Savoia-Genova: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
implemento
Nessun oggetto della modifica
Riga 2:
| titolo = Duca di Genova
| stemma = Coat of arms of the savoy-genova line.svg
| dimensione_stemma = 200px
| didascalia = Lo stemma della Casa Savoia-Genova
| data creazione = [[1831]]
Riga 14:
}}
[[File:Albero genealogico sabaudo - Tavola X fino a Vittorio Emanuele III (Regnante).jpg|thumb|Albero genealogico in cui figurano i Savoia-Genova]]
I '''Savoia-Genova''' eranosono un [[ramo cadetto]] di [[Casa Savoia]], originatosi nel [[1831]]. edL'ultimo estintosi,duca perdi quantoGenova, riguarda[[Eugenio ildi ramo maschileSavoia-Genova|Eugenio]], morì nel [[1996]]. Poiché aveva avuto solo una figlia femmina e poiché in Casa Savoia i titoli non sono trasmissibili per via femminile, il titolo di duca di Genova risulta estinto. Il capo della casa aveva il titolo di duca di Genova e il trattamento di [[altezza reale]].
 
== Storia ==
Il titolo di duca di Genova venne attribuito per la prima volta nel [[1815]] al principe [[Carlo Felice di Savoia]], futuro re di Sardegna. Ma il veroIl capostipite del ramo deicadetto, Savoia-Genovaperò, fu [[Ferdinando di Savoia-Genova (1822-1855)|Ferdinando]], figlio di [[Carlo Alberto di Savoia|Carlo Alberto]] e di [[Maria Teresa d'Asburgo-Lorena]]: il padre lo inserìinvestì del titolo di duca di Genova nel [[1831]], appena salito al trono, in modo da far sentire maggiormente legati i [[Genova|genovesi]] alla dinastia sabauda, che era entrata in possesso della città ligure solo da pochi anni.
 
Ferdinando fu eletto [[re di Sicilia]] il 10 luglio [[1848]], ma rinunciò al trono per non ostacolare il disegno di [[Risorgimento|unificazione nazionale]]. L'anno successivo, a fianco del [[Carlo Alberto di Savoia|padre]] e del fratello, [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele]], si batté nella [[Battaglia di Novara (1849)|battaglia di Novara]]. Il duca sposò a [[Dresda]], il 22 aprile [[1850]], la principessa [[Elisabetta di Sassonia]] ([[1830]]-[[1912]]). Da questo matrimonio nacquero:<ref>{{cita web|url=http://www.thepeerage.com/p11156.htm#i111558|titolo=Dati di Ferdinando di Savoia|accesso=9 febbraio 2013}}</ref>
Riga 37:
* [[Eugenio di Savoia-Genova|Eugenio]], duca di Ancona, poi quinto duca di Genova ([[1906]]-[[1996]]).
 
Quest'ultima generazione, pur vivendo in anni così importanti per la [[storia dell'Italia]], si tenne sempre lontana dalla mondanità e dalla corte, conducendo una vita abbastanza anonima, soprattutto se paragonata a quella dei cugini del ramo [[Savoia-Aosta]].<ref name=Leonardis>{{cita|de Leonardis|p. 200.}}</ref> In ambito militare i membri del ramo Savoia-Genova svolsero i loro doveri di ufficiali, sia pure senza particolare risalto.<ref name=Leonardis/> Fra i maschi solamente Eugenio ebbe una figlia, Maria Isabella di Savoia-Genova, nata a [[Roma]] il 23 giugno [[1943]] e sposata nel [[1971]] con Alberto Frioli. Il matrimonio fu autorizzato da [[Umberto II d'Italiadi Savoia|Umberto II]], che creò Guido Frioli, padre di Alberto, conte di Rezzano.<ref>{{cita web|url=http://www.thepeerage.com/p11449.htm#i114485|titolo=Dati di Maria Isabella di Savoia-Genova|accesso=9 febbraio 2013}}</ref>
 
I Savoia-Genova non godettero di particolare stima se si tiene presente che [[Galeazzo Ciano]], alla data del 24 agosto [[1939]], riportò nel suo diario un commento sprezzante di [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]], il quale lamentava il fatto che [[Benito Mussolini|Mussolini]] avesse appositamente messo in forzata inattività militare suo figlio [[Umberto II di Savoia|Umberto]], escludendolo così non solo dalla possibilità di prendere decisioni, ma anche dal poter ricevere gloria militare: «Hanno il comando quei due imbecilli [[Adalberto di Savoia-Genova|di Bergamo]] e [[Filiberto di Savoia-Genova|di Pistoia]], ben può averlo anche mio figlio».<ref>{{cita|Ciano|p. 167.}}</ref> Allo stesso modo, ai tempi del [[referendum]] del [[1946]], nel diario di [[Falcone Lucifero]] si trovano alcuni riferimenti poco lusinghieri nei confronti di questi principi con riguardo al loro acume, non già al loro stile di vita, che fu sempre improntato al riserbo e alla semplicità.<ref>{{cita|Vignoli|p. 47.}}</ref>