John Ruskin: differenze tra le versioni

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|Nazionalità = britannico
|Immagine = John Ruskin self portrait 1861.jpg
|Didascalia = [[Autoritratto]]
}}
 
La sua interpretazione dell'[[arte]] e dell'[[architettura]] influenzarono fortemente l'[[estetica]] [[Età vittoriana|vittoriana]] ed [[Età edoardiana|edoardiana]].
 
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{{citazione|Il cosiddetto restauro è la peggiore delle distruzioni<ref>John Ruskin, ''Le sette lampade dell’architettura'', Jaca Book, Milano 1982.</ref>}}
 
Così si potrebbe racchiudere buona parte del pensiero di John Ruskin. Secondo la sua interpretazione infatti, era impossibile restaurare in [[architettura]] in quanto sarebbe stato come risuscitare i morti , prerogativa solo divina. Restaurare quindi avrebbe voluto dire mentire, annullare la memoria dei monumenti, copiare. Secondo lui infatti, l'arte era un fenomeno più complesso di quello che credevano i suoi contemporanei, l'[[opera d'arte]] realizzata dall'[[artista]] e contemplata dal critico d'arte, era un'entità astratta, creata secondo un processo continuo che comprendeva le circostanze economiche e sociali di partenza, le relazioni con il destinatario dell'opera, i metodi di realizzazione e continuava con lo scopo che si dava all'opera; i cambiamenti di proprietà e di uso e le modificazioni materiali non dovevano influire sull'opera; modificando uno di questi aspetti, si sarebbero modificati tutti gli altri, oltre che all'opera stessa. In base alle idee di Ruskin bisognava evitare l'inganno procurato all'osservatore con il restauro; la difesa dell'autenticità era quindi incompatibile con la restaurazione stilistica in quanto questa annullava i segni della storia, cancellando la memoria e l'anima del monumento. Quando la conservazione non era più attuabile per via del suo degrado incontenibile, la restaurazione creava una nuova realtà differente dall'opera originale. Preferiva quindi un intervento sincero con l'aiuto di appoggi, puntellature ed ausili esteriori chiaramente visibili (anche se questi risultavano “brutali”) dove però l'elemento deteriorato o perso era chiaramente visibile.
 
In base alle idee di Ruskin bisognava evitare l'inganno procurato all'osservatore con il restauro; la difesa dell'autenticità era quindi incompatibile con la restaurazione stilistica in quanto questa annullava i segni della storia, cancellando la memoria e l'anima del monumento. Quando la conservazione non era più attuabile per via del suo degrado incontenibile, la restaurazione creava una nuova realtà differente dall'opera originale. Preferiva quindi un intervento sincero con l'aiuto di appoggi, puntellature ed ausili esteriori chiaramente visibili (anche se questi risultavano “brutali”) dove però l'elemento deteriorato o perso era chiaramente visibile.
 
John Ruskin criticò fortemente l'ambiente moderno e la società di quel periodo,ma,essendo critico d'arte,criticava anche le architetture e i monumenti sia del suo periodo,sia dei periodi passati..