Arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve

arcidiocesi della Chiesa cattolica in Italia

L'arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve (in latino Archidioecesis Perusina-Civitatis Plebis) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica in Italia appartenente alla regione ecclesiastica Umbria. Nel 2021 contava 253.000 battezzati su 283.000 abitanti. È retta dall'arcivescovo Ivan Maffeis.

Arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve
Archidioecesis Perusina-Civitatis Plebis
Chiesa latina
Regione ecclesiasticaUmbria
 
Mappa della diocesi
Diocesi suffraganee
Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, Città di Castello, Foligno, Gubbio
 
Arcivescovo metropolitaIvan Maffeis
Vicario generaleSimone Sorbaioli
Arcivescovi emeriticardinale Gualtiero Bassetti
Presbiteri196, di cui 112 secolari e 84 regolari
1.290 battezzati per presbitero
Religiosi106 uomini, 256 donne
Diaconi38 permanenti
 
Abitanti283.000
Battezzati253.000 (89,4% del totale)
StatoItalia
Superficie1.900 km²
Parrocchie154 (7 vicariati)
 
ErezioneII secolo (Perugia)
25 settembre 1600 (Città della Pieve)
in plena unione dal 30 settembre 1986
Ritoromano
CattedraleMetropolitana di San Lorenzo
ConcattedraleSanti Gervasio e Protasio
Santi patroniSan Costanzo
Sant'Ercolano
IndirizzoPiazza IV Novembre 6, 06123 Perugia, Italia
Sito webwww.diocesi.perugia.it
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
La concattedrale dei Santi Gervasio e Protasio a Città della Pieve.
La basilica di San Domenico a Perugia.
L'entrata del Museo dell'Opera del Duomo, meglio conosciuto come Museo Capitolare di San Lorenzo, a Perugia.

Territorio modifica

L'arcidiocesi comprende in massima parte comuni della provincia di Perugia, a cui si aggiunge il comune di Monteleone d'Orvieto in provincia di Terni. I comuni della provincia di Perugia sono[1]: Perugia, Castiglione del Lago, Paciano, Panicale, Piegaro, Città della Pieve, Tuoro sul Trasimeno, Lisciano Niccone, Passignano sul Trasimeno, Magione, Corciano, Marsciano (eccetto la località di Ammeto[2]), Deruta (eccetto la frazione di Ripabianca[2]), Torgiano, Bastia Umbra (la sola frazione di Ospedalicchio[3]) e Umbertide (le sole parrocchie delle frazioni di Badia di Montecorona, Pierantonio, Preggio e Romeggio[4]).

Sede arcivescovile è la città di Perugia, dove si trova la cattedrale di San Lorenzo. A Città della Pieve sorge la concattedrale dei Santi Gervasio e Protasio. Nel territorio si trovano anche tre basiliche minori: la basilica di San Domenico e la basilica di San Costanzo a Perugia, e la basilica del Santissimo Salvatore dell'abbazia di Montecorona.

Il territorio si estende su 1.900 km² ed è suddiviso in 154 parrocchie, raggruppate in 7 zone pastorali.

Provincia ecclesiastica modifica

La provincia ecclesiastica perugina, istituita nel 1972, comprende 4 suffraganee:

Storia modifica

L'odierna arcidiocesi nasce nel 1986 dall'unione di due antiche sedi episcopali, Perugia, attestata dal II/III secolo, e Città della Pieve, istituita nel 1600.

Perugia modifica

La diocesi di Perugia sarebbe stata eretta secondo la tradizione nel II secolo, e il primo vescovo attestato dalla tradizione agiografica e dal martirologio geronimiano è Costanzo, il cui «episcopato riposa sopra una tradizione abbastanza seria» (Lanzoni). Tuttavia il primo vescovo di cui esista un riscontro storico certo è Massimiano (o Massimiliano), che partecipò ai sinodi romani indetti da papa Simmaco tra la fine del V secolo e l'inizio del VI; a lui segue Ercolano, ucciso da Totila tra il 548 e il 549 e ricordato da Gregorio Magno.

