L'anticolonialismo è una corrente o atteggiamento politico che mette in discussione i principi e l'esistenza stessa del colonialismo. Anche se il termine è apparso soltanto all'inizio del XX secolo, una critica della colonizzazione vede la luce fin dal periodo delle grandi scoperte geografiche del XV e XVI secolo.

Storia modifica

Ad ogni tappa della storia coloniale corrisponde un certo tipo di anticolonialismo. Esso, peraltro, si sviluppa principalmente nei paesi che erano interessati all'espansione coloniale e quindi inizia in Francia e nel Regno Unito , per giungere solo nel corso dell'Ottocento negli altri paesi d'Europa, tra cui l'Italia. Durante l'Illuminismo l'anticolonialismo non costituiva ancora una dottrina omogenea: il colonialismo era denunciato in base a principi filosofici, morali o economici e i partigiani dell'anticolonialismo non si basavano sulle medesime analisi politiche. Tra gli autori impegnati su questo fronte figura Denis Diderot e il suo Supplément au Voyage de Bougainville (Supplemento al Viaggio di Bougainville), che è una riscrittura in chiave critica delìa relazione del proprio viaggio, scritta dall'esploratore francese Louis-Antoine de Bougainville. Nel corso del secolo seguente, l'opposizione alla colonizzazione iniziò come movimento di opinione di alcuni ceti privilegiati e divenne solo verso la fine del XIX secolo un'opinione diffusa tra le masse popolari.

In Francia, paese impegnato nelle imprese coloniali più intensamente e da più tempo, anche alcuni dirigenti socialisti si dichiararono non assolutamente contrari al possesso e allo sfruttamento coloniale. Così dichiarava nel 1925 Léon Blum, leader del Partito Socialista: «Noi ammettiamo che ci possa essere non solo un diritto, ma un dovere da parte di quelle che si chiamano le razze superiori[1] (e con ciò si rivendica talvolta per loro un privilegio in qualche misura immeritato), il dovere di portare al proprio livello le razze che non sono pervenute allo stesso grado di cultura e di civiltà»[2]. Tra i liberali francesi, ovviamente, si trovarono numerosi gli assertori ancor più convinti dell'espansione coloniale, come fece Alexis de Tocqueville che appoggiò la conquista coloniale dell'Algeria da parte della Francia[3], opponendosi, in Parlamento, a Frédéric Bastiat, il quale invece vi si opponeva per ragioni principalmente economiche e di opportunità politica[4].

Anche in Inghilterra, che fu la maggiore potenza coloniale del XIX secolo, si manifestarono posizioni anticolonialiste, che però erano espresse soprattutto da esponenti liberali come Richard Cobden e Herbert Spencer che si opposero con vigore alle politiche espansioniste dell'Impero inglese[3].

In Italia invece l'anticolonialismo era abbastanza diffuso, anche se non ancora connotato come patrimonio di un preciso orientamento politico[5]. Ci furono tuttavia episodi di opposizione di massa ai primi tentativi coloniali italiani negli ultimi due decenni del XIX secolo; per esempio il grande raduno anticolonialista promosso il 23 agosto del 1885 a Milano dai deputati della Sinistra storica Antonio Maffi e Giuseppe Mussi per impedire la partenza di nuovi contingenti per l'Africa e costringere il governo a richiamare le truppe in Italia[6].

Nella fase della Prima e della Seconda Internazionale, i socialisti italiani furono maggiormente impegnati nell'opposizione alle avventure coloniali, spinti anche dal fatto che l'anticolonialismo era essenzialmente sentito come antimilitarismo, opposizione al dominio dell'esercito, rifiuto della irregimentazione dei proletari in uniforme, delle spese, della guerra borghese[7]. L'aspetto più propriamente politico e civile della questione, la conquista e il dominio di altri popoli, era decisamente in secondo piano. Questo secondo elemento di analisi e di opposizione diventò dominante nell'elaborazione teorica della Terza Internazionale, che dedicò alla questione coloniale un importante congresso (il primo Congresso dei Popoli d'Oriente) già nei primissimi tempi dalla sua fondazione, a Baku dal 1° all'8 settembre 1920[8]. L'Internazionale aveva fatto propria la tesi di Lenin secondo la quale il colonialismo è uno degli aspetti inevitabili del capitalismo contemporaneo[9] e quindi auspicava la saldatura della lotta delle classi lavoratrici delle metropoli imperialiste con quelle dei popoli coloniali[10].

