Battaglia di Tolbiac

La battaglia di Tolbiac venne combattuta tra i Franchi, comandati da Clodoveo I e gli Alemanni il cui capo non è noto. La data della battaglia viene tradizionalmente indicata nell'anno 496, anche se alcune cronache suggeriscono che possa essersi disputata prima, negli anni 480 o nei primi anni 490 o ancora dopo nel 506. Il sito di "Tolbiac", o "Tolbiacum", viene normalmente individuato come Zülpich, Renania Settentrionale-Vestfalia, circa a 60 km ad est dell'attuale frontiera tra Germania e Belgio. I Franchi vinsero la battaglia e stabilirono il loro dominio sugli Alemanni.

Battaglia di Tolbiac
"La battaglia di Tolbiac" di Ary Scheffer. Galleria delle Battaglie
Data496
LuogoZülpich, Renania Settentrionale-Vestfalia
EsitoFine dell'indipendenza degli Alemanni
Schieramenti
Comandanti
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Battaglia di Tolbiac. Affresco al Pantheon (Parigi) di Paul-Joseph Blanc, c. 1881.

Antefatto modifica

I Franchi erano due popoli vicini e alleati: i Franchi Sali, il cui re era Clodoveo, e i Franchi Ripuari, la cui capitale era Colonia e il loro re era Sigiberto lo Zoppo. Al confine con il regno di Sigiberto vivevano gli Alemanni, una confederazione di tribù germaniche. Incidenti di confine, saccheggi e incursioni punitive si moltiplicarono tra gli Alemanni e i Franchi Ripuari, ma nel 496 Sigiberto subì una vera invasione e chiese aiuto a Clodoveo. Questi rispose favorevolmente al suo alleato e approntò un esercito. È generalmente accettato che, difendendo Tolbiac, Sigeberto e il suo esercito abbiano subito pesanti perdite.

La battaglia modifica

Poco si conosce della battaglia, oltre al fatto che i Franchi Ripuari furono probabilmente di nessun aiuto dopo la prima battaglia. Clodoveo vide i suoi soldati uccisi e capì che la situazione gli stava sfuggendo dalle mani. Commosso fino alle lacrime, invocò il Dio di sua moglie Clotilde, il Dio che lei gli aveva predicato dal loro matrimonio nel 493, chiedendo il suo aiuto.

Gregorio di Tours inserì la preghiera di Clodoveo nel capitolo II della sua Storia dei Franchi: "O Gesù Cristo, tu che come dice Clotilde sei il figlio del Dio vivente, tu che soccorri coloro che sono in pericolo e dai la vittoria a quelli che sperano in Te, io cerco la gloria della devozione con il tuo aiuto: se mi darai la vittoria su questi nemici, e se proverò i miracoli che le persone impegnate nel tuo nome dicono di aver avuto, io crederò in te e sarò battezzato nel tuo nome. Gli dei che adoro non sono riusciti ad aiutarmi, il che mi fa credere che non siano dotati di alcun potere e che non vengano in aiuto di quelli che li venerano. È per te che piango ora, voglio credere in te se solo io possa essere salvato dalle azioni dei miei avversari". A queste parole, gli Alemanni iniziarono a fuggire, poiché il loro capo era stato ucciso con un'ascia e i Franchi sottomisero o uccisero i restanti Alemanni.

Il racconto di Gregorio di Tours modifica

Gregorio di Tours fu il primo ad aver menzionato l'elemento che plasmò le successive interpretazioni di Tolbiac come un punto culminante nella storia europea: Clodoveo avrebbe attribuito il suo successo a un voto che aveva fatto: se avesse vinto, si sarebbe convertito alla religione del Cristianesimo, del Dio che lo aveva aiutato. Divenne pertanto un cristiano in una cerimonia a Reims nel Natale del 496.[1] La data che tradizionalmente viene attribuita alla battaglia di Tolbiac è stata collegata in concomitanza con il battesimo di Clodoveo, accettando il racconto di Gregorio. In una lettera giunta a noi, Avito di Vienna si congratula con Clodoveo per il suo battesimo, ma non fa menzione della supposta recente conversione sul campo di battaglia.[2]

Nella sua Historia Francorum II.30-31 Gregorio fa un parallelo con la conversione di Costantino il Grande prima della Battaglia di Ponte Milvio:

(LA)

