Chiese di Chiloé

templi cristiani in legno del Cile

Le chiese di Chiloé sono templi cristiani in legno costruiti nell'arcipelago di Chiloé, nel Cile meridionale, secondo uno schema tradizionale, dalla metà XVIII secolo sino agli inizi del XX.

 Bene protetto dall'UNESCO
Chiese di Chiloé
 Patrimonio dell'umanità
TipoCulturali
Criterio(ii) (iii)
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal2000
Scheda UNESCO(EN) Churches of Chiloé
(FR) Églises de Chiloé
Navata centrale della chiesa di Achao
Chiesa dell'apostolo Giacomo (Santiago), a Castro (inizi del XX sec.)
Chiesa di San Juan
Chiesa di Ichuac
Chiesa di Tenaun
Chiesa di Nostra Signora dei Dolori, con portico a nove archi e torre ottagonale a due corpi

Storia modifica

Fin dal XVII secolo, furono i gesuiti a farsi carico dell'evangelizzazione di tutte le comunità delle isole con un sistema chiamato "missione circolare" che durava dai tre ai sei mesi[1][2] e che significava percorrere un totale di 4000 km sia in piroga (dalca) che a piedi. Poiché dovevano visitare più di 80 settori e far fronte alle avversità del clima, la permanenza dei missionari in ogni cappella durava solo un paio di giorni. Nei primi anni dell'evangelizzazione, le chiese erano costruzioni rustiche con tetto di paglia[3].

Per poter contare su più sacerdoti fu richiesto al re di concedere la presenza di gesuiti di nazionalità diversa da quella spagnola. Arrivarono quindi frati da varie parti d'Europa, soprattutto dalla Baviera, dall'Ungheria e dalla Transilvania. Furono questi sacerdoti stranieri, nel XVIII secolo, a dar impulso alla costruzione di chiese più durature delle precedenti. Apportarono i disegni, ispirati alle chiese dei loro paesi, e parte delle tecniche di costruzione[4]. Da parte loro, i carpentieri locali contribuirono con la mano d'opera, i materiali e le tecniche specifiche, molte delle quali legate alla costruzione delle navi[5][6].

Dopo l'espulsione dei gesuiti, nel 1776[7], l'opera missionaria rimase ai francescani[8], ma la costruzione dei templi continuò secondo i modelli iniziali e si creò una tradizione architettonica, mantenuta per tre secoli, chiamata "Scuola chilota di architettura religiosa in legno"[9]. Questa tradizione si evolse negli anni passando da uno stile iniziale molto ornato, a un altro, a metà del XIX secolo, molto più sobrio, che rivelano una certa somiglianza con il barocco e il neoclassico europei.

A questa scuola appartengono 150 delle oltre 400 chiese sparse per l'arcipelago. Di queste 150, alcune non hanno resistito al passare del tempo e sono crollate o hanno dovuto essere demolite, altre invece si sono mantenute per quasi 300 anni e sono quindi tra le costruzioni in legno più antiche del pianeta. La necessità di preservarle ha fatto sì che 16 di esse fossero dichiarate monumento nazionale e, nel 2000, patrimonio dell'umanità dell'UNESCO[10][11].

Le 16 chiese patrimonio dell'umanità sono:

