Aladdin Sane (brano musicale)

brano musicale di David Bowie

Aladdin Sane (1913–1938–197?) è un brano musicale scritto dall'artista inglese David Bowie, seconda traccia dell'album Aladdin Sane del 1973.

Aladdin Sane
ArtistaDavid Bowie
Autore/iDavid Bowie
Genere[2]Jazz d'avanguardia
Lounge
Musica sperimentale
Edito daKen Scott, David Bowie
Pubblicazione originale
IncisioneAladdin Sane
Data13 aprile 1973[1]
EtichettaRCA Records
Durata5:06
(EN)

«Battle cries and champagne
Just in time for sunrise»

(IT)

«Grida di battaglia e champagne
Appena in tempo per l'alba»

Il brano modifica

«Immaginate Cecil Taylor che suona in un night club degli anni trenta il giorno dopo una catastrofe atomica, e avrete un'idea di ciò che produce Mike Garson

Descritta dal biografo David Buckley come la "canzone chiave" dell'album,[4] Aladdin Sane fu composta da Bowie nel dicembre 1972 a bordo del Transatlantico RMHS Ellinis, durante il viaggio verso Londra dopo il primo tour negli Stati Uniti (da qui il sottotitolo "RMHS Ellinis" che compare accanto al titolo del brano sul disco).[5] Come avrebbe dichiarato in seguito, si trattò di una conseguenza della «sensazione di catastrofe imminente che provai in America nel periodo del mio soggiorno in quel Paese».[5]

L'ispirazione venne dal racconto Vile Bodies scritto da Evelyn Waugh nel 1930, che David ebbe modo di leggere durante la traversata. «Il libro parla di una Londra nel periodo che precede immediatamente una imponente immaginaria guerra», spiegò in quel periodo, «la gente aveva un atteggiamento frivolo, decadente e stupido. E, improvvisamente, si trovava coinvolta in questo tremendo olocausto. Erano tutti completamente sfasati, continuavano a pensare solamente a champagne, feste e vestiti. In qualche modo mi sembrò che ci fossero forti analogie col comportamento della gente al giorno d'oggi».[5]

Il tema è reso esplicito dalle date tra parentesi che si riferiscono agli anni precedenti lo scoppio della prima (1913) e della seconda guerra mondiale (1938) e lasciano un minaccioso punto interrogativo sull'imminenza della terza (197?), situando la canzone nell'atmosfera da fantascienza escatologica spesso evocata dal cantante.

Musicalmente Aladdin Sane vede Bowie spostarsi verso stili più sperimentali dopo il successo della svolta glam rock di The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars dell'anno precedente. Ben Gerson nella sua recensione dell'album su Rolling Stone la definì «da bordello orientale, frastagliata, dissonante e audace, tuttavia anche malinconica e antica».[8] L'elemento che maggiormente la caratterizza è l'assolo di pianoforte di Mike Garson, descritto dallo stesso autore come «dissonante, ribelle, atonale e completamente "fuori"»,[5] che ingaggia una battaglia con l'ossessiva linea di basso suonata da Trevor Bolder. Nella recensione Ben Gerson ne sintetizzava l'effetto: «L'incalzante stantuffo della macchina (la chitarra elettrica) si scontra delicatamente con la più aspra ed estrema flagellazione di una cultura morente (il pianoforte)».[8]

La collisione di significanti è incrementata dal cambio di marcia impresso dall'assolo di Garson, che accenna alla Rapsodia in Blu di Gershwin, e dall'interpolazione da parte di Bowie di un verso tratto dal brano del 1963 On Broadway. Curiosamente, nella raccolta ChangesTwoBowie la traccia è indicata come Aladdin Sane (1913-1938-197?)/On Broadway e tra i credits sono citati gli autori Barry Mann, Cynthia Weil, Jerry Leiber e Mike Stoller.

Zion modifica

Nel 1973 David Bowie registrò un demo di circa 6 minuti intitolato Zion, apparso poi in vari bootleg con i titoli Aladdin Vein, Love Aladdin Vein, A Lad in Vein, e A Lad in Vain. Si tratta di un pezzo strumentale che incorpora parti di Aladdin Sane e di quella che sarebbe diventata Sweet Thing (Reprise), quinta traccia di Diamond Dogs. Secondo alcune fonti il brano sarebbe stato registrato durante le sessioni di Aladdin Sane all'inizio dell'anno, altre hanno ipotizzato che in realtà la registrazione sia avvenuta qualche mese dopo, nel periodo di Pin Ups, portando il biografo Nicholas Pegg a considerarla un demo per Diamond Dogs più che un outtake di Aladdin Sane.[9]

Formazione modifica

Aladdin Sane dal vivo modifica

Il brano venne eseguito durante l'Aladdin Sane Tour 1973 e il Diamond Dogs Tour 1974 dopodiché fu escluso dalle scalette fino all'Outside Tour 1995-96, con il ritorno di Mike Garson al pianoforte.

Le ultime performance sono state il 20 ottobre 1996 nel Bridge School Benefit allo Shoreline Amphitheatre di Mountain View, in versione acustica con Gail Ann Dorsey a condividere la parte vocale, e l'8 gennaio 1997 nello special radiofonico della BBC ChangesNowBowie.

Pubblicazioni modifica

Aladdin Sane si trova nelle seguenti raccolte e album live:

Cover modifica

Cover di Aladdin Sane sono state pubblicate dai Whorgasm in Smothered del 1996, Pierrejean Gaucher in Melody Makers del 2009 e Federica Zammarchi nell'album tributo Jazz Oddity del 2011.

Nel 1995 il gruppo multimediale Emergency Broadcast Network ha inserito dei campionamenti del brano in Homicidal Shizophrenic (A Land Insane), traccia dell'album Telecommunication Breakdown.

Note modifica

  1. ^ 2ª traccia dell'album Aladdin Sane
  2. ^ Claudio Fabretti, David Bowie Il dandy che cadde sulla Terra, su ondarock.it, OndaRock. URL consultato il 24 giugno 2021.
  3. ^ Aladdin Sane - Brainful of Bowie, by Charles Shaar Murray / NME, 14th April 1973, su exploringdavidbowie.wordpress.com, www.exploringdavidbowie.wordpress.com. URL consultato il 21 settembre 2016.
  4. ^ Buckley (2005), pp. 186-187.
  5. ^ a b c d Pegg (2002), p. 19.
  6. ^ Aladdin Sane (1913-1938-197?), su 5years.com, www.5years.com. URL consultato il 21 settembre 2016 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2007).
  7. ^ Mike Garson - History and true abandon, su artistinterviews.eu, www.artistinterviews.eu. URL consultato il 21 settembre 2016.
  8. ^ a b David Bowie - Aladdin Sane, by Ben Gerson, July 19, 1973, su rollingstone.com, www.rollingstone.com. URL consultato il 21 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 29 novembre 2021).
  9. ^ Pegg (2002), p. 238.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica

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