Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord: differenze tra le versioni

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=== La Restaurazione monarchica e il Congresso di Vienna ===
All'indomani dell'ingresso in Parigi di Alessandro I Talleyrand è eletto dal senato presidente del Consiglio provvisorio, costituito da cinque membri. Nei giorni che seguono il Senato dichiara decaduto l'Imperatore. Il 5 di aprile Talleyrand presenta al Senato il progetto di Costituzione che viene approvato all'unanimità con qualche modesta variazione. Il giorno prima il generale Marmont s'era arreso con le sue truppe agli Alleati dichiarando di non esser più disposto a combattere per Napoleone. Questi firma il 12 l'accettazione delle condizioni per la sua capitolazione: è l'esilio all'[[isola d'Elba]]. Il capo del governo provvisorio riesce a convincere il Senato ad accettare Carlo di Borbone, conte d'Artois, fratello di Luigi XVIII (e futuro re, alla morte di questi, con il nome di [[Carlo X di Francia|Carlo X]]), quale luogotenente generale sovrano. In tale veste sostituisce il governo Talleyrand (grazie al quale il Senato ha conferito il potere a Carlo di Borbone di formare e presiedere un nuovo governo) e dà corso alle trattative di pace con gli alleati che cominciano già lo sgombero delle loro truppe dal territorio francese. A fine mese si installa sul trono [[Luigi XVIII di Francia|Luigi XVIII]], che nomina Talleyrand, ministro degli affari esteri (13 maggio [[1814]]) non senza nascondere una certa diffidenza per l'ex vescovo,<ref>Pare che Talleyrand abbia percepito chiaramente questa diffidenza e abbia detto al re al momento di giurare: «Sire, è il tredicesimo giuramento che faccio: spero che sarà l'ultimo» (Pier Damiano Ori e Giovanni Perich, ''op. cit.'', p. 151)</ref>[[File:Gros - Louis XVIII of France in Coronation Robes.jpg|thumb|Luigi XVIII, re di Francia e fratello di Luigi XVI, gestì con Talleyrand la transizione dall'Impero alla Reastaurazione monarchica]] del quale comunque ha un gran bisogno vista l'assoluta mancanza di personaggi dotati di una discreta caratura fra i politici del momento, affidandogli l'incarico specifico di negoziare con le potenze vincitrici le condizioni per la pace. Alla fine del mese si giunge a un primo trattato di pace, il [[Trattato di Parigi (1814)|trattato di Parigi]] che pone anche le premesse del [[Congresso di Vienna]].

Con questo trattato la Francia restituirà immediatamente i territori conquistati e annessi senza un accordo, ancorché estorto, con i legittimi sovrani, dopo il [[1792]]: un apposito Congresso stabilirà la parte residua. Tutto ciò è un grande successo della regia di Talleyrand, che riesce a ottenere il mantenimento del territorio francese intatto (30 maggio [[1814]]). Senza la sua opera, la Francia avrebbe seriamente rischiato di finire come la [[Germania]] dopo la [[seconda guerra mondiale]], smembrata in più pezzi. [[File:Gros - Louis XVIII of France in Coronation Robes.jpg|thumb|Luigi XVIII, re di Francia e fratello di Luigi XVI, gestì con Talleyrand la transizione dall'Impero alla Reastaurazione monarchica]]
[[File:Congresso di Vienna.png|thumb|destra|upright=1.8|Il Congresso di Vienna in un celebre dipinto: da sinistra [[Karl August von Hardenberg|Hardenberg]], [[Klemens von Metternich|Metternich]] e Talleyrand con indosso la parrucca.]]
Il 16 settembre [[1814]] prende avvio il congresso di Vienna e Luigi XVIII pone a capo della delegazione francese il principe di Périgord e sarà proprio lui a firmarne l'atto finale il 9 giugno [[1815]]. Il principio che Talleyrand riesce a far accettare è quello della legittimità della sovranità: ogni nazione deve essere costituita in Stato, sia esso monarchico o repubblicano, legittimamente per naturale evoluzione, per tradizione storica e non per un'imposizione di forza dall'esterno. Tutto ciò che è stato frutto di atti di forza, e cioè le conquiste e la costituzione artificiosa di Stati da parte di Napoleone a seguito delle sue campagne militari, deve ritornare come prima, con la sola eccezione dei casi in cui questo «ritorno» risultasse più dannoso per i popoli interessati di quanto lo sia la situazione attuale. Talleyrand riesce così, giocando anche sulle divisioni della altre grandi potenze europee, non soltanto a limitare le sanzioni a danno della Francia (che altrimenti sarebbero ampiamente giustificate dai pesanti danni subiti dalle potenze vincitrici a causa della arroganza e furia distruttiva del Bonaparte), ma a influenzare pure le altre decisioni che riguardavano l'equilibrio dell'Europa in generale. Il ringraziamento per tutto ciò sarà l'obbligo delle dimissioni da primo ministro (poiché tale diventerà dopo il ritorno del re dalla poco dignitosa fuga al termine dei cento giorni di Napoleone) che Luigi XVIII, spinto da aristocratici ultraconservatori memori del suo passato di rivoluzionario, costringe Talleyrand a rassegnare le dimissioni, con il contentino della conferma nella carica di gran ciambellano di Francia il 24 settembre [[1815]].