Armaguerra Mod. 39

fucile semiautomatico

Il Fucile Armaguerra Modello 1939 è un fucile semiautomatico progettato e prodotto in Italia.

Fucile Armaguerra Mod.39
TipoFucile semiautomatico
OrigineBandiera dell'Italia Italia
Produzione
ProgettistaGino Revelli
CostruttoreSocietà Anonima Revelli Manifattura Armiguerra
Date di produzione1939-1945
Descrizione
Peso4.170 g
Calibro7,35 mm, 6,5 mm
Tipo munizioni7,35 × 51 mm Carcano
6,5 × 52 mm
Azionamentoa corto rinculo
Cadenza di tiro15-20 colpi/min
Velocità alla volata700 m/s
Tiro utile200 m
AlimentazioneCaricatore a lastrina da 6 colpi
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Genesi e sviluppo modifica

L'arma fu progettata da Francesco Nasturzio e da Gino Revelli, figlio del geniale Abiel Bethel Revelli. Fu testata positivamente dal Regio Esercito nel 1939, che lo preferì, nella gara indetta per la fornitura di un fucile semiautomatico, allo Scotti Mod. X ed al Breda Mod. 1935 PG e ne ordinò 10.000 pezzi alla Società Anonima Revelli Manifattura Armiguerra di Genova. Il fucile trasse il nome dal codice telegrafico della ditta, Armaguerra appunto. Nel 1938 l'esercito aveva stabilito il passaggio dal calibro 6,5 × 52 mm al 7,35 x 51 mm Carcano, dotato di maggiore capacità lesiva. In questo calibro vennero quindi acquisiti il Carcano Mod. 38 ed appunto l'Armaguerra Mod.39. Con l'ingresso dell'Italia nella seconda guerra mondiale, essendo ancora lontani dalla completa conversione al nuovo calibro, la produzione si interruppe probabilmente a 2.000 pezzi, nel timore che il doppio munizionamento creasse confusione nell'approvvigionamento. La conversione del Mod. 39 al vecchio calibro 6,5 × 52 mm richiese una parziale riprogettazione, a causa della maggiore pressione sviluppata da questa munizione (3.000 atm rispetto alle 2.500 della cartuccia 7,35 x 51 mm Carcano). Entrò in produzione a ridosso del 1943, quando il precipitare degli eventi bellici ne limitò la tiratura a poche centinaia di unità.

Descrizione modifica

L'arma, con tiro semiautomatico, funzionava a corto rinculo della canna, con sistema di blocco oscillante: la canna e l'otturatore rinculavano insieme per circa 10 mm; poi l'otturatore continuava la sua corsa retrograda espellendo il bossolo. L'alimentazione avveniva inserendo dall'alto la lastrina da 6 colpi (comune al Mod.91/38), che fuoriusciva per gravità quando l'otturatore inseriva l'ultima cartuccia. Una particolarità dell'arma era l'assenza di manetta di armamento: per armare l'otturatore si doveva agire sulla maglietta anteriore della cinghia, che comunque non arretrava allo sparo. Anteriormente al ponticello era presente la leva di sgancio dell'otturatore, che rimaneva in apertura dopo l'ultimo colpo. La tacca di mira era tarata a 300 metri. Poteva montare sia la sciabola-baionetta Mod. 1891 che la baionetta Mod. 1938.

Bibliografia modifica

  • Rifles of the World di John Walter.

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