Black Sabbath (album)

album dei Black Sabbath del 1970

Black Sabbath è l'album di debutto del gruppo musicale omonimo, pubblicato nel Regno Unito il 13 febbraio del 1970 dalla Vertigo Records e in Nord America dalla Warner Bros. il 1º luglio 1970.

Black Sabbath
album in studio
ArtistaBlack Sabbath
Pubblicazione13 febbraio 1970 Bandiera del Regno Unito
1º luglio 1970 Bandiera degli Stati Uniti Bandiera del Canada
Durata42:57
Dischi1
Tracce8
GenereHard rock[1]
Heavy metal[1]
Blues metal[1]
Proto doom[2][3]
EtichettaVertigo Bandiera del Regno Unito VO 6
Warner Bros. Bandiera degli Stati Uniti Bandiera del Canada
ProduttoreRodger Bain
RegistrazioneRegent Sound Studios, Londra, 16 ottobre 1969[4]
FormatiCD, 2 CD, CD+LP, LP, 2 LP, MC, download digitale
Certificazioni
Dischi di platinoBandiera del Regno Unito Regno Unito
(vendite: 300 000+)

Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti[5]
(vendite: 1 000 000+)

Black Sabbath - cronologia
Album precedente
Album successivo
(1970)
Singoli
  1. Evil Woman/Wicked World
    Pubblicato: 9 gennaio 1970
  2. The Wizard
    Pubblicato: 24 marzo 1970
Recensioni professionali
RecensioneGiudizio
AllMusic[1]
Encyclopedia of Popular Music[6]
Ondarock[7]pietra miliare
Piero Scaruffi[8]6/10
Rolling Stone (1970)[9]negativo
Rolling Stone (2004)[10][11]
Sputnikmusic[12]
The Village Voice[13]E

Descrizione modifica

 
La stessa angolazione dell'immagine dell'album che riprende il mulino ad acqua Mapledurham Watermill, situato sul fiume Tamigi a Mapledurham, nella contea inglese di Oxfordshire.

Secondo quanto dichiarato dal chitarrista Tony Iommi, l'album è stato registrato in una sola sessione di circa 12 ore il 16 ottobre 1969:[4] «Pensammo, "abbiamo due giorni per fare il disco, e uno dovrà essere dedicato al missaggio". Suonammo quindi dal vivo. Ozzy cantava in contemporanea, semplicemente lo riprendemmo in una cabina insonorizzata e via. Non abbiamo ripetuto una seconda volta quasi nessuna parte».[4] Il suono presente nel disco è una miscela di psichedelia oscura e heavy metal che avrà una forte influenza nella genesi di numerose band venute dopo. I ritmi lenti e inquietanti e l'atmosfera da cinema horror saranno elementi che influenzeranno molto altri generi, su tutti il doom metal,[2][3] I concetti extra-musicali quali la fascinazione per l'oscurità e il mistero hanno attirato dure critiche nei confronti del gruppo, che in seguito cambierà i propri interessi per dedicarsi ad altre tematiche. Il disco resta un classico nel panorama musicale internazionale, un disco seminale che ha aperto nuove strade creando un suono inconfondibile, ed è uno dei primi album a essere definito "heavy metal".[1] Circa la canzone Black Sabbath, l'esecuzione nel riff principale del primo brano è uno dei più celebri del gruppo, di note separate da un intervallo di tritono, considerato nel medioevo di stampo satanico. Dall'album vennero estratti come singoli il doppio lato A Evil Woman/Wicked World e, solo in Francia, The Wizard. Evil Woman si tratta di una reinterpretazione dell'omonimo brano dei Crow, mentre Warning è originariamente degli Aynsley Dunbar Retaliation, anche se i musicisti Iommi, Ward e Butler si cimentano in essa in improvvisazioni blues e jazz.[1]

 
Il mulino Mapledurham.

Accoglienza modifica

Al momento della sua pubblicazione, Black Sabbath ricevette principalmente critiche negative[14][15]. Lester Bangs, in una delle sue recensioni più note, pubblicata sulla rivista Rolling Stone, stroncò l'intero disco poiché «nonostante dei titoli tenebrosi e qualche testo vuoto che ricorda un omaggio malfatto dei Vanilla Fudge ad Aleister Crowley, l'album non ha nulla a che vedere con lo spiritismo, l'occulto e qualsiasi altra cosa, eccetto delle legnose litanie dei cliché dei Cream» e definì infine la band «proprio come i Cream! Ma peggio»[9][16]. Robert Christgau, di The Village Voice, inizialmente bollò l'album come «stronzate necromantiche»[13] e poi lo descrisse come «il peggio della controcultura su un piatto di plastica» a causa degli «assoli troppo lunghi e i tempi di reazione compromessi dalla droga»[17].

Le recensioni retrospettive di Black Sabbath furono invece generalmente positive. Steve Huey di AllMusic descrisse l'album come rivoluzionario, per aver segnato «la nascita dell'heavy metal così come lo conosciamo», nonché il primo tra gli album pionieri del genere le cui sonorità fossero «immediatamente riconducibili al metal anche dopo decenni di evoluzione del genere»[1], e lo lodò per quanto «le lente e oscure chitarre rock» fossero capaci di far giungere l'ascoltatore a un «confuso, alterato stato di coscienza»[1]. Nel 2004 la rivista Rolling Stone ha lodato la produzione di Rodger Bain[10][11] e ha successivamente inserito l'album nella lista 10 Classic Albums Rolling Stone Originally Panned[11].

