Brevissima relazione della distruzione delle Indie

opera di Bartolomé de Las Casas

La Brevísima relación de la destrucción de las Indias (in italiano Brevissima relazione della distruzione delle Indie) è una relazione nata come intervento per le sessioni delle Cortes di Castiglia tenutesi a Valladolid[2][3], scritto nel 1542 e pubblicato nel 1552 da parte del vescovo spagnolo Bartolomé de Las Casas. L'opera descrive le atrocità commesse nei confronti delle popolazioni native americane durante gli anni del colonialismo spagnolo, dipingendo l'invasione spagnola come un flagello che ha snaturato la missione provvidenziale della corona.[4]

Brevissima relazione della distruzione delle Indie
Titolo originaleBrevísima relación de la destrucción de las Indias
Copertina dell'edizione originale dell'opera
AutoreBartolomé de Las Casas
1ª ed. originale1552
Editio princeps Siviglia, Sebastian Trujillo, 1552. [1]
Generesaggio
Sottogenerestoria
Lingua originalespagnolo
Seguito daHistoria de las Indias
Istoria, ò, Breuissima Relatione della distruttione dell'Indie Occidentali (1643) Bartolomé de las Casas.
Illustrazione delle atrocità compiute dai conquistadores per la Brevísima relación (Theodor de Bry)

Il tema verrà approfondito nell'opera successiva Historia de las Indias del 1553.[5]

Contesto storico modifica

Nel processo di Colonizzazione europea delle Americhe che durò tre secoli, la Spagna fu l'unica potenza coloniale che promulgò una legge per la protezione dei nativi americani. Nel 1512, le leggi di Burgos regolarono il comportamento degli europei nel Nuovo Mondo, vietando il maltrattamento dei popoli indigeni e limitando il potere degli encomenderos o proprietari terrieri. Nel 1542 le Nuove leggi ampliarono e corressero il corpo precedente di leggi al fine di migliorare la loro applicazione. Anche se queste leggi non vennero sempre applicate in tutti i territori americani, esse riflettevano la volontà del governo coloniale spagnolo del tempo nel proteggere i diritti della popolazione indigena.

La Brevissima modifica

L'opera non è il racconto cronologico della conquista e distruzione delle Indie (lo sarà l'opera successiva l'Historia de las Indias) bensì una raccolta di piccole e grandi stragi avvenute durante il periodo di colonizzazione spagnola, e il suo fine politico fu quello di agire sulla corona per porre fine a tutte le violenze e massacri[6] e permettere ad una commissione di esperti di tracciare un nuovo quadro legislativo sull'occupazione delle Indie[7].

L'opera è divisa nelle seguenti sezioni:

Las Casas era consapevole che il suo racconto non era esattamente la dettagliata verità ma i massacri sono accaduti e perciò il suo fine morale è quello di sollevare la coscienza degli uomini in difesa degli indios, qui identificati nel ruolo di vittime.[9].

Las Casas chiude l'opera con le seguenti parole:

(ES)

«[...] yo, fray Bartolomé de las Casas o Casaus, fraile de Sancto Domingo, que por la misericordia de Dios ando en esta corte de España procurando echar el infierno de las Indias, y que aquellas infinitas muchedumbres de ánimas redemidas por la sangre de Jesucristo no parezcan sin remedio para siempre, sino que conozcan a su criador y se salven, y por compasión que he de mi patria, que es Castilla, no la destruya Dios por tan grandes pecados contra su fee y honra cometidos y en los prójimos, por algunas personas notables, celosas de la honra de Dios e compasivas de las aflictiones y calamidades ajenas que residen en esta corte, aunque yo me lo tenía en propósito y no lo había puesto por obra por mis cuntinuas ocupaciones.[10]»

(IT)

«[...] io, frate Bartolomé de las Casas o Casaus, frate di Santo Domingo, che per la misericordia di Dio mi trovo in questa corte di Spagna con l'intento di scacciare l'inferno dalle Indie, e che quelle infinite moltitudini di anime redente dal sangue di Gesù Cristo, che non periscano per sempre senza remissione, ma che conoscano il loro creatore e siano salvate, e per compassione del mio paese, che è la Castiglia, possa Dio non distruggerla per così grandi peccati commessi contro la sua fede e il suo onore e contro il prossimo. Sollecitato da alcune persone illustri, gelose dell'onore di Dio e compassionevoli delle afflizioni e delle calamità altrui che risiedono in questa corte, mi sono persuaso a redigere questa opera, pur avendo il proposito di farlo ma mai messa in pratica a causa delle mie continue occupazioni.[10]»

Conseguenze modifica

La colonizzazione portò a discutere, all'interno della Spagna stessa, circa il trattamento e i diritti dei popoli indigeni delle Americhe. Nel 1552, il Domenicano frate Bartolomé de las Casas pubblicò la Brevísima relación de la destrucción de las Indias, un resoconto di eccessi commessi dai proprietari terrieri e da alcuni funzionari durante il primo periodo di colonizzazione della Nuova Spagna, in particolare a Hispaniola.[11] Un testimone dell'epoca accusò Cristoforo Colombo di brutalità e imposizione di lavori forzati nei confronti degli indigeni. Las Casas, figlio del mercante Pedro de las Casas, che accompagnò Colombo nel suo secondo viaggio, descrisse il trattamento che Colombo riservò ai nativi nel suo Storia delle Indie.[12]

