifer Jones]] (moglie del produttore del film [[David O. Selznick]]) si innamorò dell'attore e rimase esterrefatta quando seppe che era omosessuale.<ref>{{Cita libro|nome=Michelangelo|cognome=Capua|titolo=Montgomery Clift : vincitore e vinto|url=https://www.worldcat.org/oclc/44642535|edizione=1. ed|data=2000|editore=Lindau|p=78 e seg.|OCLC=44642535|ISBN=8871802373}}</ref> Anche questo film, nonostante la collaborazione di [[Truman Capote]] ai dialoghi, lasciò tiepidi sia il pubblico sia la critica.
 
L'attore ritornò al grande successo con il suo film seguente, il dramma bellico ''[[Da qui all'eternità]]'' (1953) in cui Clift fu nuovamente diretto da Fred Zinnemann e recitò accanto a [[Burt Lancaster]], [[Deborah Kerr]] e [[Frank Sinatra]], ottenendo un'ulteriore candidatura agli Oscar.
 
Clift sceglieva con molta accuratezza i copioni, spesso intervenendo sulla sceneggiatura per asciugarne i dialoghi, e scartando molte proposte che non lo convincevano. Rifiutò ruoli da protagonista in film come ''[[Viale del tramonto|Viale del Tramonto]]'', ''[[Fronte del porto]]'', ''[[La valle dell'Eden]]'', che poi ebbero molto successo e portarono alla fama colleghi come [[Marlon Brando]] e [[James Dean]]. Ebbe sempre un rapporto conflittuale con [[Hollywood]] e con i produttori cinematografici, rifiutando di adeguarsi alla loro logica del profitto e alle regole promozionali dello ''[[Divismo|star system]]'', e non volle mai trasferirsi ad Hollywood, che detestava, preferendo risiedere sempre a [[New York]].
 
=== L'incidente (1956) ===
All'apice del suo successo, durante la lavorazione de ''[[L'albero della vita (film 1957)|L'albero della vita]]'' (1957), tornando da un party a casa di Elizabeth Taylor, sua partner nel film, ebbe un gravissimo incidente stradale in cui riportò gravi ferite al volto, tra cui la frattura della mandibola, che mutarono la bellezza e l'espressività dei suoi lineamenti. Questo evento, unito alla dipendenza dall'[[Alcolismo|alcol]] e a una forte [[Disturbo depressivo|depressione]], aggravate dalla crescente difficoltà a tenere nascosta la propria [[omosessualità]], lo fecero sprofondare verso un abisso di tormento e di autodistruzione: [[Robert Lewis]], fondatore dell'[[Actors Studio]] e amico di Clift, definirà i suoi ultimi dieci anni di vita "il più lungo suicidio della storia del cinema"<ref>{{Cita news|lingua=en|url=http://www.telegraph.co.uk/culture/film/9841724/Montgomery-Clift-better-than-Brando-more-tragic-than-Dean.html|titolo=Montgomery Clift: better than Brando, more tragic than Dean|pubblicazione=Telegraph.co.uk|accesso=2017-07-22|citazione=Acting teacher Robert Lewis called Clift’s subsequent career “the longest suicide in Hollywood history”}}</ref>.
=== Il declino personale (1956-1962) ===
[[File:Judgment at Nuremberg-Montgomery Clift.JPG|miniatura|250x250px|Montgomery Clift nel ''trailer'' di ''[[Vincitori e vinti]]'' (1961) di [[Stanley Kramer]], per cui ebbe la ''nomination'' all'[[Oscar al miglior attore non protagonista|Oscar come miglior attore non protagonista]].|sinistra]]L'incidente segnò l'inizio della parabola discendente di Clift, ma, nonostante le sue problematiche condizioni fisiche e psicologiche, a 36 anni l'attore continuava ad essere molto amato dal pubblico. Riprese presto a lavorare terminando le riprese dell'''Albero della vita'' e continuando negli anni seguenti a fornire altre ottime interpretazioni, come nei film ''[[I giovani leoni]]'' (1958) di [[Edward Dmytryk]], ''[[Improvvisamente l'estate scorsa (film)|Improvvisamente l'estate scorsa]]'' (1959) di [[Joseph L. Mankiewicz]], ''[[Gli spostati]]'' (1961) di [[John Huston]], e ''[[Vincitori e vinti]]'' (1961) di [[Stanley Kramer]], in cui ritrasse il tormentato Rudolph Petersen, testimone degli orrori nazisti al [[processo di Norimberga]], un'intensa performance di soli dodici minuti che gli valse la quarta ''nomination'' agli [[Oscar al miglior attore non protagonista|Oscar]]. Subito dopo girò ''[[Freud - Passioni segrete|Freud, passioni segrete]]'' ([[1962]]), ancora diretto da [[John Huston]], in cui interpretò il padre della [[psicoanalisi]].