Classe Capitani Romani: differenze tra le versioni

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== Servizio ==
All'atto dell'ingresso dell'[[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]] nel conflitto, tutte le unità erano state impostate: l'[[Attilio Regolo (incrociatore)|Attilio Regolo]], il [[Caio Mario (incrociatore)|Caio Mario]], il Claudio Tiberio e lo Scipione Africano nei cantieri [[Odero-Terni-Orlando|OTO]] di [[Livorno]], il [[Cornelio Silla (incrociatore)|Cornelio Silla]] e il [[Paolo Emilio (incrociatore)|Paolo Emilio]] nei cantieri [[Ansaldo]] di [[Genova]] il [[Claudio Druso (incrociatore)|Claudio Druso]] e il [[Vipsanio Agrippa (incrociatore)|Vipsanio Agrippa]] nei [[cantieri del Tirreno]] di [[Riva Trigoso]], l'[[Ottaviano Augusto (incrociatore)|Ottaviano Augusto]], il [[Pompeo Magno (incrociatore)|Pompeo Magno]] e l'[[Ulpio Traiano (incrociatore)|Ulpio Traiano]] nei [[Cantieri Navali Riuniti]], ad Ancona i primi due e a Palermo il terzo e infine il [[Giulio Germanico (incrociatore)|Giulio Germanico]] nel Cantiere di [[Castellammare di Stabia]].<ref name=Tuttostoria/> Tuttavia, le carenze di materiali da costruzione cominciarono a far sentire il loro peso, mentre diveniva sempre più urgente il problema di disporre di unità di scorta di minori dimensioni per i compiti connessi con la protezione dei convogli destinati all'[[Africa settentrionale]], dove si stavano praticamente decidendo le sorti della [[Battaglia del Mediterraneo|guerra nel Mediterraneo]] e venne così deciso di sospendere la costruzione di alcune unità della classe Capitani Romani demolendole sugli scali, allo scopo di recuperare materiali utilizzabili per altre navi.<ref name=Tuttostoria/> Gli [[Scafo|scafi]] del ''Claudio Druso'' e del ''Paolo Emilio'' vennero smantellati dal 20 ottobre [[1941]] al 10 febbraio [[1942]], il ''Vipsanio Agrippa'' venne smantellato dal 1° luglio [[1941]] al 20 agosto [[1942]] e il ''Claudio Tiberio'' dal 24 novembre 1941 al 18 febbraio [[1942]]. La [[portaerei]] [[Aquila (portaerei)|Aquila]] in allestimento a [[Genova]] ricevetti gli apparati di propulsione del ''Paolo Emilio'' smantellato, che veniva così riutilizzato, e del ''Cornelio Silla'', che era stato varato e il cui allestimento dopo la cessione dell'apparato motore procedette molto a rilento.
 
Solamente tre navi di questa classe furono completate, entrando in servizio prima dell'[[Armistizio di Cassibile|armistizio]], mentre l<nowiki>'</nowiki>''Ulpio Traiano'' venne affondato, a poco più di un mese dal varo, il 3 gennaio [[1943]] da incursori inglesi che riuscirono a penetrare nel [[porto di Palermo]], dove era ormeggiato per l'allestimento.<ref>[http://www.palermoricordi.com/2010/05/palermo-operazione-principal-i-chariots.html Palermo Operazione Principal – I Chariots] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20101101081731/http://www.palermoricordi.com/2010/05/palermo-operazione-principal-i-chariots.html |data=1º novembre 2010 }}</ref>
 
Gli incursori sbarcati da un [[sommergibile]] a bordo di un [[chariot (sommergibile)|chariot]],<ref>i chariots erano minisommergibili simili ai "[[Siluro a Lenta Corsa|maiali]]" della [[Regia Marina]]</ref> superarono le reti di sbarramento poste a difesa del porto e vedendo attraccato in banchina l'incrociatore in avanzata fase di allestimento, applicarono allo scafo della nave la carica esplosiva anteriore del chariot e minarono poi con le mignatte il cacciatorpediniere [[Grecale (D 552)|Grecale]], la [[torpediniera]] [[Classe Ciclone#Unità|Ciclone]] e una nave mercantile, ma le mignatte non esplosero in quanto gli incursori inglesi non fecero in tempo ad attivarle, mentre alle 8,00 del mattino l'incrociatore esplose rovesciandosi, danneggiato irreparabilmente. I due incursori inglesi, i cui nomi erano Greenland e Ferrier furono fatti prigionieri e dopo l'[[Armistizio di Cassibile|8 settembre]], presi in consegna dai [[Wehrmacht|tedeschi]], vennero trasferiti nel [[Stalag#Marlag|Marlag]] di [[Westertimke]], da cui furono liberati nel maggio del [[1945]] all'arrivo delle [[Alleati della seconda guerra mondiale|truppe alleate]].
 