Strumentalizzazione modifica

Questo storico maltrattamento degli amerindi, comune in molte colonie europee nelle Americhe, venne utilizzato come propaganda in opere di potenze europee in competizione, per creare calunnie e animosità contro l'Impero spagnolo. L'opera di Las Casas è stata citata in lingua inglese nel 1583 con la pubblicazione di The Spanish Colonie, or Brief Chronicle of the Actes and Gestes of the Spaniards in the West Indies, Le colonie spagnole, o breve cronaca degli atti e dei gesti degli spagnoli nelle Indie Occidentali, in un momento in cui l'Inghilterra si preparava per la guerra contro la Spagna nei Paesi Bassi. L'uso di parte di tali opere, tra cui la distorsione o esagerazione del loro contenuto, fece parte della propaganda anti-storica spagnola sulla leggenda nera spagnola. Il loro sentimento anti-spagnolo è stato impiegato da scrittori rivali della Spagna come una vantaggiosa base per la storiografia della leggenda nera spagnola. Vennero utilizzati nelle Fiandre per la propaganda anti-spagnola già durante la Guerra degli ottant'anni[13]. Le barbarie commesse dagli spagnoli saranno al centro della propaganda durante le Guerre d'indipendenza ispanoamericane, in cui gli spagnoli erano i distruttori (definizione di Simon Bolivar nella Carta di Giamaica[14]). Durante la Guerra ispano-americana, gli Stati Uniti diffusero il testo in funzione propagandistica antispagnola con il titolo Storico e veritiero resoconto del crudele massacro e della carneficina di 20 milioni di persone nelle Indie occidentali ad opera degli spagnoli[15].

Per il contenuto delle sue opere e per la strumentalizzazione successiva, Las Casas - in modo anacronistico - è divenuto alfiere dei diritti violati di qualsiasi popolazione vittima di aggressioni di potenze coloniali.[16]

Critiche modifica

Molti dei detrattori di Las Casas accusarono che gli scritti come esagerati e distorti, con personaggi e storie ricavate da notizie di seconda mano.[17]

Nel 1559 l'Inquisizione spagnola metterà l'opera nell'Indice dei libri proibiti in quanto dannosa per il prestigio dell'Impero spagnolo.[13]

La Brevísima fu aspramente criticata dal domenicano dalmata Vincenzo Paletino da Curzola (1508-1575), un suddito veneto che aveva vissuto dieci anni in America e sottolineò come gli spagnoli avessero eliminato le abitudini sanguinarie diffuse presso gli indigeni, quali il sacrificio umano e il cannibalismo[18].

Oggi viene ancora dibattuto se la descrizione di Las Casas, della colonizzazione spagnola, rappresenti un quadro ragionevole o esagerato. Lo storico Lewis Hanke, per esempio, considera che Las Casas avesse esagerato le atrocità nel suo racconto, contribuendo in tal modo alla propaganda della leggenda nera spagnola.[19] Lo storico Benjamin Keen, d'altra parte, lo ritiene più o meno veritiero.[20]

Edizioni modifica

Note modifica

  1. ^ Las Casas, p. 15.
  2. ^ Brevísima relación de la destruyción de las Indias
  3. ^ Riccardo Pasqualin, Venezia Ispanica, Castellammare di Stabia, Club di Autori Indipendenti, 2023, p. 46.
    «[L'opera] fu ideata non come la storia di una conquista (benché ancora oggi vi sia chi la utilizzi impropriamente spacciandola per tale), bensì come un intervento per le sessioni delle Cortes di Castiglia tenutesi a Valladolid tra l'aprile e il maggio del 1542, davanti a una commissione nominata e presieduta da Carlo V.»
  4. ^ Las Casas, Terza di copertina.
  5. ^ LAS CASAS, Fra Bartolomé de in "Enciclopedia Italiana"
  6. ^ Las Casas, p. 10.
  7. ^ Las Casas, p. 17.
  8. ^ Dedica con captatio benevolentiae per il principe Filippo:
    (ES)

    «Prólogo del obispo don fray Bartolomé de las Casas o Casaus para el muy alto y muy poderoso señor el príncipe de las Españas don Felipe, nuestro señor

    (IT)

    «Prologo del vescovo fra Bartolomeo de Las Casas o Casaus all'altissimo e potentissimo signore principe delle Spagne don Filippo, nostro signore

  9. ^ Las Casas, p. 20.
  10. ^ a b Las Casas, p. 232-235.
  11. ^ Mirror of the Cruel and Horrible Spanish Tyranny Perpetrated in the Netherlands, by the Tyrant, the Duke of Alba, and Other Commanders of King Philip II, su World Digital Library, 1620. URL consultato il 25 agosto 2013.
  12. ^ David E. Stannard, American Holocaust: The Conquest of the New World, Oxford University Press, USA, 1993, p. 74, ISBN 978-0-19-508557-0.
  13. ^ a b Las Casas, p. 11.
  14. ^ Las Casas, p. 28.
  15. ^ Las Casas, p. 12.
  16. ^ Las Casas, p. 13.
  17. ^ Las Casas, p. 19-20.
  18. ^ R. Pasqualin, op. cit., p. 46-47.
  19. ^ Hanke, Lewis, "A Modest Proposal for a Moratorium on Grand Generalizations: Some Thoughts on the Black Legend", The Hispanic American Historical Review 51, No. 1 (Feb., 1971), pp. 112-127
  20. ^ “The Black Legend Revisited: Assumptions and Realities,” Hispanic American Historical Review 49, no. 4 (Nov. 1969), pp.: 703-719.

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