Chianti (vino)

vini DOCG toscani

Il Chianti è un vino storico toscano. Sul mercato vi sono due denominazioni DOCG create a sua tutela, il Chianti e Chianti Classico.[1]

Una bottiglia di comune vino da tavola toscano nella tipologia del tradizionale Fiasco usato anticamente per il Chianti

Storia modifica

Il nome modifica

Il nome Chianti deriva dall'omonima zona geografica toscana e non ha un etimo chiaro, ma da molti studiosi è stato ricondotto a un'origine etrusca. Si pensa che possa derivare da un nome personale etrusco clante o clanti.[2][3] Altri studiosi pensano a un idronimo etrusco.[4]

Nella zona collinare del Chianti avevano notevole estensione le aree boscose e pascolative, ma oggi il territorio originario è prevalentemente coltivato a vigneto, anche oltre l'area di produzione dei DOCG Chianti e Chianti Classico.

Le prime produzioni modifica

Molte dispute si sono accese per stabilire a quando risalgano le prime produzioni di Chianti; la più antica menzione proviene da un atto di donazione del 790 riferito alla Badia di San Bartolomeo di Ripoli.[5] Dall'atto di donazione si passa, con un salto di molti secoli, ai documenti dell'archivio Datini (1383-1410) di Prato, dove viene anche usato per la prima volta il termine "Chianti" per designare un tipo speciale di vino[6] nella corrispondenza con Ser Lapo Mazzei del 1398.[7]

Una fra le più remote citazioni della parola "Chianti" riferita al vino sembra quella apparsa nella sacra rappresentazione di S. Antonio sulla fine del Quattrocento o dei primi anni del Cinquecento[senza fonte]. Nonostante le rare apparizioni quattrocentesche e cinquecentesche del termine, la denominazione corrente restò ancora per parecchio tempo riferita al nome di "vermiglio" o di "vino di Firenze". Solo nel Seicento, con l'intensificarsi del commercio e delle esportazioni, il nome della regione verrà usato anche per il prodotto enoico del territorio.[8]

La famiglia dei Medici modifica

 
Nel 1716 Cosimo III de' Medici, registrò i primi confini ufficiali della regione del Chianti in quella che oggi fa parte della DOCG Chianti Classico.

Il grande sviluppo della viticoltura si è avuto con la famiglia dei Medici, Signori di Firenze, del contado e, dal Cinquecento, Granduchi di Toscana. Già nella seconda metà del Quattrocento, Lorenzo dei Medici, nel Simposio e nella Canzone di Bacco, illustra un clima popolaresco, dove il vino è l'essenza di un teatro di arguzie e banalità, al limite grottesco.

Il 24 settembre 1716 a Firenze il Granduca Cosimo III de' Medici emanò il Bando Sopra la Dichiarazione dé Confini delle quattro Regioni Chianti, Pomino, Carmignano, e Val d'Arno di Sopra, nel quale venivano specificati i confini delle zone entro le quali potevano essere prodotti i vini citati (in pratica una vera e propria anticipazione del concetto di Denominazione di Origine Controllata),[9][N 1] ed un Decreto con il quale istituiva una Congregazione di vigilanza sulla produzione, la spedizione, il controllo contro le frodi ed il commercio dei vini (una sorta di progenitore dei Consorzi).[10]

Sotto il Regno d'Italia modifica

 
Bettino Ricasoli

Il Barone Bettino Ricasoli favorì l'introduzione di speciali tecniche di vinificazione, quali quella del "governo", utilizzando uve "colorino", preventivamente appassite su stuoie di canne (cannicci). La pratica del "governo", conferisce al vino un più elevato tenore di glicerina e ne risulta una maggiore rotondità di "beva", che lo rende adatto ad accompagnarsi ai piatti tipici toscani, quali salumi, arrosti, carne alla griglia, ecc.

Nel 1870, Ricasoli, scriveva al professor Studiati dell'Università di Pisa: "il vino riceve dal Sangioveto (nome locale del Sangiovese) la dose principale del suo profumo e una certa vigoria di sensazione; dal Canaiolo l'amabilità che tempra la durezza del primo senza togliergli nulla del suo profumo, per esserne pur esso dotato; la Malvasia tende a diluire il prodotto delle prime due uve, ne accresce il sapore e lo rende più leggero e più prontamente adoprabile all'uso della tavola quotidiana".[11]

Nel Novecento modifica

Nel 1932 il Governo italiano decide di ampliare notevolmente la zona di produzione del vino Chianti. La zona di produzione della denominazione di origine controllata e garantita “Chianti” corrisponde a quella prevista dal D.M. 31 luglio 1932 (G.U. 209 del 9 settembre 1932), ampliata dal D.P.R. n. 9 agosto 1967 (G.U. n. 217 del 30 agosto 1967) ed integrata infine con la delimitazione della sottozona “Montespertoli” costituita con D. M. 8 settembre 1997 e ricadente tutta nel territorio dell'omonimo comune in Provincia di Firenze.