Nel dopoguerra si realizzò, a partire dalla fine degli anni quaranta, lo stretto legame tra l'anticolonialismo, i movimenti di liberazione nazionale e di indipendenza nei territori occupati dalle potenze occidentali e alcune forze interne a quelle potenze, soprattutto di estrema sinistra, di intellettuali e, in alcuni casi, di cattolici democratici.

Note modifica

  1. ^ Il termine, pur sempre venato di razzismo, va inteso nel senso, meno offensivo, che gli si dava allora, come risulta dal seguito del ragionamento di Blum.
  2. ^ « Nous admettons qu'il peut y avoir non seulement un droit, mais un devoir de ce qu'on appelle les races supérieures, revendiquant quelquefois pour elles un privilège quelque peu indu, d'attirer à elles les races qui ne sont pas parvenues au même degré de culture et de civilisation». Léon Blum, «Débat sur le budget des Colonies à la Chambre des députés, 9 juillet 1925», Journal Official del la République, Débats parlementaires, Assemblée, Session Ordinaire (30juin-12 juillet 1925), p. 848.
  3. ^ a b Guy Millière, «Les libéraux et le colonialisme[collegamento interrotto]»
  4. ^ Egli sottolineava l'errore economico di voler colonizzare l'Algeria per appropropriarsi delle sue risorse. Cfr. Frédéric Bastiat, L'Algérie Archiviato il 14 aprile 2009 in Internet Archive., 1850
  5. ^ «Non essendo predominio di alcun gruppo politico specifico, andando esso dall'estrema destra all'estrema sinistra, dai cattolici ai socialisti, dai repubblicani agli anarchici, dai radicali ai conservatori, l'anticolonialismo non ebbe la preoccupazione di ricercare in modo costante il consenso dell'opinione pubblica (R. Rainero, L'anticolonialismo italiano da Assab ad Adua, Milano, Ed. Comunità, 1971).
  6. ^ Vedi Storia d'Italia 1815-2000 dal sito Sapere.it
  7. ^ G. Arfè, I socialisti e le guerre d'Africa, in Omaggio a Nenni, Quaderni di Mondo operaio, 1973
  8. ^ L'Internationale communiste et la liberation de l'Orient. Le premier Congrès des peuples de l'Orient-Bakou 1-8 sept. 1920; Compte rendu sténographique, Moscou, 1921
  9. ^ Lenin, L'imperialismo, fase suprema del capitalismo, Id., Il risveglio dell'Asia, Roma, Editori Riuniti, 1974
  10. ^ G. Procacci, Il socialismo internazionale e la guerra d'Etiopia, Roma, Ed. Riuniti, 1978

Bibliografia modifica

  • Pierre Alexander, Colonialismo e anticolonialismo in Africa, in «il Mulino» n. 7-8, 1962
  • (FR) Hachemi Baccouche, Décolonisation. Grandeurs et servitudes de l'anticolonialisme, Nouvelles éditions latines, Parigi, 1962
  • (FR) Yves Benot, Diderot, de l'athéisme à l'anticolonialisme, Parigi, Maspero, 1970.
  • (FR) Dominique Chagnollaud e Jean Lacouture, Le Désempire, Figures et thèmes de l'anticolonialisme, Denoël, 1993.
  • (FR) Gabriel Esquer, L'Anticolonialisme au XVIII siècle. Histoire philosophique et politique des établissements et du commerce des Européens dans les deux Indes, Parigi, Presses universitaires de France, 1951.
  • (FR) Charles-André Julien, Une Pensée anticoloniale, Sindbad, 2007.
  • (FR) Claude Liauzu, Histoire de l'anticolonialisme en France. Du XVI siècle à nos jours, Armand Colin, 2007.
  • (FR) Philippe Merle, L'Anticolonialisme européen, Armand Colin, 2007.
  • R. Rainero, L'anticolonialismo italiano da Assab ad Adua, Milano, Ed. Comunità, 1971

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàThesaurus BNCF 61697