Gli incrociatori ''Claudio Druso'', ''Claudio Tiberio'', ''Paolo Emilio'' e ''Vipsanio Agrippa'' vennero impostati sugli scali, ma la loro costruzione venne sospesa e i loro [[scafo|scafi]] smantellati, con gli apparati di propulsione del ''Paolo Emilio'' e del ''Cornelio Silla'' riutilizzati per la [[portaerei]] [[Aquila (portaerei)|Aquila]].
 
Le sole unità che entrarono in servizio furono l'''[[Attilio Regolo (incrociatore)|Attilio Regolo]]'', entrato in servizio nel [[1942]] lo ''[[Scipione Africano (incrociatore)|Scipione Africano]]'' e il ''[[Pompeo Magno (incrociatore)|Pompeo Magno]]'', entrate in servizio nel [[1943]], Secondo alcune fonti solo lo Scipione venne equipaggiato con [[radar]] ''[[EC3/ter "Gufo"]]'' mentre altre fonti sostengono che, nell'estate del [[1943]] vennero equipaggiate con questo radar anche le altre due unità navali.<ref>{{cita|Piero Baroni - La guerra dei radar: il suicidio dell'Italia : 1935/1943|pp. 184}}</ref>
[[File:RN Attilio Regolo con prora asportata.jpg|thumb|L<nowiki>'</nowiki>''Attilio Regolo'' in navigazione dopo aver perso la prora]]
L<nowiki>'</nowiki>''Attilio Regolo'' alla fine del 1942 venne centrato da un siluro lanciatogli da un sommergibile inglese che causò l'asportazione della prora e dopo avere raggiunto il [[Porto di Messina]] venne rimorchiato a [[La Spezia]] e sottoposto a riparazioni gli venne applicata la prora del Caio Mario, rientrando in servizio il successivo 4 settembre, qualche giorno prima della [[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|proclamazione dell'armistizio]].
 
[[File:RM-ScipioneAfricano.jpg|thumb|left|Incrociatore ''Scipione Africano'']]
 
Lo Scipione Africano nella notte tra il 16 e il 17 luglio [[1943]] mentre era in transito nello [[Stretto di Messina]] proveniente da [[Napoli]] e diretto a [[Taranto]], venne attaccato da quattro [[Motosilurante|motosiluranti]] [[Alleati della seconda guerra mondiale|alleate]] del tipo [[Elco (motosilurante)|Elco]] da [[Piede (unità di misura)|77 piedi]], che l'incrociatore italiano riuscì ad intercettare grazie al radar ''EC3/ter "Gufo"''. Nel combattimento che ne seguì, lo Scipione affondò la motosilurante [[Royal Navy|britannica]] ''MTB-316'' e ne danneggiò gravemente un'altra, mettendone in fuga altre due. Nello scontro dodici marinai britannici persero la vita.
 
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L<nowiki>'</nowiki>''Attilio Regolo'' durante il trasferimento a [[Malta]] secondo quelle che erano le clausole armistiziali, fu tra le unità che soccorse i naufraghi della {{nave||Roma|nave da battaglia 1940|2}} dopo [[Roma (nave da battaglia 1940)#L'affondamento|l'affondamento]] trasportandone i sopravvissuti alle [[Baleari]], dove le navi italiane vennero internate dalle autorità [[franchismo|franchiste]] [[Spagna|spagnole]] facendo rientro a Taranto solamente il 23 gennaio [[1945]].
 
''Pompeo Magno'' e ''Scipione'' Africano insieme al [[Luigi Cadorna (incrociatore)|Cadorna]] facevano parte del gruppo di incrociatori alle dipendenze della [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#V Divisione Corazzate|V Divisione]], costituita in quel momento solamente dalle [[Classe Caio Duilio (nave da battaglia 1913)|Duilio]]. Nel pomeriggio del 9 settembre il gruppo formato dalle due [[nave da battaglia|navi da battaglia]], dal ''Cadorna'' e dal ''Pompeo Magno'' lasciò la [[Arsenale Militare Marittimo di Taranto|base di Taranto]] e alle 09:30 del giorno successivo un [[cacciatorpediniere]] inglese si mise di prora alla formazione raggiunto nel pomeriggio da 8 motosiluranti che scortarono navi italiane fino a Malta. Il gruppo guidato dall'ammiraglio [[Alberto Da Zara|Da Zara]], venne raggiunto dal gruppo proveniente da [[La Spezia]], il cui comando dopo il tragico affondamento della {{nave||Roma|nave da battaglia 1940|2}} era stato assunto dall'ammiraglio [[Romeo Oliva|Oliva]].
 
