Società Italiana per le Strade Ferrate Meridionali: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 45:
 
Fu a questo punto che il conte [[Pietro Bastogi]], banchiere livornese, con l'appoggio determinante della «Cassa di Commercio e Industria» di [[Torino]], guidata da [[Domenico Balduino]], e il concorso di numerosi banchieri di Firenze, Genova, Torino, tra cui il barone Ignazio Weil Weiss, delle case bancarie Giulio Belinzaghi e Zaccaria Pisa di Milano, di altre banche, raccolse un capitale di 100 milioni di [[Lira italiana|lire]] per la costituzione di una società ferroviaria.<br />
Nel [[1862]] assunse la concessione<ref>{{Cita|Gian Guido Turchi, Strade Ferrate Meridionali:ultimo atto|pp.12-14}}</ref> per la «costruzione e l'esercizio di linee ferroviarie nell'Italia centrale e meridionale», stabilita poi con la legge del 21 agosto dello stesso anno<ref>[[s:L. 21 agosto 1862, n. 763, concedente al conte Bastogi la costruzione e l'esercizio di ferrovie nelle Provincie Meridionali e nella Lombardia]]</ref>. La nuova concessionaria si costituì a Torino il 18 settembre [[1862]] assumendo la ragione sociale di "Società Italiana per le Strade Ferrate Meridionali", ebbe come presidente il conte Pietro Bastogi, e vice presidenti il barone [[Bettino Ricasoli]] ed il conte Giovanni Baracco. Successivamente la sede direzionale venne stabilita a [[Firenze]]. Il patrimonio sociale era costituito prevalentemente da capitali italiani. Domenico Balduino (Cassa di Commercio e Industria poi [[Credito Mobiliare]]), le case bancarie I. Weil Weiss, a Torino, Zaccaria Pisa e Giulio Belinzaghi sulla piazza di Milano, curarono la diffusione verso il pubblico dei titoli azionari e obbligazionari, che vennero anche quotati in Borsa e loro esponenti furono presenti a lungo accanto a Pietro Bastogi nel consiglio di amministrazione della società. Luigi Pisa prima (m. 1895), poi Giuseppe Pisa (m. 1904), poi Giuseppe Sullam (m. 1927), rappresentarono a lungo la casa bancaria Zaccaria Pisa nel consiglio di amministrazione.<ref>Società Italiane per azioni ''Notizie statistiche sulle Società Italiane per Azioni'', varie edizioni, sub voce</ref>
 
Nel consiglio di amministrazione, su ventidue componenti, vi erano ben quattordici deputati. Il numero eccessivo generò sospetti, che si tramutarono in certezze quando si venne a sapere che la società aveva pagato una forte somma al presidente della commissione parlamentare incaricata di vagliare le proposte dei concorrenti. Scoppiò uno scandalo. Fu aperta un'inchiesta, che si concluse con una dichiarazione di censura nei confronti di Bastogi e degli altri deputati.