Incerta e discussa è la collocazione dell'antica cattedrale perugina. La tradizione la colloca presso la chiesa extraurbana di San Pietro, luogo di sepoltura del vescovo Ercolano; più recentemente viene collocata all'interno delle mura cittadine, presso l'antica chiesa scomparsa di San Giovanni Rotondo, dove è stato scoperto un sarcofago cristiano della fine del IV secolo, che risulta essere a tutt'oggi la più antica testimonianza archeologica sulla presenza del cristianesimo a Perugia.[5]

Nel X secolo, all'epoca del vescovo Onesto, le reliquie di sant'Ercolano vennero traslate nella nuova cattedrale dedicata a San Lorenzo, sul sito dell'odierna chiesa. L'antica chiesa di San Pietro divenne sede di un importante monastero benedettino, fondato dall'abate Pietro attorno al 965. Altri insediamenti monastici che si svilupparono in questo periodo sono il monastero di Santa Maria di Val di Ponte (Montelabbate) e il monastero camaldolese di San Salvatore di Monteacuto (o di Montecorona).

Tra XI e XII secolo il capitolo della cattedrale, composto per lo più da appartenenti alle nobili famiglie cittadine, assunse un ruolo centrale nella vita perugina e crebbe d'importanza grazie all'acquisizione di un notevole patrimonio e la giurisdizione patronale su diverse chiese. Questo contribuì ad accrescere i contrasti con l'autorità del vescovo, con gli altri monasteri, che in questo stesso periodo acquisirono l'esenzione dalla giurisdizione vescovile, e con il comune di Perugia.[5]

Nel XIII secolo la città divenne una delle principali sostenitrici del guelfismo. Ospitò frequentemente i pontefici; papa Innocenzo III vi morì e vi fu sepolto (1216), come pure papa Martino IV; tra il 1216 e il 1305 a Perugia si tennero i conclavi che elessero Onorio III, Onorio IV, Celestino V e Clemente V. In questo secolo, la città e la diocesi videro la fondazione di diversi monasteri degli ordini mendicati, francescani e domenicani, ma anche agostiniani, Servi di Maria e carmelitani, e i monasteri femminili delle clarisse e delle cisterciensi.[5]

Nel 1305 si svolse l'ultimo conclave a Perugia, che portò all'elezione di papa Clemente V, che trasferì la sede papale ad Avignone; si deve a questo papa l'autorizzazione alla fondazione dell'università perugina (lo Studium generale). Nel 1320 il vescovo Francesco Poggio celebrò un sinodo diocesano, il primo di cui sono noti gli atti, che si adoperò per la riforma del clero. Nel 1462 fu istituito il primo monte di pietà.[5]

Al principio del XVI secolo, durante l'episcopato del cardinale Agostino Spinola, il capitolo della cattedrale di Perugia, che dal XII secolo seguiva la regola di sant'Agostino, fu secolarizzato. Nel 1564 Fulvio Giulio della Corgna istituì formalmente il seminario diocesano, che era stato avviato già dal 1559 da un sacerdote e da un laico, e celebrò il primo sinodo post-tridentino. Importante vescovo riformatore fu Napoleone Comitoli (1591-1624), «rappresentativo dell'attività pastorale post-tridentina, per i numerosi sinodi, la cura della liturgia e la promozione del culto di santi locali».[5] Cospicua fu anche la presenza e la diffusione delle confraternite; solo a Perugia se ne contavano quasi quaranta alla fine del Cinquecento.[6]