Dopo l'entrata in vigore del disciplinare del 1967 inizia la rilevazione dei prezzi al quintale: la quotazione media annua del vino, secondo i dati dei prezzi all'ingrosso delle Camere di Commercio della Toscana, passa da £13.000 del 1967 al £25.285 del 1977.[12]

L'evoluzione degli uvaggi modifica

 
Grappoli di Sangiovese

Fino a tutto il 1700 il vino della zona enologica del Chianti veniva prodotto utilizzando solo le uve del vitigno sangiovese; dai primi anni dell'Ottocento si iniziò ad applicare la pratica di mescolare varietà diverse di uve per migliorare la qualità del vino prodotto (uvaggio).

In quel periodo vennero sperimentate varie miscele, ma fu il Barone Bettino Ricasoli intorno al 1840 a divulgare la composizione da lui ritenuta più idonea per ottenere un vino rosso piacevole, frizzante e di pronta beva e che sarebbe poi diventata la base della composizione ufficiale del vino Chianti:[13] 70% di Sangioveto (denominazione locale per il Sangiovese), 15% di Canaiolo, 15% di Malvasia; e l'applicazione della pratica del governo all'uso Toscano; tale formula, alla quale successivamente vennero aggiunti anche due vitigni a bacca bianca, il Trebbiano e la Malvasia bianca lunga, vengono utilizzati ancora oggi, seppur in via minoritaria come uvaggio. La maggior parte dei produttori utilizza oggi o solo sangiovese o sangiovese con l'aggiunta di piccole quantità di merlot e/o di cabernet sauvignon.

I consorzi di tutela modifica

I loghi attuali dei due Consorzi di tutela

Nel 1924 un gruppo di 33 produttori fonda il Consorzio per la difesa del vino Chianti e della sua marca di origine, limitando la pertinenza alla zona definita nel 1716 dal Granduca di Toscana, zona successivamente designata con l'appellativo “Classico” e con l'immagine del Gallo Nero. Con lo stesso obiettivo, il 22 febbraio 1927, prende vita anche il Consorzio Vino Chianti per iniziativa di un gruppo di 30 viticoltori fiorentini,[N 2][14] animati da spirito innovativo e imprenditoriale.[15]

I due consorzi (Classico e Chianti) hanno condiviso un importante pezzo di storia attraverso diverse tappe con l'evoluzione delle normatve e dei disciplinari.

Zone di produzione modifica

 
Sottozone Chianti

La zona vinicola del Chianti DOCG si estende in buona parte della Toscana centrale e comprende in tutto o in parte le province di: Firenze, Siena, Arezzo, Pisa, Pistoia e Prato e all'incirca circonda la zona dell'altro DOCG del vino Chianti, il Chianti Classico.[16]

Al giorno d'oggi l'uso della denominazione semplice di Chianti per indicare entrambe le zone non è corretto a livello enologico e merceologico.[16]

Nella cultura popolare modifica

 
Bottiglie di Chianti e Chianti Classico

Il vino Chianti spesso compare e/o viene citato sul piccolo e grande schermo:[17]

