Autoritratto con un amico

dipinto di Raffaello

L'Autoritratto con un amico è un dipinto a olio su tela (99x83 cm) di Raffaello Sanzio, databile al 1518-1520[1] circa e conservato nel Museo del Louvre a Parigi.

Autoritratto con un amico
AutoreRaffaello Sanzio
Data1518-1520
Tecnicaolio su tela
Dimensioni99×83 cm
UbicazioneMuseo del Louvre, Parigi
Dettaglio

Storia modifica

Non si conosce l'identità dell'uomo ritratto davanti a Raffaello con una sua mano sulla spalla. La tradizione indica il suo maestro di scherma, perché appoggia la mano sull'elsa di una spada, mentre la critica vi ha letto la rappresentazione di un allievo (magari Polidoro da Caravaggio o Giulio Romano) o di un amico e committente, come Giovanni Battista Branconio per il quale Raffaello aveva progettato in Borgo il distrutto Palazzo Branconio dell'Aquila, o ancora Pietro Aretino, Baldassarre Peruzzi o Antonio da Sangallo il Giovane. Gli inventari sei-settecenteschi si sbizzarriscono facendo i nomi del Pordenone o del Pontormo, ma tali ipotesi sono smentite da altre effigi note e meglio documentate.

Si ignora la provenienza del dipinto e se appartenne a Francesco I di Francia; la sua presenza nel castello di Fontainebleau è documentata solo agli inizi del Seicento. L'attribuzione a Raffaello è ormai consolidata (Berenson, Adolfo Venturi, Pallucchini...), ma in passato si fece il nome anche di Sebastiano del Piombo.

Descrizione e stile modifica

Su uno sfondo scuro uniforme, Raffaello, che ha la barba e somiglia all'autoritratto degli Uffizi e a quelli nelle Stanze vaticane, guarda lo spettatore come a presentargli il personaggio davanti a lui, che si volge all'indietro. Interessante è il dialogo con lo spettatore invisibile, sottolineato dalla mano distesa che indica chi guarda, come se fossimo davanti a un vero e proprio scambio di presentazioni. Inoltre lo spadino è un dettaglio che ci mostra l'animo senz'altro attivo e vivo del personaggio che lo porta alla cinta.

Il taglio dei personaggi è ravvicinato, a mezza figura, la luce proveniente da sinistra, con giochi di sguardi e gesti di immediata colloquialità. Oltre al gesto amichevole tra i due della mano sulla spalla, evidente è il loro legame anche dall'analogia della veste e della barba, come andava di moda tenere nei primi decenni del Cinquecento.

Si tratta di un brillante esempio di come in quegli anni si andassero sviluppando modi più monumentali e dinamici, secondo l'esempio anche di Sebastiano del Piombo.

Note modifica

  1. ^ Thoenes, Christof, Raphael (2005) Ed. Taschen. pp. 6

Bibliografia modifica

  • Pierluigi De Vecchi, Raffaello, Rizzoli, Milano 1975.
  • Paolo Franzese, Raffaello, Mondadori Arte, Milano 2008. ISBN 978-88-370-6437-2

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Nell'autoritratto di Raffaello con un "amico" credo si debba tener conto dello studio della storica dell'arte Anna Coliva che nel catalogo della mostra fiorentina di Raffaello "Raffaello da Firenze a Roma" ipotizza giustamente che grande stimolo alla partenza di Raffaello per Roma venne dalla conoscenza di Morto da Feltre e dalla decorazione a "Grottesca" del talamo di Agnolo Doni che Morto aveva affrescato . Inoltre lo spadino fa cenno al carattere del Morto, che scelse infine di farsi soldato. Lo deduco anche dalla fisionomia di Morto quale appare nella sua vita scritta da Giorgio Vasari. Il dito di Morto indica il tesoro archeologico di Roma che Raffaello poi studiò e amò immensamente . Vedi la sua lettera a Leone X sul tema. Secondo Vasari, Morto fu il primo a scoprire e a saper rifare le pitture delle grotte romane (Domus Aurea) :le grottesche che non erano solo decorazioni bizzarre ma anche scene in stile compendiario.