Il 27 marzo 1882, in forza della bolla Universae Ecclesiae regimen, Perugia fu elevata al rango di arcidiocesi immediatamente soggetta alla Santa Sede da papa Leone XIII, che dal 1846 al 1880 ne era stato vescovo. Papa Pecci «si trovò a gestire la Chiesa perugina in momenti di crisi politica, sostenendo fermamente le istituzioni ecclesiastiche e guidando clero e popolo soprattutto con la promulgazione di importanti lettere pastorali. Egli svolse sette visite pastorali, riformò il seminario e fondò l'Accademia di San Tommaso; promosse l'istruzione femminile e la devozione alla Madonna delle Grazie in cattedrale e alla Madonna della Misericordia nel nuovo santuario a Ponte della Pietra.»[5]

All'inizio del Novecento, l'arcidiocesi visse un profondo periodo di crisi quando, in seguito ad una visita apostolica, il direttore e il vicerettore del seminario furono accusati di seguire le idee moderniste e destituiti dai loro incarichi; lo stesso seminario venne chiuso e il vescovo Dario Mattei Gentili costretto alle dimissioni nel 1910.

Il 15 agosto 1972 l'arcidiocesi di Perugia fu ulteriormente elevata al rango di sede metropolitana per effetto della bolla Animorum utilitati di papa Paolo VI; alla nuova provincia ecclesiastica vennero assegnate le diocesi di Assisi, di Città di Castello, di Città della Pieve, di Gubbio, di Foligno e di Nocera Umbra e Gualdo Tadino.

Città della Pieve modifica

Il 25 settembre 1600 fu eretta la diocesi di Città della Pieve con la bolla In supereminenti di papa Clemente VIII. Con la bolla Super universas del 9 novembre 1601[7], il pontefice definì i possedimenti e i limiti della diocesi, separata da quella di Chiusi, ed istituì il capitolo dei canonici. Il primo vescovo eletto, Angelo Angelotti, morì l'anno stesso della sua elezione senza poter essere consacrato; la morte di Clemente VIII e del suo successore Leone XI ritardarono la nomina e la consacrazione del primo vescovo, Fabrizio Paolucci, che avvenne solo nel 1605.

La diocesi era piccola e dotata di scarse rendite, a tal punto che i primi vescovi dovettero investire il proprio personale patrimonio per dotare la diocesi delle strutture necessarie per l'azione pastorale. Il vescovo Fabrizio Paolucci (1605-1625) istituì il seminario vescovile, che tuttavia ebbe vita irregolare fino alla riforma operata da Giovanni Evangelista Stefanini tra il 1771 e il 1775. Riginaldo Lucarini (1643-1671) impegnò le risorse di famiglia per «ingrandire la cattedrale, istituire la biblioteca pubblica e irrobustire la rete delle istituzioni di assistenza e beneficenza».[5]

Tra i vescovi pievesi si segnala in particolare Giuseppe Angelucci, che governò la diocesi per quasi tutta la prima metà del Novecento (1910-1949). Convinto sostenitore del governo fascista, ne appoggiò tutte le iniziative, coinvolgendo il clero dell'arcidiocesi. Al termine della guerra, si scagliò contro l'ideologia comunista, imponendo ai parroci l'osservanza scrupolosa delle disposizioni di Pio XII in questo campo.

Il 15 agosto 1972 la diocesi di Città della Pieve, fino a quel momento immediatamente soggetta alla Santa Sede, divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Perugia.

Nel 1973, per far coincidere i confini delle diocesi con quelle delle regioni civili, la diocesi di Città della Pieve cedette il territorio della frazione di Trevinano nel comune di Acquapendente alla diocesi di Acquapendente nel Lazio il 24 marzo[8] il 16 luglio le parrocchie di Camporsevoli e di San Lazzaro alle Piazze nel comune di Cetona alla diocesi di Chiusi e Pienza in Toscana.[9] Per lo stesso motivo nel 1977 la parrocchia toscana di Santa Fiora e quelle delle sue due frazioni Bagnolo e Bagnore passarono alla diocesi di Sovana-Pitigliano.[10]

Al momento della piena unione con l'arcidiocesi perugina, la diocesi di Città della Pieve comprendeva 19 parrocchie nei comuni di Città della Pieve (4), Piegaro (1), Panicale (4), Paciano (1), Castiglione del Lago (8) e Monteleone d'Orvieto (1).[11]

Le sedi unite modifica

Il 3 giugno 1977 Ferdinando Lambruschini, già arcivescovo di Perugia, fu nominato anche vescovo di Città della Pieve, unendo così in persona episcopi le due sedi.

