Aerarium

tesoro di Stato dell'antica Roma

L'Aerarium (dal latino ærarium, a sua volta da aes "bronzo") o Aerarium populi Romani (per distinguerlo dalla cassa del princeps) o Aerarium Saturni (con la specifica localizzazione presso il tempio di Saturno nel Foro romano) il cui significato era "riserva di monete", indicava genericamente l'amministrazione patrimoniale della Res publica romana.

Il tempio di Saturno nel Foro romano, sede dell'Aerarium.

Storia modifica

Epoca regia modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Età regia di Roma.

La prima notizia sull'erario di Roma antica ce la dà Tito Livio. Ai tempi del rex Servio Tullio (vedi anche Età regia di Roma) si stabilì che l'acquisto dei cavalli per le 18 centurie di equites fosse di competenza appunto del tesoro pubblico o Aerarium cittadino: venne quantificato uno stanziamento annuo iniziale di 10.000 assi a centuria e si sancì che fossero le donne non sposate a pagare il mantenimento dei cavalli con 2.000 assi annui a centuria.[1].

Epoca repubblicana modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica romana.

Il tesoro veniva custodito nel tempio di Saturno nel Foro insieme alle leggi incise su tavole bronzee, ai decreti del Senato, alle insegne degli eserciti e ad una bilancia per la pesatura del metallo. Una sezione speciale del tesoro era costituita dall'aerarium sanctius, contenente la riserva metallica dello Stato (bronzo, oro e argento), gemme, gioielli e i proventi della tassa del 5% sull'emancipazione degli schiavi.

Durante la Repubblica romana nell'erario confluirono tutte le rendite dello Stato, comprese quelle provenienti da tutte le province romane. In questo caso i questori, sottoposti al Senato centrale ed ai governatori provinciali, raccoglievano le imposte attraverso i pubblicani (che avevano in appalto la riscossione dei tributi, da versare successivamente all'aerarium). Il sistema di riscossione provinciale rimase invariato anche durante il principato, anche se va precisato che, in questo caso, nelle casse dell'aerarium populi Romani erano versate solo gli introiti delle province pacatae, ovvero di quelle senatorie, non di quelle imperiali.

Epoca alto-imperiale modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Alto Impero romano.

Con l'instaurazione del Principato nel 27 a.C., in epoca augustea, l'ærarium diventò il tesoro amministrato dal Senato romano, mentre il princeps ne creò uno nuovo denominato Fiscus Caesaris e dallo stesso Imperatore amministrato. Vero è che il princeps aveva il controllo generale dell'intero sistema fiscale, compreso l'aerarium populi Romani, come risulta sotto Augusto[2] o Caligola.[3] In sostanza si veniva così a creare un dualismo nell'amministrazione finanziaria imperiale con la separazione tra due fondi, uno appartenente al populus ed un altro al princeps. A queste due casse andrebbe poi aggiunto il patrimonium principis, ovvero il patrimonio "privato" dell'Imperatore (res privata principis).

I tributi venivano raccolti nelle province senatorie dai quaestores. Il tesoro (aerarium) non fu più amministrato dai questori urbani, ma da pretori anziani o ancora in carica.[4] Sempre ad Augusto si deve la costituzione nel 6 d.C. dell'aerarium militare, le cui entrate provenivano dalle imposte sulle successioni e sulle vendite e serviva per pagare gli stipendi ed il premio di congedo ai veterani delle legioni.

(LA)

«17. Quater [pe]cunia mea iuvi aerarium, ita ut sestertium milliens et quing[en]ties ad eos qui praerant aerario detulerim. Et M. Lepido et L. Ar[r]untio cos. in aerarium militare, quod ex consilio n[eo] co[ns]titutum est, ex [q]uo praemia darentur militibus, qui vicena [aut plu]ra sti[pendi]a emeruissent — HS milliens et septing[e]nti[ens ex pa]t[rim]onio [m]eo detuli.»

(IT)

«17. Quattro volte aiutai l'erario con denaro mio, sicché consegnai centocinquanta milioni di sesterzi a coloro che sovrintendevano l'erario. E sotto il consolato di Marco Lepido e Lucio Arrunzio trasferii l'erario militare[5], che fu costituito su mia proposta perché da esso si prelevassero i premi da dare ai soldati che avessero compiuto venti o più anni di servizio[6], centosettanta milioni di sesterzi prendendoli dal mio patrimonio.»

Le entrate di questo fondo erano costituite dalle imposte dirette delle province non pacatae. A queste imposte si aggiungevano le rendite dell'ager publicus dell'Italia e delle province senatorie.

Funzionari modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Magistratura (storia romana) e Monetazione imperiale romana.

Il controllo della cassa fu affidato a diversi magistrati: dapprima ai questori, poi sotto Cesare a due senatori in qualità di praefecti,[7] dal 28 a.C. a due praefecti scelti tra pretori,[8][9] dal 23 a.C. a due praetores,[9][10] ai questori nuovamente con Claudio per la durata di un triennio (nel 44 d.C.).[9][11] Il passo definitivo fu compiuto sotto Nerone (nel 56 d.C.) che mise a capo dell'aerarium due senatori ex-pretori, con il titolo di prefetti,[9] con una breve parentesi nel 69 quando affidò il compito a due praetores.[12]

A questi funzionari era affidato il compito di emettere moneta d'oro (aurei) e argento (denarii), come risulta dalle diciture scritte sulle monete, ex S C (per Senatus consultum).

Note modifica

  1. ^ Livio, Ab urbe condita libri I, 43, 8-10.
  2. ^ Svetonio, Augusto, 101; Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, LIII, 30.2 e LVI, 33.2; Tacito, Annales, I. 1.
  3. ^ Svetonio, Gaio, 16.1; Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, LIX, 9.4.
  4. ^ SvetonioAugustus, 36.
  5. ^ L'istituzione dell'erario militare avvenne nel 6 d.C.
  6. ^ Nel 5 d.C Augusto fissò la nuova durata del servizio militare: 16 anni per i pretoriani, 20 per i legionari. Ma la ferma veniva spesso prolungata, come Augusto stesso riconosce, sino a 30 o 40 anni.
  7. ^ Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, XLIII, 28.2 e 48.1-3.
  8. ^ Cassio Dione, Storia romana, LIII, 2.1 e 32.2; Svetonio, Augusto, 36.
  9. ^ a b c d Tacito, Annales, XIII, 29, 2-3.
  10. ^ Cassio Dione, Storia romana, LX, 4.4 e 10.3.
  11. ^ Cassio Dione, LX, 10.4 e 24.1-3; Svetonio, Claudio, 24.4; Tacito, Annales, XIII, 29.4.
  12. ^ Tacito, Historiae, IV, 9.1.

Collegamenti esterni modifica

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