L'album è stato classificato alla posizione 243 nella lista dei 500 migliori album secondo Rolling Stone,[18] e alla quinta della lista dei 100 migliori album metal di tutti i tempi della medesima rivista.[19]

Tracce modifica

Testi e musiche di Ozzy Osbourne, Tony Iommi, Geezer Butler e Bill Ward, eccetto dove indicato.

Edizione europea
  1. Black Sabbath – 6:20
  2. The Wizard – 4:22
  3. Behind the Wall of Sleep – 3:38
  4. N.I.B. – 6:06
  5. Evil Woman, Don't Play Your Games with Me – 3:25 (Dick Wiegland, Larry Wiegland, Dave Waggoner)
  6. Sleeping Village – 3:48
  7. Warning – 10:34 (Aynsley Dunbar, Alex Dmochowski, Victor Hickling)
Traccia bonus nella riedizione del 1996
  1. Wicked World – 4:45
Edizione nordamericana
  1. Black Sabbath – 6:20
  2. The Wizard – 4:22
  3. Wasp/Behind the Wall of Sleep/Bassically/N.I.B. – 9:44
  4. Wicked World – 4:30
  5. A Bit Of Finger/Sleeping Village/Warning – 14:32 (Iommi, Ward, Butler, Osbourne/Dunbar, Moreshed, Dmochowski, Hickling)

Formazione modifica

Gruppo
Altri musicisti
Personale tecnico

Classifiche modifica

Note modifica

  1. ^ a b c d e f g h (EN) Steve Huey, Black Sabbath, su AllMusic, All Media Network. URL consultato il 2 giugno 2017.
  2. ^ a b (EN) William Irwin, Black Sabbath and Philosophy: Mastering Reality, Hoboken: Wiley-Blackwell, 2012, ISBN 978-1118397596.
  3. ^ a b Black Sabbath - Biografia, su OndaRock. URL consultato il 30 novembre 2022.
  4. ^ a b c (EN) Tony Iommi, T. J. Lammers, Iron Man: My Journey through Heaven and Hell with Black Sabbath, Da Capo Press, 11 dicembre 2012, ISBN 978-0-306-82145-5.
  5. ^ (EN) black sabbath – Gold & Platinum, su Recording Industry Association of America. URL consultato il 7 settembre 2015.
  6. ^ (EN) Colin Larkin, Black Sabbath, in Encyclopedia of Popular Music, 5ª ed., Omnibus Press, 2011, ISBN 978-0857125958.
  7. ^ Nello Giovane - IAMR, Black Sabbath, su OndaRock. URL consultato il 29 ottobre 2021.
  8. ^ Piero Scaruffi, The History of Rock Music. Black Sabbath: biography, discography, reviews, links, su scaruffi.com. URL consultato il 4 giugno 2017.
  9. ^ a b (EN) Lester Bangs, Black Sabbath, in Rolling Stones, 17 settembre 1970. URL consultato il 1º giugno 2017 (archiviato dall'url originale il 25 luglio 2012).
    «The whole album is a shuck — despite the murky songtitles and some inane lyrics that sound like Vanilla Fudge paying doggerel tribute to Aleister Crowley, the album has nothing to do with spiritualism, the occult, or anything much except stiff recitations of Cream clichés [...] Just like Cream! But worse.»
  10. ^ a b Nathan Brackett e Christian David Hoard, The New Rolling Stone Album Guide, 4ª ed., New York, Simon & Schuster, 2004, ISBN 978-0-74320-169-8.
  11. ^ a b c (EN) Andy Greene, 10 Classic Albums Rolling Stone Originally Panned, in Rolling Stone, 25 luglio 2016. URL consultato il 4 giugno 2017 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2018).
  12. ^ (EN) Review: Black Sabbath - Black Sabbath, su Sputnikmusic, 8 febbraio 2020. URL consultato il 6 dicembre 2022.
  13. ^ a b (EN) Robert Christgau, Consumer Guide, in The Village Voice, 19 novembre 1970. URL consultato il 1º giugno 2017.
    «Bullshit necromancy? Yes, bullshit necromancy. E»
  14. ^ (EN) Joel McIver, Sabbath Bloody Sabbath, Music Sales Group, 2009, p. 119, ISBN 9780857120281.
  15. ^ Dan Ozzi, Che senso hanno le recensioni musicali nel 2016?, su Noisey, 2 marzo 2017. URL consultato il 31 maggio 2017.
  16. ^ Nella sua autobiografia, Ozzy Osbourne disse di Bangs: «L'ultima riga era qualcosa del tipo "Sono proprio come i Cream, ma peggio", e non riuscii a capirla, perché ritenevo che i Cream fossero una delle migliori band al mondo... Ho sentito molta gente sostenere che fosse un genio con le parole, ma a mio avviso era solo l'ennesimo coglione pretenzionso.»
  17. ^ (EN) Robert Christgau, Consumer Guide Reviews, su robertchristgau.com. URL consultato il 1º giugno 2017.
    «The worst of the counterculture on a plastic platter--bullshit necromancy, drug-impaired reaction time, long solos, everything.»
  18. ^ Posizione dell'album sul sito di Rolling Stone. Il numero riportato vicino al titolo indica la posizione nella lista
  19. ^ (EN) Christopher R. Weingarten, Tom Beaujour, Hank Shteamer, Kim Kelly, Steve Smith, Brittany Spanos, Suzy Exposito, Richard Bienstock, Kory Grow, Dan Epstein, J.D. Considine, Andy Greene, Rob Sheffield, Adrien Begrand, Ian Christe, The 100 Greatest Metal Albums of All Time, su rollingstone.com, Rolling Stone, 21 giugno 2017. URL consultato il 13 ottobre 2017.

Collegamenti esterni modifica

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