Al Capone (film)

film del 1959 diretto da Richard Wilson

Al Capone è un film del 1959 diretto da Richard Wilson.

Al Capone
Rod Steiger in una scena del film
Lingua originaleInglese
Paese di produzioneStati Uniti d'America
Anno1959
Durata104 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,85:1
Generebiografico, poliziesco, gangster, drammatico
RegiaRichard Wilson
SceneggiaturaMalvin Wald, Henry F. Greenberg
ProduttoreLeonard Ackerman, John H. Burrows
Casa di produzioneAllied Artists Pictures
Distribuzione in italianoLux Film
FotografiaLucien Ballard
MontaggioWalter Hannemann
Effetti specialiDave Koehler
MusicheDavid Raksin
ScenografiaHilyard M. Brown
Joseph Kish (set decorator)
CostumiRussell Hanlin master, Sabine Manela, Forrest T. Butler
TruccoDave Grayson
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Il film è una biografia del celebre gangster Al Capone ed è interpretato da Rod Steiger, Fay Spain, Martin Balsam e James Gregory

Trama modifica

Chicago, 1920. Con il viso deturpato da una profonda cicatrice, Al Capone arriva dalla provincia poco prima che entri in vigore negli Stati Uniti la legge sul proibizionismo; attraverso un esponente della malavita locale, entra a far parte della banda di Johnny Torrio e comincia ad attuare il suo piano, che ha per obiettivo quello di riunire le due maggiori organizzazioni criminali della città, mettendo fine alla guerra che si fanno fra di loro. Dopo pochi anni Torrio viene ferito da un avversario e decide di ritirarsi. A questo punto, Al Capone prende il comando e inizia la sua ascesa, durata all'incirca dal 1925 al 1930, arricchendosi enormemente attraverso sale da gioco, fabbricazione e smercio di alcoolici, affari illeciti, imposizione di "protezioni" ai piccoli e grandi commercianti. Con questi mezzi e con oscure coperture politiche, Al Capone impone il suo dominio su Chicago, ma la giustizia non è in grado di procedere contro di lui, che riesce sempre a dimostrare la sua estraneità alle violenze e alle frodi che imperversano. Alla fine, con un'astuzia giuridica, il criminale viene messo sotto processo per evasione fiscale e condannato a undici anni di carcere, ma morirà prima di aver finito di scontare la pena.[1]

Produzione modifica

Tra tutti i gangster, Al Capone è quello che ha fatto maggior presa sull'immaginario cinematografico. La sua leggenda è stata raccontata a partire da Piccolo Cesare (1931) e Scarface - Lo sfregiato (1932), ma poi il Codice Hays ha imposto ai produttori di non realizzare pellicole basate sulla vita di criminali realmente esistiti. Verso la fine degli anni '50 il divieto cominciò ad ammorbidirsi per una serie di motivi: l'affermarsi della televisione come mezzo di intrattenimento concorrente, che spingeva i produttori a proporre qualcosa di meno restrittivo per convincere il pubblico a recarsi nelle sale cinematografiche; la necessità di aprire alle cinematografie straniere, che spesso esprimevano una morale meno "puritana" di quella americana; l'esigenza di autonomia degli stessi sceneggiatori e registi che pretendevano una maggior libertà di espressione.

Un primo tentativo fu fatto da produttori indipendenti per un film a basso costo, Faccia d'angelo (1957), basato sulla vita di Baby Face Nelson, produzione che fu comunque deprecata dall'allora capo dell'FBI J. Edgar Hoover. Subito dopo, la Allied Artists International annunciò di aver messo in produzione un film biografico su Al Capone. Rod Steiger, scelto come protagonista, all'inizio declinò l'offerta trovando la sceneggiatura "troppo romanzata". Interpellato più volte, alla fine accettò il ruolo ma pretese la riscrittura del copione, suggerendo di dare alla pellicola uno stile distaccato di documentazione giornalistica, che avrebbe senz'altro allontanato le eventuali critiche negative. Le riprese ebbero inizio il 16 settembre 1958 e il film fu distribuito negli Stati Uniti nel marzo 1959, con un esito commerciale soddisfacente (terzo maggior incasso dopo A qualcuno piace caldo e Lo specchio della vita).[2]

A questo film su Al Capone ne seguirono altri: Testa o croce (1961), F.B.I. contro Al Capone (1962), Il massacro del giorno di San Valentino (1967), The Untouchables - Gli intoccabili (1987).

Distribuzione modifica

Fu distribuito negli Stati Uniti a partire dal 25 marzo 1959. Il 13 luglio fu presentato al Festival di Locarno, ricevendo consenso da parte del pubblico[3] e aggiudicandosi il premio FIPRESCI.[4] In Italia fu distribuito a partire da ottobre 1959.