«Regina vero non cessabat praedicare, ut Deum verum cognusceret et idola neglegerit. Sed nullo modo ad haec credenda poterat commoveri, donec tandem aliquando bellum contra Alamannos conmoveretur, in quo compulsus est confiteri necessitate, quod prius voluntate negaverat. Factum est autem, ut confligente utroque exercitu vehementer caederentur, atque exercitus Chlodovechi valde ad internitionem ruere coepit. Quod ille videns, elevatis ad caelum oculis, compunctus corde, commotus in lacrimis, ait: 'Iesu Christi, quem Chrotchildis praedicat esse filium Dei vivi, qui dare auxilium laborantibus victuriamque in te sperantibus tribuere diceris, tuae opis gloriam devotus efflagito, ut, si mihi victuriam super hos hostes indulseris et expertus fuero illam virtutem, quam de te populus tuo nomine dicatus probasse se praedicat, credam tibi et in nomine tuo baptizer. Invocavi enim deos meos, sed, ut experior, elongati sunt ab auxilio meo; unde credo, eos nullius esse potestatis praeditos, qui sibi oboedientibus non occurrunt. Te nunc invoco, tibi credere desidero, tantum ut eruar ab adversariis meis'. Cumque haec dicerit, Alamanni terga vertentes, in fugam labi coeperunt. Cumque regem suum cernirent interemptum, Chlodovechi se ditionibus subdunt, dicentes: 'Ne amplius, quaesumus, pereat populus, iam tui sumus'. Ad ille, prohibito bello, cohortato populo cum pace regressus, narravit reginae, qualiter per invocationem nominis Christi victuriam meruit obtenire.
Tunc regina arcessire clam sanctum Remedium Remensis urbis episcopum iubet, depraecans, ut regi verbum salutis insinuaret. Quem sacerdos arcessitum secritius coepit ei insinuare, ut Deum verum, factorem caeli ac terrae, crederit, idola neglegerit, quae neque sibi neque aliis prodesse possunt. At ille ait: 'Libenter te, sanctissime pater, audiebam; sed restat unum, quod populus qui me sequitur, non patitur relinquere deus suos; sed vado et loquor eis iuxta verbum tuum'. Conveniens autem cum suis, priusquam ille loqueretur, praecurrente potentia Dei, omnes populus pariter adclamavit: 'Mortalis deus abigimus, pie rex, et Deum quem Remegius praedicat inmortalem sequi parati sumus'. Nuntiantur haec antestiti, qui gaudio magno repletus, iussit lavacrum praeparari. Velis depictis adumbrantur plateae, eclesiae curtinis albentibus adurnantur, baptistirium conponitur, balsama difunduntur, micant flagrantes odorem cerei, totumque templum baptistirii divino respergetur ab odore, talemque ibi gratiam adstantibus Deus tribuit, ut aestimarent se paradisi odoribus collocari. Rex ergo prior poposcit, se a pontifeci baptizare. Procedit novos Constantinus ad lavacrum....»

(IT)

«La regina non cessava di spingerlo a conoscere il vero Dio e ad abbandonare gli idoli. Ma in nessuno modo si riusciva a smuoverlo a credere ciò, finché la guerra contro gli Alemanni non lo mosse a credere per necessità ciò che prima la sua volontà aveva negato. Accadde che mentre i due eserciti stavano combattendo ferocemente, avvenne un grande massacro e l'esercito di Clodoveo cominciò a correre il rischio di essere sopraffatto. Egli se ne avvide e alzò gli occhi al cielo, e con il rimorso nel cuore scoppiò in lacrime e gridò: "Gesù Cristo, tu che come dice Clotilde sei il figlio del Dio vivente, tu che soccorri coloro che sono in pericolo e dai la vittoria a quelli che sperano in Te, io cerco la gloria della devozione con il tuo aiuto: se mi darai la vittoria su questi nemici, e se proverò i miracoli che le persone impegnate nel tuo nome dicono di aver avuto, io crederò in te e sarò battezzato nel tuo nome. Gli dei che adoro non sono riusciti ad aiutarmi, il che mi fa credere che non siano dotati di alcun potere e che non vengano in aiuto di quelli che li venerano. È per te che piango ora, voglio credere in te se solo io possa essere salvato dalle azioni dei miei avversari". Dopo che ebbe pronunciato la preghiera gli alemanni si ritirarono. Allora interruppe i combattimenti, e dopo aver incoraggiato i suoi uomini, si ritirò in pace e disse alla regina che aveva ottenuto la vittoria invocando il nome di Cristo. Questo accadde nel quindicesimo anno del suo regno.[3] Quindi la regina chiese a san Remigio, vescovo di Reims, di convocare segretamente Clodoveo, chiedendogli di accostarsi alla parola di salvezza. E il vescovo lo mandò a chiamare segretamente e cominciò a esortarlo a credere nel vero Dio, creatore del cielo e della terra, e di cessare di adorare gli idoli, che non potevano aiutare né lui né nessun altro. Ma il re disse: "Ti ascolto volentieri, padre santissimo, ma rimane una cosa: le persone che mi seguono non possono sopportare di abbandonare i loro dei, ma io andrò e parlerò loro secondo le tue parole". Incontrò i suoi seguaci, ma prima che potesse parlare, il potere di Dio lo anticipò, e tutto il popolo gridò insieme: "O re pio, noi respingiamo i nostri dei mortali, e siamo pronti a seguire il Dio immortale che predica Remigio." Ciò fu riferito al vescovo, che fu molto rallegrato e ordinò di preparare il fonte battesimale. Le piazze erano ombreggiate da baldacchini tappezzati, le chiese adornate da tende bianche, il battistero era in ordine, l'aroma dell'incenso si diffondeva, le candele dall'odore fragrante bruciavano vivacemente, e l'intero santuario del battistero era pieno di una fragranza divina: e il Signore diede tanta grazia ai presenti che pensavano di essere stati posti tra gli odori del paradiso. E il re fu il primo a chiedere di essere battezzato dal vescovo. Un altro Costantino avanzò verso il fonte battesimale ...»

