Alfrico

arcivescovo cattolico e santo inglese

Alfrico (antico inglese: Aelfric; X secoloAbingdon, 16 novembre 1005) è stato un arcivescovo inglese, arcivescovo di Canterbury del tardo X secolo, prima di divenire arcivescovo fu abate presso la Cattedrale di St Albans, vescovo di Ramsbury e probabilmente anche abate di Abingdon. Dopo la sua elezione ad arcivescovo continuò a tenere anche il vescovado di Ramsbury fino alla morte avvenuta nel 1005. Controversa è la storia secondo cui egli apportò alcuni cambiamenti nel capitolo che portò i canonici secolari ad essere sostituiti dai monaci nel servizio della cattedrale. Nel testamento lasciò due navi a Etelredo II d'Inghilterra ed altre imbarcazioni ad altri legatari.

Alfrico
arcivescovo della Chiesa cattolica
TitoloVescovo di Ramsbury
Arcivescovo di Canterbury
 
NatoX secolo
Nominato vescovo992 circa
Nominato arcivescovo995
Consacrato arcivescovo997
Deceduto16 novembre 1005 ad Abingdon
 
Sant'Alfrico di Canterbury

Vescovo

 
NascitaX secolo
MorteAbingdon, 16 novembre 1005[1]
Venerato daChiesa cattolica
Ricorrenza16 novembre

I primi incarichi modifica

Alfrico, di cui non si conosce la data di nascita, era figlio di un conte di Kent ed entrò nei monaci dell'abbazia di Abingdon nell'allora Berkshire[2], divenne probabilmente anche abate presso la stessa abbazia[3] prima di divenire abate per l'abbazia di St.Albans nel 975[4]. Alcuni storici non sono tuttavia concordi nel considerarlo abate di Abingdon infatti anche se la Historia Ecclesie Abbendonensis lo inserisce nella lista degli abati il suo nome non figura fra quelli registrati presso l'abbazia stessa. Un'indiretta corroborazione del suo essere stato abate deriva dalla rendita di un terreno intestata ad Alfrico, e non alla sua carica, mentre era arcivescovo e che era stata precedentemente e ingiustamente acquisita da Abingdon[3].

L'arcivescovado modifica

Quando Alfrico divenne vescovo suo fratello Leofric lo sostituì come abate[5], Alfrico divenne vescovo di Ramsbury fra il 991 e il 993[6] e probabilmente per qualche tempo detenne anche la carica di abate[3]. Quando nel 995 divenne Arcivescovo di Canterbury fu trasferito con appropriata cerimonia, il 21 aprile di quell'anno, al Witan che si tenne ad Amesbury. Qui ricevette il permesso di Etelredo e di tutti i componenti del Witan per essere confermato arcivescovo[2]. Alfrico non lasciò mai il vescovado di Ramsbury fino alla morte[7]. La storia che vuole che suo fratello fosse stato il primo cui era stato offerto l'arcivescovado e che aveva rifiutato discende da un errore di Matteo Paris e gli storici tendono a considerarla falsa[3]. La nomina di Alfrico generò una certa costernazione da parte dei chierici del capitolo che mandarono due dei loro membri a Roma sperando di precedere Alfrico con l'intento di assicurare il posto a uno dei loro monaci. Papa Gregorio V comunque non volle nominare un candidato privo del permesso reale, permesso che quei monaci non avevano[2]. Quando Alfrico giunse a Roma nel 997 era in possesso di tutto il necessario e gli venne conferito il pallio[8]. In patria Alfrico fu anche testimone di alcuni dei miracoli di Edoardo il Martire presso l'abbazia di Shaftesbury aiutando il giovane re a raggiungere l'onore degli altari[9]. La storia secondo la quale Alfrico introdusse i monaci entro il capitolo della Cattedrale di Canterbury al posto dei canonici secolari[10] su ordine del papa è datata al tempo della Conquista normanna dell'Inghilterra e la sua veridicità non è chiara[4]. Probabilmente Alfrico officiò le nozze fra Etelredo ed Emma di Normandia avvenuto nel 1002[9]. Un'altra tradizione vuole che egli abbia investito un Vescovo di Llandaff e due vescovi di Saint David's. Il che, se fosse vero, significherebbe che la giurisdizione dell'arcivescovado si fosse estesa a nuovi territori[2]. Alfrico o il suo successore scrissero una lettera a Wulfsige, Vescovo di Sherborne circa i doveri di un vescovo necessari a che i laici non spogliassero le chiese. Nella lettera si esortava Wulsfige a che i laici cercassero la giustizia nei propri affari con gli altri, ad aiutare le vedove e gli orfani e non a guerreggiare fra di loro oltre che altri precetti morali[2]. Alfrico ordinò una Life of Dunstan, Agiografia della vita di Dunstano di Canterbury. Gli sono attribuiti i Canones ad Wulfinum episcopum, ma è spesso confuso con Alfrico il grammatico. Alfrico agì anche come giudice reale e una volta fu chiamato dal re a giudicare un caso che vedeva coinvolti dei Thegn[2].

La morte modifica

Alfrico morì il 16 novembre 1005 e venne sepolto all'abbazia di Abingdon per essere poi spostato nella cattedrale di Canterbury. Nel testamento lasciò alcune navi alla gente del Kent e del Wiltshire mentre la meglio equipaggiata andò al re[3]. Dopo la morte venne considerato santo e la festa fissata al giorno della morte[11].

Letteratura modifica

Alfrico è citato più volte con il nome di Elfric nel romanzo Fu sera e fu mattina di Ken Follett.

Note modifica

  1. ^ Fryde, et. al. Handbook of British Chronology p. 214
  2. ^ a b c d e f Barlow, Frank (1979). The English Church 1000–1066: A History of the Later Anglo-Saxon Church (Second ed.). New York: Longman
  3. ^ a b c d e Mason, Emma (2004). "Ælfric (d. 1005)". Oxford Dictionary of National Biography. Oxford University Press
  4. ^ a b Knowles, David; London, Vera C. M.; Brooke, Christopher (2001). The Heads of Religious Houses, England and Wales, 940–1216 (Second ed.). Cambridge, UK: Cambridge University Press
  5. ^ Stafford, Pauline (1989). Unification and Conquest: A Political and Social History of England in the Tenth and Eleventh Centuries. London: Edward Arnold
  6. ^ Fryde, E. B.; Greenway, D. E.; Porter, S.; Roy, I. (1996). Handbook of British Chronology (Third revised ed.). Cambridge, UK: Cambridge University Press
  7. ^ Williams, Ann (2003). Aethelred the Unready: The Ill-Counselled King. London: Hambledon & London
  8. ^ Ortenberg, Veronica (1999) [1965]. "The Anglo-Saxon Church and the Papacy". In Lawrence, C. H. The English Church and the Papacy in the Middle Ages (Reprint ed.). Stroud, UK: Sutton Publishing
  9. ^ a b O'Brien, Harriet (2005). Queen Emma and the Vikings: A History of Power, Love and Greed in Eleventh-Century England. New York: Bloomsbury USA
  10. ^ Stenton, F. M. (1971). Anglo-Saxon England (Third ed.). Oxford, UK: Oxford University Press. ISBN 978-0-19-280139-5. Walsh, Michael J. (2007). A New Dictionary of Saints: East and West. London: Burns & Oats
  11. ^ Walsh, Michael J. (2007). A New Dictionary of Saints: East and West. London: Burns & Oats

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN22494630 · ISNI (EN0000 0000 0486 4886 · CERL cnp00166736 · GND (DE100956661 · BNF (FRcb12215781z (data) · WorldCat Identities (ENviaf-22494630