Al-Mundhir ibn Muhammad I

emiro indipendente di al-Andalus

al-Mundhir ibn Muhammad I, in arabo ﺍلمنذر ﺑﻦ ﻣﺤﻤﺪ? (Cordova, 29 settembre 845Bobastro, 29 giugno 888), fu il 6º emiro indipendente di al-Andalus (886 - 888).

Al-Mundhir ibn Muhammad I
Emiro di al-Andalus
In carica886 –
888
PredecessoreMuhammad I
SuccessoreʿAbd Allāh ibn Muḥammad
NascitaCordova, 29 settembre 845
MorteBobastro (Malaga), 29 giugno 888
Luogo di sepolturaalcazar di Cordova
DinastiaOmayyadi
PadreMuhammad I ibn Abd al-Rahman
MadreAyel
Consortediverse concubine
Figlitredici figli
ReligioneIslam (Sunnismo)

Origine modifica

Al-Mundhir era figlio del quinto emiro indipendente di Cordova, Muḥammad I ibn ʿAbd al-Raḥmān della dinastia degli Omayyadi, e di una moglie o concubina, detta Ayel, come riporta la Historias de Al-Andalus, por Aben-Adhari de Marruecos[1]; anche la Histoire de l'Afrique et de l'Espagne conferma, chiamando la madre Ayl[2]. Anche il Chronicon Albeldense riporta che Al-Mundhir era figlio di Muhammad I[3].
Muḥammad I ibn ʿAbd al-Raḥmān era figlio del quarto emiro indipendente di Cordova, al-Rahman II, della dinastia degli Omayyadi e di una moglie o concubina, detta Buheyr, come riporta la Historias de Al-Andalus, por Aben-Adhari de Marruecos[4]; anche la Histoire de l'Afrique et de l'Espagne conferma, chiamando la madre Boheyr[5].
Gli ascendenti di entrambi sono citati nella Histoire des Almohades / d'Abd el- Wâh'id Merrâkechi[6].

 
L'Europa nell'888, al termine dell'emirato di Al-Mundhir ibn Muhammad I

Biografia modifica

Al-Mundhir, secondo il Diccionario biográfico español, Real Academia de la Historia era nato a Cordova, da una schiava berbera, dopo sette mesi di gestazione[7], come confermano sia la Historias de Al-Andalus, por Aben-Adhari de Marruecos[1], che la Histoire de l'Afrique et de l'Espagne[8].

Durante il regno del padre, secondo La web de las biografias, Al-Mundhir ebbe il comando delle operazioni militari contro i regni cristiani e i muladí ribelli, e tra l'856 e l'858 fu a Toledo, per reprimere la ribellione[9].

Nell'anno 865 Al-Mundhir diresse le operazioni (parzialmente fallite) contro il re delle Asturie Ordoño I, nella valle dell'Ebro. Sulla via del ritorno a Cordova, sconfisse, a Burgos, il conte di Castiglia, Rodrigo, riportando così la frontiera dell'emirato di Cordova, nel nord della penisola iberica, facendo un tranquillo ritorno a Cordoba[9].

Al-Mundhir tentò di conquistare León e Astorga però fu battuto a Valdemora, nell'878, dal re delle Asturie Alfonso III, come riporta il Chronicon Albeldense[10].

Al-Mundhir, nell'882, organizzò una spedizione contro i Banu Qasi, alleatisi con il re delle Asturie, Alfonso III, arrivò sino a Saragozza, ma venne sconfitto, come riporta il Chronicon Albeldense[11].

Nell'884 portò a termine le operazioni militari contro Ibn Marwan, cacciandolo da Badajoz, ma dopo che succedette a suo padre, lo lasciò tornare a Badajoz, trovando un accordo che permise ad Ibn Marwan e i suoi discendenti un certa autonomia[9].

Nell'886 stava combattendo contro Umar ibn Hafsun, nella zona di Alhama, quando fu raggiunto dalla notizia della morte di suo padre, Muhammad I (Muhammad I era morto il 4 agosto 886[12]), Al-Mundhir fece immediato rientro a Cordova ed il 13 agosto fu insediato sul trono[8], dove governò per soli due anni[1], sesto emiro indipendente di Al-Andalus.

Nei due anni di regno Al-Mundhir continuò a combattere, senza esito, contro il ribelle Umar ibn Hafsun, come riporta la Spagna musulmana e Portogallo: una storia politica di al-Andalus.[13]
Si trovava nei pressi di Bobastro (Malaga), quando, nell'888, morì[1][8] a quanto pare fatto avvelenare dal fratello ʿAbd Allāh ibn Muḥammad che gli succedette sul trono (888-912), come riporta anche, lo storico Rafael Altamira[14], mentre altri cronisti riportano che Al-Mundhir morì di morte naturale[13].

Note modifica

Bibliografia modifica

Fonti primarie modifica

Letteratura storiografica modifica

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN1999152025920203600007 · GND (DE1153536242 · WorldCat Identities (ENviaf-1999152025920203600007