Lo ''Scipione'' venne invece inviato da Taranto la mattina del 9 settembre a scortare in [[Adriatico]] la [[corvetta]] [[Classe Gabbiano (corvetta)|Baionetta]], dove erano imbarcati il capo del governo [[Badoglio]], il Ministro della Marina [[Raffaele De Courten|De Courten]] e la famiglia reale, fino a [[Brindisi]], dove il [[Elenco di monarchi italiani#Casa Savoia|Re]] [[Vittorio Emanuele III]] e il suo seguito vennero sbarcati. Il 29 settembre lo ''Scipione'' scortò il [[Maresciallo d'Italia|Maresciallo]] [[Pietro Badoglio|Badoglio]] e parte del governo a [[Malta]], per la firma del cosiddetto ''[[armistizio lungo]]'' in cui venivano precisate le condizioni di resa imposte all'[[Regno d'Italia|Italia]] già contenute genericamente nell'[[armistizio di Cassibile|armistizio corto]] firmato il 3 settembre dal generale [[Giuseppe Castellano]]; successivamente durante la [[Marina Cobelligerante Italiana|cobelligeranza]] effettuò alcuni viaggi ad [[Alessandria d'Egitto]] e ai [[Laghi Amari]], dove erano internate le [[nave da battaglia|navi da battaglia]] italiane ''[[Vittorio Veneto (nave da battaglia)|Vittorio Veneto]]'' e ''[[Littorio (nave da battaglia)|Italia]]''.
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Particolarmente tragica fu la vicenda del ''[[Giulio Germanico (incrociatore)|Giulio Germanico]]'', che alla [[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|proclamazione dell'armistizio]] stava completando il suo allestimento nel [[Cantiere navale di Castellammare di Stabia|cantiere]] di [[Castellammare di Stabia]] con il suo comandante [[Domenico Baffigo]] catturato e fucilato dagli occupanti [[Germania nazista|tedeschi]] a [[Napoli]] l'11 settembre [[1943]]. L'unità cadde in mano ai tedeschi che l'autoaffondarono all'interno del [[porto di Castellammare di Stabia]], il 28 settembre successivo quando furono costretti ad abbandonare la città.
[[File:RN Ottaviano Augusto.jpg|thumb|L<nowiki>'</nowiki>''Ottaviano Augusto'' affondato nel porto di Ancona]]
L<nowiki>'</nowiki>''Ottaviano Augusto'' venne affondato in un raid aereo il 1º novembre [[1943]] nel [[Porto di Ancona]]. La stessa sorte toccò nel luglio [[1944]] al ''Cornelio Silla'', il cui allestimento dopo il varo procedette a molto rilento, nel [[1942]], avendo ceduto l'apparato motore all'[[Aquila (portaerei)|Aquila]], per confondere i ricognitori inglesi, venne ormeggiato di prora alla stessa portaerei ''[[Aquila'' (portaerei)|Aquila]]; il suo scafo venne ritrovato semiaffondato nel [[porto di Genova]] e successivamente recuperato e demolito.
 
Il ''Caio Mario'', che era stato varato il 17 agosto [[1941]], dopo aver ceduto la prua al Regolo, il suo scafo venne rimorchiato a La Spezia per essere utilizzato come nave deposito; nel gennaio [[1943]]., in seguito all'affondamento dell'[[Ulpio Traiano (incrociatore)|Ulpio Traiano]] venne deciso di completarne la costruzione, ma i lavori per il suo completamento non sono mai iniziati. Requisito dai [[Germania nazista|tedeschi]] in seguito alle vicende [[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|armistiziali]] venne autoaffondato nel [[1944]] nel [[porto di La Spezia]]. Al termine del conflitto il suo scafo venne ritrovato semisommerso e la nave venne ufficialmente radiata dai quadri del naviglio militare il 23 maggio [[1947]].
 
=== Dopoguerra ===