Edizione italiana modifica

Nell'edizione italiana furono accorciate tre scene di violenza: la scena dell'eccidio della notte di San Valentino, quella tra Kelly e Al Capone nel retrobar e la scena del mitragliamento nella fabbrica di birra. Con questi tagli fu distribuito col divieto di visione ai minori di 16 anni; divieto rimosso in una nuova revisione del 1973.[5]

Accoglienza modifica

Critica modifica

«Lo scenario approntato da Malvin Ward e Henry Greenberg non dice nulla, o quasi, di nuovo sulla figura di Al Capone, ma ha il merito di un distacco di una secchezza di sapore documentaristico che escludono l'idea di una compiacente e pericolosa partecipazione, e grazie al cielo, anche l'abusato ricorso alle rozze interpretazioni in chiave di psicanalisi. Gli autori, infatti, non sono andati a frugare nell'infanzia di Al Capone alla ricerca di un motivo, che poteva diventare una scusante, per le future malefatte del bandito; ma ce lo presentano già a Chicago, giovanotto sicuro di sé, avido e senza scrupoli. [...] Se si toglie l'episodio, che appartiene alla leggenda, della passione del gangster per la vedova di una delle sue prime vittime, e se si sorvola su qualche sforzatura melodrammatica, come l'uccisione di Colosimo mentre dal fonografo la voce di Caruso canta: «Io morirò», non sono molte le concessioni fatte allo spettacolo dal regista Richard Wilson, al quale va anche dato atto di non avere insistito più del necessario sull'origine italiana, purtroppo innegabile, di Al Capone e di altri banditi. Ma soprattutto Wilson ha avuto la fortuna di imbattersi in un attore come Rod Steiger, il quale, senza volere disconoscere la prestazione dei suoi ottimi compagni, domina da un capo all'altro con una disinvoltura che riesce a rimanere al di qua dell'istrionismo. [...]»

«Al Capone, che illustra in una versione leggermente romanzata le gesta del famoso capo del «sindacato di Chicago», rappresenta quasi un caso limite per la sobrietà del racconto. Un film freddo, si è detto e scritto: ma proprio perché, salvo qualche brano a effetto, tende alla scrittura notarile di cui parlava Stendhal. E lo specchio abbastanza fedele di un personaggio torvo e sgradevole, nonché l'analisi di un fenomeno morboso ricorrente nella società americana. La ricostruzione è accurata, seria, serrata; il tono è quello, nobilmente didascalico, dei documentari di March of Time. Rod Steiger, naturalmente, fa spettacolo a sé per lo sforzo continuo di inserire un Capone umano e plausibile in una cornice che ignora deliberatamente queste dimensioni. Come un tentativo di far della poesia in un articolo di fondo. Sorretto, tuttavia, da un mestiere abilissimo, da un'inventiva inesauribile: e senza nessun tentativo, sia detto a onore dell'interprete, di dar lo sgambetto al significato del film cercando di attirare su Capone una solidarietà che non gli spetta.»

«[il film] gode probabilmente della più fedele ricostruzione della vita del noto gangster e sicuramente di una delle sue più sanguigne interpretazioni (a opera di uno dei campioni dell'Actor's Studio, Steiger). Il taglio di cronaca, la qualità tecnica dei materiali (soprattutto la fotografia di Lucien Ballard e le scenografie di Hillyard Brown) non gli sono sufficienti a reggere il confronto con i classici, anche se lo sfondo dei ruggenti anni '20 di cui dispone (mitra a tamburo, cappelli di feltro, poliziotti indomabili e giornalisti corrotti) è tra i più accurati del genere.»

Note modifica

  1. ^ Centro Cattolico Cinematografico, Segnalazioni cinematografiche, vol. XLVI, Roma, 1959, pp. 28-31
  2. ^ John Gabree, Gangsters da Piccolo Cesare a Il Padrino, Storia illustrata del cinema, Milano Libri, Milano, 1976, pp. 28-31
  3. ^ a b Alberto Blandi, A Locarno in un film americano vita e leggenda del gangster Al Capone, in La Stampa, 14 luglio 1959, p. 4.
  4. ^ a. b. [Alberto Blandi], Le cinque Vele d'oro al festival di Locarno. Premiato "I soliti ignoti", in Stampa Sera, 20 luglio 1959, p. 6.
  5. ^ Al Capone, revisioni dell'edizione italiana, su italiataglia.it. URL consultato il 7 dicembre 2023.
  6. ^ Tullio Kezich, I film (PDF), in Bianco e Nero, n. 1-2, gennaio-febbraio 1960, pp. 99-101.
  7. ^ Massimo Sebastiani e Mario Sesti, Delitto per delitto. 500 film polizieschi: detective story, gangsterfilm, noir, thriller, spy story, Edizioni Lindau, 1998, pp. 33, ISBN 887180192X.

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica

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