Il 30 settembre 1986 la diocesi assunse l'attuale nome con il decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi, che sancì la piena unione delle due sedi vescovili.

Cronotassi dei vescovi modifica

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Vescovi e arcivescovi di Perugia modifica

Vescovi di Città della Pieve modifica

  • Sede vacante (1600-1605)
  • Fabrizio Paolucci † (3 agosto 1605 - 30 gennaio 1625 deceduto)
  • Celso (Giuliano) Zani, O.F.M. † (19 febbraio 1625 - 1629 dimesso)
  • Sebastiano Ricci † (13 dicembre 1629 - 7 gennaio 1638 deceduto)
  • Giovanni Battista Carcarasio † (17 aprile 1638 - 24 gennaio 1643 deceduto)
  • Riginaldo Lucarini, O.P. † (9 febbraio 1643 - 8 ottobre 1671 deceduto)
  • Carlo Francesco Muti † (22 febbraio 1672 - 4 ottobre 1710 deceduto)
  • Fausto Guidotti † (26 gennaio 1711 - 6 dicembre 1731 deceduto)
  • Francesco Maria Alberici † (31 marzo 1732 - 27 giugno 1735 nominato vescovo di Foligno)
  • Ascanio Argelati † (27 giugno 1735 - 23 giugno 1738 deceduto)
  • Gaetano Fraccagnani † (3 settembre 1738 - 2 aprile 1747 deceduto)
  • Virgilio Giannotti † (15 maggio 1747 - 16 aprile 1751 deceduto)
  • Ippolito Graziadei † (5 luglio 1751 - 25 luglio 1754 deceduto)
  • Angelo Maria Venizza † (16 dicembre 1754 - 7 dicembre 1770 deceduto)
  • Giovanni Evangelista Stefanini † (4 marzo 1771 - 26 aprile 1775 deceduto)
  • Tommaso Mancini † (29 maggio 1775 - 17 settembre 1795 ritirato)
  • Francesco Maria Gazzoli † (22 settembre 1795 - 11 agosto 1800 nominato vescovo di Amelia)
  • Filippo Angelico Becchetti, O.P. † (11 agosto 1800 - 8 luglio 1814 dimesso)
  • Bonaventura Carenzi, O.F.M.Conv. † (26 settembre 1814 - 13 novembre 1817 deceduto)
  • Pier Camillo de Carolis † (16 marzo 1818 - 26 agosto 1818 deceduto)
  • Giulio Mami † (2 ottobre 1818 - 18 giugno 1837 deceduto)
  • Giuseppe Maria Severa † (2 ottobre 1837 - 12 settembre 1853 nominato vescovo di Terni)
  • Emidio Foschini † (12 settembre 1853 - 1º ottobre 1888 deceduto)
  • Paolo Gregori † (11 febbraio 1889 - 19 febbraio 1895 deceduto)
  • Giovanni Tacci Porcelli † (18 marzo 1895 - 17 dicembre 1904 dimesso[30])
    • Sede vacante (1904-1907)
  • Domenico Fanucchi † (24 agosto 1907 - 23 luglio 1910 deceduto)
  • Giuseppe Angelucci † (29 agosto 1910 - 2 maggio 1949 deceduto)
  • Ezio Barbieri † (2 agosto 1949 - 3 giugno 1977 ritirato)
  • Ferdinando Lambruschini[31] † (3 giugno 1977 - 25 luglio 1981 deceduto)
  • Cesare Pagani † (21 novembre 1981 - 30 settembre 1986 nominato arcivescovo di Perugia-Città della Pieve)