Conseguenze modifica

Gli Alemanni abbandonarono il Basso Reno lasciandolo in mano dei Franchi Ripuari. Clodoveo, che ne approfittò parzialmente, consentì al suo alleato di mantenere il territorio. Clodoveo, in seguito, fece affidamento sull'assistenza di Sigiberto durante la conquista della parte settentrionale del regno dei Visigoti.

Altra conseguenza fu la conversione di Clodoveo al Cattolicesimo, dopo un lungo periodo di riflessione (la maggior parte degli storici credono che la sua conversione sia avvenuta tra il 498 e il 499), che lo portò a sostenere i vicini cristiani, insieme al clero influente. Inoltre, permise a Clodoveo di intraprendere conquiste e crociate per cristianizzare i suoi nuovi territori e sradicare l'arianesimo, considerato un movimento eretico dal clero.

Data modifica

La data tradizionalmente indicata per la battaglia è il 496, contestata da Augustine Van de Vyver, che rivide la cronologia e pose la battaglia nel 506. Questa fu ampiamente discussa e poi seguita in molti resoconti moderni.[4] La data del 506 segue anche la cronologia di Gregorio, che pone la morte del padre di Clodoveo, Childerico I, intorno alla stessa data di quella di san Perpetuo, che morì nel 491. Quindi 15 dopo il 491 sarebbe il 506.[5] La lapide di Childerico contiene una moneta dell'Imperatore Zenone, che morì nel 491.

Note modifica

  1. ^ Joseph H Lynch, Christianizing Kinship: Ritual Sponsorship in Anglo-Saxon England, (Cornell University Press, 1998), 39.
  2. ^ Vedi Daly 1994:640.
  3. ^ La data della morte di Childerico, normalmente indicata come 481/82, è quindi calcolata come 15 anni prima della battaglia di Tolbiac, come scritto da Gregorio.
  4. ^ Una battaglia tra Franchi e Alemanni, nell'estate del 506, viene riportata, ad esempio,, in J.M. Wallace-Hadrill, Long-Haired Kings p 168, o Rolf Weiss, Chlodwigs Taufe: Reims 508 (Bern) 1971; il dibattito è brevemente riassunto in William M. Daly, "Clovis: How Barbaric, How Pagan?" Speculum 69.3 (luglio 1994, pp. 619-664) p 620.
  5. ^ Claude Gauvard, La France au Moyen Âge du Ve au XVe siècle fa delle ipotesi leggermente diverse sulla datazione della battaglia di Tolbiac. Alcuni storici ritengono che la battaglia sia avvenuta nel 506, a seguito di una lettera di Teodorico, re degli Ostrogoti, in cui egli si congratula per la grande vittoria di Clodoveo sugli Alemanni. D'altra parte Michèle Laforest in Clovis, un roi de légende, del 1996, posiziona questa battaglia, chiamata Tolbiac, nell'anno 496.

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