Sanfedismo: differenze tra le versioni

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L’esercito di re [[Ferdinando IV di Borbone]] aveva una cattiva nomea anche al di fuori dei confini del suo regno («pessima fama», scrive la studiosa Manuela Militi)<ref>M. Militi, ''Il costo della Repubblica “sorella” per gli ebrei di Roma (febbraio 1798‐settembre 1799)'', in «Eurostudium3w», aprile-giugno 2012, n. 23, Roma, pp. 100-105, cit., p. 100.</ref> ed era formato in buona parte da criminali comuni graziati con l’istituto giuridico cosiddetto “truglio”, che condonava loro ogni pena purché prestassero servizio militare. La medesima procedura fu adoperata nella formazione dell’armata detta della “Santa fede” del cardinale [[Fabrizio Ruffo]]<ref>Sul truglio sono utili le considerazioni del professor Francesco Gaudioso dell’Università degli Studi del Salento: F. Gaudioso'', Brigantaggio, repressione e pentitismo nel Mezzogiorno preunitario'', Galatina 2002, pp. 11 sgg.</ref>.
 
[[Michele Pezza]], alias fra’ Diavolo, fu arruolato nell'esercito borbonico grazie al “truglio”; egli ottenne così il condono degli assassinii di cui in precedenza si era reso colpevole<ref>Su questa figura: B. Amante, ''Fra Diavolo e il suo tempo'', Firenze 1904.</ref> Per simili motivi si arruolò anche Antonio Caprara, un brigante. Un nipote del cardinale Borgia descrisse il duo nei seguenti termini: «il famoso Fra Diavolo, brigante fuoriuscito, omicidario imbastaro di professione, che davasi titolo di generale, avendo come capo di briganti un tale Antonio Capraro, alias senza culo, uomo villano ignorante, mulattiere e facchino di professione e si intitolava comandante»<ref>A. Leone, ''G. Murat e Fra' Diavolo a Velletri. Con documenti inediti'', Torino 1912, p. 791.</ref>
 
Pietro Colletta descrisse la natura eterogenea dell’armata della Santa Fede con le seguenti parole: «Divolgato l'arrivo e il disegno, accorsero da' vicini paesi torme numerose di popolani, guidate da gentiluomini e da preti o frati, che, quando viddero andar capo un porporato, non isdegnarono quella guerra disordinata e tumultuosa. Il colonnello Winspeare, già prèside in [[Catanzaro]], l'auditore Angelo Fiore, il canonico Spasiani, il prete Rinaldi, e insieme a costoro numero grande di soldati fuggitivi o congedati, e di malfattori che poco innanzi correvano da ladri le campagne, e di malvagi usciti ne' tumulti dalle carceri, si offrirono guerrieri per il re»<ref>Pietro Colletta, ''Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825'', vol. I, Firenze 1856, pp. 276-277.</ref>.