Codice Nome Comune Coordinate
971-001 La chiesa di Achao Quinchao 42°28′18.41″S 73°29′27.72″W / 42.47178°S 73.491032°W-42.47178; -73.491032 (La chiesa di Achao)
971-002 La chiesa di Quinchao Quinchao 42°32′06.72″S 73°25′38.62″W / 42.5352°S 73.427394°W-42.5352; -73.427394 (La chiesa di Quinchao)
971-003 La chiesa di Castro Castro 42°28′53.15″S 73°45′50.26″W / 42.48143°S 73.763962°W-42.48143; -73.763962 (La chiesa di Castro)
971-004 La chiesa di Rilán Castro 42°31′10.7″S 73°37′43.05″W / 42.51964°S 73.628624°W-42.51964; -73.628624 (La chiesa di Rilán)
971-005 La chiesa di Nercón Castro 42°30′04.39″S 73°47′07.59″W / 42.50122°S 73.785441°W-42.50122; -73.785441 (La chiesa di Nercón)
971-006 La chiesa di Aldachildo Puqueldón 42°35′01.81″S 73°36′43.74″W / 42.583837°S 73.612149°W-42.583837; -73.612149 (La chiesa di Aldachildo)
971-007 La chiesa di Ichuac Puqueldón 42°36′57.42″S 73°43′11.39″W / 42.61595°S 73.719831°W-42.61595; -73.719831 (La chiesa di Ichuac)
971-008 La chiesa di Detif Puqueldón 42°41′06.33″S 73°33′23.73″W / 42.685093°S 73.556591°W-42.685093; -73.556591 (La chiesa di Detif)
971-009 La chiesa di Vilupulli Chonchi 42°35′35.12″S 73°47′17.44″W / 42.59309°S 73.788178°W-42.59309; -73.788178 (La chiesa di Vilupulli)
971-010 La chiesa di Chonchi Chonchi 42°37′23.83″S 73°46′22.75″W / 42.623286°S 73.772986°W-42.623286; -73.772986 (La chiesa di Chonchi)
971-011 La chiesa di Tenaún Dalcahue 42°19′57.53″S 73°22′24.38″W / 42.332646°S 73.373439°W-42.332646; -73.373439 (La chiesa di Tenaún)
971-012 La chiesa di Colo Quemchi 42°15′00.5″S 73°21′57.96″W / 42.250138°S 73.3661°W-42.250138; -73.3661 (La chiesa di Colo)
971-013 La chiesa di San Juan Dalcahue 42°20′06.23″S 73°30′15.3″W / 42.335065°S 73.504249°W-42.335065; -73.504249 (La chiesa di San Juan)
971-014 La chiesa di Dalcahue Dalcahue 42°22′48″S 73°39′06.84″W / 42.38°S 73.6519°W-42.38; -73.6519 (La chiesa di Dalcahue)
971-015 La chiesa di Chelín Castro 42°36′04.47″S 73°30′58.1″W / 42.601243°S 73.516139°W-42.601243; -73.516139 (La chiesa di Chelín)
971-016 La chiesa di Caguach Quinchao 42°30′37.2″S 73°15′57.48″W / 42.510332°S 73.265968°W-42.510332; -73.265968 (La chiesa di Caguach)

Struttura modifica

Le chiese chilote hanno una struttura base comune con variazioni minori secondo la zona geografica o l'epoca di costruzione.

L'edificio, poggiato su fondamenta di pietra[12], ha forma rettangolare con tetto a due spioventi e si affaccia su uno spiazzo per le processioni, che nei centri maggiormente popolati è diventato la piazza del villaggio.

La facciata è costituita da un portico ad archi e da una torre campanaria nella parte superiore. Comunemente il numero degli archi è cinque, ma alcune chiese non li hanno e altre ne hanno sette o nove. La torre di solito è di forma ottagonale, a due o tre corpi[2].

L'interno, più riccamente decorato[13], è composto da tre navate, separate da file di colonne. Sopra il portico c'è uno spazio per il coro. Solitamente la navata centrale ha il soffitto concavo, come il fondo di una barca. Alcune delle chiese conservano il pulpito.

Di particolare interesse le sculture in legno, i cui tratti schematici ricordano quelle delle riduzioni gesuite in Paraguay ma con elementi di originalità propri[13].

Materiali modifica

Il legname che fu usato nella costruzione di queste chiese proviene dai boschi di Chiloé o dalla provincia di Palena. Le travi, i pilastri, e il rivestimento interno sono di legno duro e resistente all'umidità, come il cipresso, il mañío o il nothofagus (cohiue). Per unire le parti più grandi si usarono cavicchi di luma (una mirtacea)[14]. Non è invece vera la convinzione, diffusa nel resto del Cile, che le chiese chilote non contengano chiodi nella loro costruzione: tutte ne hanno nei pavimenti e nel rivestimento esterno[15].

All'esterno predominano i rivestimenti in tavolette di alerce (una cupressacea), ma sono state usate anche tavole componibili sulle fiancate e lamine di zinco sul tetto.

