Marmo verde di Prato: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Pieve di sant'ippolito 03.JPG|thumb|Le absidi in marmo serpentino della [[Pieve di Sant'Ippolito in Piazzanese|Pieve di Sant'Ippolito]] a [[Prato]]]]
 
 
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Tipica dell'area pratese era storicamente cavata nei dintorni del borgo medievale di [[Figline di Prato|Figline]], una frazione di Prato, sulle prime pendici dell'Appennino.
 
La pietra, caratterizzata dal colore verde, a volte leggermente variegato, può presentare varie tonalità con sfumature tendenti per esempio al grigio o al blu ed a volte verso un verde scurissimo, infatti alcune volte viene detto "marmo nero di Prato".<ref>"... nigrorum de Monte Ferrato..." ASF,1722,cc. 7 ''Notarile antecosimiano'',34r-38v. </ref> Si presta ad una facile lucidatura pur con una struttura non perfettamente omogenea.
Si presta ad una facile lucidatura pur con una struttura non perfettamente omogenea, ed è stata utilizzata fin dal medioevo, nell'architettura toscana, soprattutto per rivestimenti decorativi, forse anche a causa della sua somiglianza con il [[porfido verde antico]], una delle pietre più utilizzate nelle tarsie dell'[[opus sectile]] tardoromano.
 
Questa pietra è stata utilizzata fin dal medioevo forse anche a causa della sua somiglianza con il [[porfido verde antico|porfido verde antico,]] una delle pietre più utilizzate nelle tarsie dell'[[opus sectile]] tardoromano. Gli edifici di Roma spesso erano arricchiti dei marmi policromi provenienti da tutte le terre dell'impero: tra questi, frequenti erano i verdi intensi e vibranti del marmo tessalico noto come "verde antico", e del porfido verde di Grecia, per l'appunto denominato "serpentino".
Tale materiale, infatti, ha grandemente caratterizzata l'architettura medievale toscana, soprattutto nel periodo romanico, dando vita, insieme alla [[pietra alberese]] o al [[marmo di Carrara]], alla tipica bicromia del [[Architettura_romanica_in_Italia#Architettura_romanica_in_Toscana_e_Sardegna|romanico toscano]]: [[Romanico pisano|pisano]], ma soprattutto lucchese, pistoiese, pratese, fiorentino.
 
TaleLa materiale,fortuna infatti,artistica hadel grandemente'verde di Prato' coincide con la caratterizzatafioritura ldell'architettura medievaleromanica toscana, soprattutto nel periodo romanico, dando vita, insieme alla [[pietra alberese]] o al [[marmo di Carrara]], alla tipica bicromia del [[Architettura_romanica_in_Italia#Architettura_romanica_in_Toscana_e_Sardegna|romanico toscano]]: [[Romanico pisano|pisano]], ma soprattutto lucchese, pistoiese, pratese, fiorentino.
Incrostazioni in marmo verde di Prato si trovano per esempio nell'esterno del [[Battistero di San Giovanni (Firenze)|Battistero di Firenze]], della [[Basilica di San Miniato al Monte]], della [[Badia Fiesolana]], del [[Duomo di Prato]], della [[Chiesa di Sant'Andrea]], del campanile del duomo di Firenze<ref>Marco Frati, ''De bonis lapidibus conciis: la costruzione di Firenze ai tempi di Arnolfo di Cambio : strumenti, tecniche e maestranze nei cantieri fra XIII e XIV secolo'', Firenze University Press, 2006, p.62-63.</ref> e molti altri monumenti anche del periodo [[Architettura gotica|gotico]] e fino all'epoca rinascimentale ([[Basilica di Santa Maria delle Carceri|Santa Maria delle Carceri]] a Prato, facciata di [[Basilica di Santa Maria Novella|Santa Maria Novella]] a Firenze).
 
IncrostazioniTarsie in marmo verde di Prato si trovano per esempio nell'esterno del [[Battistero di San Giovanni (Firenze)|Battistero di Firenze]], della [[Basilica di San Miniato al Monte]], della [[Badia Fiesolana]], del [[Duomo di Prato]], della [[Chiesa di Sant'Andrea]], del campanile del duomo di Firenze<ref>Marco Frati, ''De bonis lapidibus conciis: la costruzione di Firenze ai tempi di Arnolfo di Cambio : strumenti, tecniche e maestranze nei cantieri fra XIII e XIV secolo'', Firenze University Press, 2006, p.62-63.</ref> e molti altri monumenti anche del periodo [[Architettura gotica|gotico]] e fino all'epoca rinascimentale ([[Basilica di Santa Maria delle Carceri|Santa Maria delle Carceri]] a Prato, facciata di [[Basilica di Santa Maria Novella|Santa Maria Novella]] a Firenze).
Comunque il Verde di Prato è stato utilizzato anche per membrature architettoniche strutturali fin dal medioevo, come nelle colonne della [[Chiesa dei Santi Apostoli (Firenze)|chiesa dei Santi Apostoli]] a Firenze.<ref>C. Acidini Luchinat, ''Storia, arte, fede nelle chiese di Firenze'', Giunti Editore, 2001, p.248.</ref>
Più raro l'uso per murature, come nel raro esempio della [[Pieve di Sant'Ippolito in Piazzanese]] a Prato.