Arcivescovi di Perugia-Città della Pieve modifica

Statistiche modifica

L'arcidiocesi nel 2021 su una popolazione di 283.000 persone contava 253.000 battezzati, corrispondenti all'89,4% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
arcidiocesi di Perugia
1950 166.036 166.036 100,0 294 229 65 564 80 465 193
1970 185.000 187.144 98,9 329 217 112 562 123 596 201
1980 187.600 189.800 98,8 293 200 93 640 1 102 428 205
diocesi di Città della Pieve
1950 45.000 45.000 100,0 45 45 - 1.000 - 110 33
1970 28.558 28.558 100,0 41 41 - 696 - ? 34
1980 24.700 24.700 100,0 32 32 - 771 - 54 28
arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve
1990 228.600 230.800 99,0 280 196 84 816 1 127 521 155
1999 229.500 232.500 98,7 233 155 78 984 7 120 450 154
2000 229.500 232.500 98,7 235 154 81 976 7 119 399 154
2001 229.500 232.500 98,7 230 149 81 997 10 119 399 154
2002 229.500 232.500 98,7 241 149 92 952 8 130 399 154
2003 229.500 232.862 98,6 234 151 83 980 11 113 399 154
2004 229.500 232.500 98,7 227 146 81 1.011 12 111 399 154
2013 256.000 286.645 89,3 195 119 76 1.312 27 103 424 155
2016 255.000 285.000 89,5 223 119 104 1.143 34 130 292 155
2019 258.515 284.580 90,8 205 121 84 1.261 37 107 266 155
2021 253.000 283.000 89,4 196 112 84 1.290 38 106 256 154