Note modifica

  1. ^ Sulla durata e sulla natura della missione itinerante dei gesuiti nell'arcipelago, cfr. Andrés I. Prieto, Missionary Scientists: Jesuit Science in Spanish South America, 1570-1810, 2011.
  2. ^ a b (ES) Berg Costa, L., Restauración en Chilóe (Chile): La iglesia de Castro (PDF), in Apuntes: Revista de Estudios sobre Patrimonio Cultural - Journal of Cultural Heritage Studies, vol. 20, n. 1, 8 febbraio 2007, pp. 126-141. URL consultato il 28 agosto 2012.
  3. ^ Bailey in O'Malley, op.cit., pagg. 220-225
  4. ^ Sul ruolo dei missionari provenienti dall'Europa centro-orientale nell'influenzare le forme architettoniche delle chiese, cfr Bailey, 2006.
  5. ^ Il contributo della cultura locale nel definire questa forma di architettura è esplicitato anche nelle motivazioni dell'UNESCO: The Churches of Chiloé are outstanding examples of the successful fusion of European and indigenous cultural traditions to produce a unique form of wooden architecture, (EN) UNESCO, Convention concerning the protection of the world cultura and natural heritage (PDF), su World Heritage Committee, Twenty-fourth session, Cairns, Australia, 10 gennaio 2001, p. 41. URL consultato il 27 agosto 2012.
  6. ^ L'architettura delle chiese richiama chiaramente le tecniche di costruzione navale: alcune chiese peraltro includono elementi riciclati di navi in legno. Cfr. John H. Stubbs, Emily G. Makaš, Architectural Conservation in Europe and the Americas, 2011.
  7. ^ L'atto di soppressione è datato 11 dicembre 1776, cfr. Bailey, 2006.
  8. ^ Rodolfo Urbina, op.cit., pagg. 77-96
  9. ^ Ramon Gutierrez, op.cit., pagg. 274-275
  10. ^ (EN) UNESCO, Convention concerning the protection of the world cultura and natural heritage (PDF), su World Heritage Committee, Twenty-fourth session, Cairns, Australia, 10 gennaio 2001, p. 41. URL consultato il 9 ottobre 2011.
  11. ^ (ES) Consejo de Monumentos Nacionales, Postulación de las iglesias de Chiloé para su inclusión en la lista del patrimonio mundial ante la UNESCO (PDF), Santiago del Cile, Consejo de Monumentos Nacionales, 2003, ISBN 956-7953-00-7. URL consultato il 12 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 2 gennaio 2023).
  12. ^ Bailey, 2006,
  13. ^ a b Bailey, 2006.
  14. ^ Sui materiali da costruzione, cfr. Bailey, 2006, che descrive il legname utilizzato per la costruzione della chiesa di Santa Maria di Loreto ad Achao: legni esclusivamente locali, tra i quali il cipresso e l'alerce, che doveva comunque essere tratto dalla vicina costa del continente.
  15. ^ Berg Costa, Op.Cit. 2005,pp 11-24

Bibliografia modifica

  • Araneda, José y Horta, Haroldo, Chiloé. Un legado universal, Santiago de Chile, Kaktus, 2001, ISBN 956-7136-16-5.
  • Bailey, Gauvin Alexander, "Cultural Convergence at the Ends of the Earth: The Unique Art and Architecture of the Jesuit Missions to the Chiloé Archipelago (1608-1767)" in John W. O'Malley, "The Jesuits II: Cultures, Sciences, And The Arts, 1540-1773", Toronto, University of Toronto Press, 2006.
  • Guarda, Gabriel, La tradición de la madera, Santiago de Chile, Pontificia Universidad Católica de Chile, 1995.
  • Berg Costa, Lorenzo, Iglesias de Chiloé: Conservando lo Infinito: Proyecto y Obras 1988-2002, Santiago de Chile, Universidad de Chile, 2005.
  • Gutiérrez, Ramón, La otra arquitectura: ciudad, vivienda y patrimonio, CONACULTA, Ciudad de Mexico, Centro de Documentación de Arquitectura Latinoamericana, 2000.

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