Suonatore di liuto: differenze tra le versioni

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Di notevole bellezza è la natura morta di strumenti musicali sul tavolo che sembra fare da contrappunto alla gestualità morbida delle mani che toccano le corde. Lo sguardo languido e la bocca socchiusa del suonatore sono un esempio della sensualità dei modelli ritratti da Caravaggio nei dipinti del suo primo periodo romano.
 
L'elemento più pregevole del dipinto è sicuramente la doppia natura morta sul tavolo, rappresentata dai frutti (bellissima è la pera con i graffi bruni sulla buccia), dai fiori disposti nel vaso di cristallo che riflette la luce, e dallo spartito musicale. Quest'ultimo, analogamente a quello presente nel ''[[Riposo durante la fuga in Egitto (Caravaggio)|Riposo durante la fuga in Egitto]]'', è stato identificato dai musicologi che vi hanno riconosciuto quattro madrigali dal ''Primo libro di madrigali a quattro voci'' di [[Jacques Arcadelt]] (1539-1654): ''Chi potrà dir quanta dolcezza provo'', ''Se la dura durezza in la mia donna'', ''Voi sapete ch'io v'amo anzi v'adoro'', ''Vostra fui e sarò mentre ch'io viva''. Tutti i madrigali trattano di temi amorosi e passionali.<ref>Franca Trinchieri Camiz, "La 'Musica' nei quadri del Caravaggio", in ''Caravaggio: nuove riflessioni'', Quaderni di Palazzo Venezia, 6 (1989), Roma: Palombini, 1989, p.199-220.</ref> Nel dipinto del Metropolitan, in alto a sinistra (non ben visibile nella foto), sulla parete, è collocata una gabbietta con dentro un uccellino che probabilmente simboleggia il suono naturale. Tuttavia, come ha proposto di recente Giacomo Berra, esso richiama una poesia di Luigi Tansillo in cui il poeta, solitario e innamorato, si riconosce nell'uccellino in gabbia che amerebbe la libertà dall'amata, ma ne ha timore e non vorrebbe restare senza di lei.<ref>Giacomo Berra, "'Il musico augellin' rinchiuso in gabbia nel suonatore di liuto del Caravaggio", in ''La musica al tempo del Caravaggio'', Roma: Gangemi, 2010, p.41-73. La poesia di Luigi Tansillo (1510-1568) recita come segue: "''Son forse io quel augellin, che 'n gabbia chiuso,/ canta a l'ombra e al sol, mentre egli è solo/ e, locato tra molti, / divien muto".'' Come nella poesia di Tansillo, anche nel dipinto del Caravaggio l'uccellino in gabbia alluderebbe alle pene d'amore vissute (e che trovano un corrispettivo nel madrigale nella partitura) nella solitudine canora. Berra pone l'attenzione su due interessanti figurazioni: il frontespizio delle ''Rime ''del Tebaldeo, pubblicate a Venezia nel 1507, che mostra un liutista innamorato, colpito dalle frecce di un amorino; e un disegno della collezione Santarelli agli Uffizi di Firenze, che raffigura un liutista con un cappello piumato accanto ad una giovane dalla generosa scollatura che lo distrae, mentre una zingara gli legge la "buona ventura" e un complice gli ruba la borsa senza farsi notare, che potrebbe essere un interessante collegamento, sulla base di una tematica simbolica amorosa comune, fra ''Il Suonatore di Liuto'' e ''La Buona Ventura '' dei Musei Capitolini, entrambi in casa di Del Monte. Si veda Berra, "'Il musico augellin' rinchiuso in gabbia nel suonatore di liuto del Caravaggio", op. cit., p. 59-60. Sulla tematica amorosa in Caravaggio e il suo simbolismo musicale, si veda anche Rodolfo Papa, ''Caravaggio. Vita d'artista'', Firenze: Giunti, 2000, p. 40-50. Maurizio Calvesi ha invece proposto ipotizzato che la presenza dell'uccellino sia un richiamo cristologico che, a suo avviso, avrebbe un precedente, conosciuto dal pittore, nel mosaico medievale di [[Santa Maria in Trastevere]], dove ai lati del Redentore e della Vergine si vedono due uccellini; il cardellino appare poi spesso nei dipinti del Rinascimento come simbolo di Resurrezione e Passione, come nella ''Madonna del Cardellino'' di Raffaello. Si veda Maurizio Calvesi, ''La realtà del Caravaggio'', Torino: Einaudi, 1990, p.220-230 e Maurizio Marini, ''Michelangelo Merisi da Caravaggio'', op. cit., p.377.</ref> Il quadro, quindi, sarebbe un invito ai piaceri dell'amore e alle gioie della vita attraverso le arti (la musica e il canto), nonché ai piaceri terreni (la frutta e i fiori).
 
La "dedica" al Giustiniani è stata individuata nel solo originale nella grande "V" (che sarebbe l'iniziale del nome del committenzecommittene, Vincenzo) dipinta come capolettera della partitura.
 
Il dipinto del Metropolitan Museum di New York, presenta una iconografia diversa rispetto a quello dell'Ermitage, sebbene la radiografia ne abbia rivelato una originaria medesima disposizione degli oggetti poi variati in seguito: su di un tavolo coperto da un tappeto orientale che accentua lo spazio e la distanza fra il suonatore e lo spettatore, sono collocati un flauto dolce, al centro in primo piano e, a sinistra, al posto del vaso di fiori, un virginale. La partitura raffigura un madrigale di Francesco de Layolle (1492-1540), tratto dal suo ''Libro Primo dei Madrigali'', dal titolo ''Lassare il velo''.<ref>Franca Trincheri Camiz, "La musica nei quadri del Caravaggio. Nuove riflessioni", in ''Quaderni di Palazzo Venezia'', 6 (1989), pp. 199-220.</ref>