Note modifica

  1. ^ Elenco dal sito parrocchiemap.it.
  2. ^ a b Appartiene alla diocesi di Orvieto-Todi.
  3. ^ Il resto del territorio comunale appartiene alla diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino.
  4. ^ Il resto del territorio comunale appartiene alle diocesi di Gubbio e di Città di Castello.
  5. ^ a b c d e f g Dal sito Beweb - Beni ecclesiastici in web.
  6. ^ Giovanna Casagrande, Ricerche sulle confraternite delle diocesi di Spoleto e Perugia da "visitationes" cinquecentesche, in «Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria», vol. 75, Perugia, 1978.
  7. ^ Testo della bolla in: Cappelletti, Le Chiese d'Italia della loro origine sino ai nostri giorni, vol. V, pp. 252-265.
  8. ^ (LA) Congregazione per i vescovi, Decreto Quo facilius, AAS 65 (1973), pp. 261-262
  9. ^ (LA) Congregazione per i vescovi, Decreto De animarum, AAS 65 (1973), pp. 505-506.
  10. ^ (LA) Congregazione per i vescovi, Decreto De animarum, AAS 70 (1978), pp. 131-132.
  11. ^ Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 91, 18 aprile 1987, Supplemento straordinario nº 12, p. 76. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle 19 parrocchie della diocesi che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale del 18 febbraio 1987 su richiesta del vescovo di Città della Pieve del 22 luglio 1986.
  12. ^ (FR) Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, vol. II, Roma, 2000, pp. 1458-1460.
  13. ^ (FR) Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, vol. I, Roma, 1999, p. 978.
  14. ^ (FR) Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie de l'Italie chrétienne, vol. I, p. 1094.
  15. ^ (FR) Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie de l'Italie chrétienne, vol. I, p. 959.
  16. ^ (FR) Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie de l'Italie chrétienne, vol. II, pp. 2260-2261. Pietri distingue i due vescovi Avenzio e Venanzio, mentre altri autori ritengono si tratti della stessa persona.
  17. ^ Lanzoni (p. 551) menziona un santo di nome Asclediopoto, documentato da una Vita scritta nella seconda metà del X secolo (Acta Sanctorum, novembre, vol. III, p. 321); questo santo, ignoto ad altre fonti, sarebbe stato in seguito fatto vescovo di Perugia. Lanzoni colloca questo santo prima di Massimiliano.
  18. ^ Gli atti del concilio romano dell'861 riportano l'espressione Lanstriensis Petrosinus. Alcuni autori (Cappelletti, IV, p. 463) interpretano le due parole come una corruzione della trasmissione testuale e leggono Lanfridius Perusinus. Ughelli ignora questo vescovo, mentre Sbaraglia (p. 611) ritiene che le due parole siano frutto della corruzione dei nomi di due sedi episcopali, Castrensis (?) e Perusinus, dove però non è indicato il nome del vescovo.
  19. ^ Nel concilio celebrato a Roma nell'879 prese parte un Benedictus episcopus, senza indicazione della sede di appartenenza. Ughelli (Italia sacra, I, col. 1158) ritiene si tratti dell'omonimo vescovo documentato nell'853; dello stesso parere Sbaraglia.
  20. ^ Secondo Sbaraglia (p. 612), la carta che documenta il vescovo Teobaldo è fortemente sospetta, ma la serie dei vescovi ivi menzionati sembra essere genuina.
  21. ^ Andrea Czortek, I vescovi dell'attuale Umbria nel secolo di Pier Damiani. Un itinerario bibliografico e qualche pista di ricerca, Relazione presentata al convegno di Gubbio il 16 febbraio 2008, pp. 26-28. Tra Andrea e Ottecario, le cronotassi tradizionali pongono il vescovo Leone Bovo (1048), escluso da Schwartz (Die besetzung der bistümer Reichs italiens, p. 288) e Maiarelli (L’episcopato perugino e le istituzioni ecclesiastiche, in « La Chiesa di Perugia nel primo millennio ». Atti del convegno 2004, a cura di A. Bartoli Langeli - E. Menestò, Spoleto, 2005, p. 393).
  22. ^ Questo vescovo è documentato dal 1052 fino al 1057 (Kehr, Italia pontificia, III, p. 150, nº 21); questo porta ad escludere dalle cronotassi tradizionali i vescovi Pietro (1054) e Uberto (1057). Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichs italiens, p. 289 e note 1-2.
  23. ^ Nicolangelo D'Acunto, Goffredo, Dizionario biografico degli italiani, vol. 57, 2001.
  24. ^ Kehr, Italia pontificia, IV, p. 62, nº 8. Ughelli assegna questo vescovo agli anni 1127-1140, seguito dal vescovo Andrea, che avrebbe partecipato alla consacrazione della chiesa di San Florido a Città di Castello nel 1140; in realtà questo avvenimento si verificò un secolo prima (1040) all'epoca dell'omonimo vescovo Andrea (Ughelli, op. cit., vol. I, col. 1160; Cappelletti, op. cit., vol. IV, p. 471; Sbaraglia, op. cit., p. 615).
  25. ^ Eugenio Ragni, Benaudito, Dizionario biografico degli italiani, vol. 8, 1966.
  26. ^ Il 20 febbraio 1878 era stato eletto papa con il nome di Leone XIII, ma rinunciò all'arcidiocesi di Perugia solo due anni più tardi.
  27. ^ Contestualmente è nominato arcivescovo titolare di Chersoneso. Il 9 ottobre successivo è nominato nunzio apostolico in Argentina. AAS 14 (1922), pp. 550 e 563.
  28. ^ Contestualmente è nominato arcivescovo titolare di Tolemaide di Tebaide. AAS 51 (1959), pp. 914 e 923.
  29. ^ Contestualmente nominato arcivescovo titolare di Darni.
  30. ^ Nominato delegato apostolico per gli Orientali e vicario patriarcale per i Latini a Costantinopoli, e arcivescovo titolare di Nicea. ASS 37 (1904-5), p. 562.
  31. ^ Gli Acta Apostolicae Sedis segnalano che, almeno dal 1973, Lambruschini era amministratore apostolico sede plena della diocesi di Città della Pieve.

Bibliografia modifica

Per Perugia modifica

Per Città della Pieve modifica

Voci correlate modifica

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