Note modifica

Esplicative modifica

  1. ^ La Delimitazione della zona Chianti definita nel 1716 dal Granduca di Toscana Cosimo III de' Medici si trova nel documento originale qui
  2. ^ Olinto Guerri Fontanelli, comm. dott. Giuseppe d'Ancona, conte Lorenzo Guicciardini, Stefano Rosselli del Turco, marchese Luigi Viviani della Robbia, prof. Teodoro Stori, dott. Emanuele dei Principi Corsini, Guido dei Principi Corsini, cav. Guido Forini Lippi, conte comm. Guido Chigi Saracini degli Useppi, dott. Domenico Aloisi, avv. Domenico Borella, avv. Giovanni Cateni, conte Clemente Busi, Ottavio Soderi, nobile dott. Federigo de Filippii Cantini, avv. Giovanni Chiostri, Lamberto Sarteschi, avv. Rodolfo Alamanni, marchese Lodovico Antinori, Lorenzo Corsini, marchese Giuliano Gondi, cav. Guido Ciappi, cav. Rambaldo Fineschi, il Barone Giorgio Enrico Levi, cav. Michelangiolo Fonseca, Francesco Giannozzi, marchese Carlo Torrigiani, marchese Antonino Lottaringhi della Stufa, cav. dott. Paolo Aman Niccolini. Cfr.: Roberto Scalacci e Daniele Vergari (a cura di), Pier Antonio Micheli. Istoria delle viti, che si coltivano nella Toscana: nella quale vengono dimostrate, e descritte circa dugento spezie delle medesime, e quali sono disposte metodicamente secondo la forma ... : (manoscritto conservato presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Ms. Targ. Tozz., Str. 374), Firenze, Associazione Giovan Battista Landeschi. Consorzio del vino Chianti. Regione Toscana, 23 gennaio 2009, p. 48.

Bibliografiche modifica

  1. ^ (EN) Mike Madaio, Chianti: Why Are There Two DOCG Regions?, su Vintager, 11 febbraio 2021. URL consultato il 13 agosto 2023.
  2. ^ (DE) Wilhelm Schulze, Zur Geschichte lateinischer Eigennamen, Berlin, Weidmann, 1933 [1904], p. 529.
  3. ^ Silvio Pieri, Toponomastica della Valle dell'Arno, Roma, Tipografia della Reale Accademia dei Lincei, 1919, p. 29, SBN IT\ICCU\UFI\0219040.
  4. ^ Carlo Alberto Mastrelli, Il nome del Chianti, in Chianti. Storia e origine di un nome, 1988, pp. 41-47.
  5. ^ Lamberto Paronetto, Chianti : the history of Florence and its wines, Londra, Wine and spirit publications, 1970.
  6. ^ (EN) Raymond Flower, Chianti: The Land, the People and the Wine, Garrett County Press, 2012.
  7. ^ Ippolita Douglas Scotti, I signori di Firenze, Newton Compton Editori, 2018, ISBN 9788822726582.
  8. ^ Giovanni Righi Parenti, La storia del Chianti, Polistampa, stampa 2005, ISBN 88-8304-854-7, OCLC 955596417. URL consultato il 25 febbraio 2023.
  9. ^ Eleonora Cozzella, I grandi vini italiani: il Chianti, 9 luglio 2020. URL consultato il 22 luglio 2023.
  10. ^ Chianti, 300 anni fa il bando del Granduca, su Rainews. URL consultato il 25 febbraio 2023.
  11. ^ Disciplinare di produzione
  12. ^ Enzo Giorgi e Ilvo Capecchi, Problemi vitivinicoli in Toscana, a cura di Istituto Federale di Credito Agrario per la Toscana, Tipografia Coppini, 1977, p. 221.
  13. ^ il barone Ricasoli, oltre ad essere Ministro nel Governo del Granducato di Toscana e poi Presidente del Consiglio nel Regno d'Italia era anche uno dei maggiori produttori di Chianti.
  14. ^ Roberto Scalacci e Daniele Vergari (a cura di), Pier Antonio Micheli. Istoria delle viti, che si coltivano nella Toscana: nella quale vengono dimostrate, e descritte circa dugento spezie delle medesime, e quali sono disposte metodicamente secondo la forma ... : (manoscritto conservato presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Ms. Targ. Tozz., Str. 374), Firenze, Associazione Giovan Battista Landeschi. Consorzio del vino Chianti. Regione Toscana, 23 gennaio 2009, p. 48.
  15. ^ Atto Costitutivo del 1927
  16. ^ a b Ed McCarthy e Mary Ewing-Mulligan, La Toscana e le sue bellezze, in Vino For Dummies, Hoepli, 20139, ISBN 9788820360535.
  17. ^ Il vino toscano nel cinema, su visittuscany.com. URL consultato il 2 maggio 2023.
  18. ^ Nicolò V. Gallello, Dalla tavola al cinema. Il Chianti protagonista del Made in Italy, in La Nazione, 5 luglio 2022. URL consultato il 2 maggio 2023.

Bibliografia modifica

  • Lamberto Peronetto, Il magnifico Chianti: note per una storia del vino Chianti, Verona, Enostampa, 1967.

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

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