Cho Oyu

La sesta montagna più alta della Terra, situata in Nepal e Cina

Il Cho Oyu (la Dea Turchese) con i suoi 8201 m s.l.m., è la sesta montagna più elevata della Terra, situato sul confine tra Cina e Nepal, all'interno della catena dell'Himalaya e distante circa 20 km ad ovest dell'Everest.

Cho Oyu
Il versante sud-est del Cho Oyu visto dal villaggio di Gokyo
StatiBandiera della Cina Cina
Bandiera del Nepal Nepal
Altezza8 201 m s.l.m.
Prominenza2 344 m
Isolamento29 km
CatenaHimalaya
Coordinate28°05′39″N 86°39′39″E / 28.094167°N 86.660833°E28.094167; 86.660833
Altri nomi e significatiCho Oyo
Mt. Zhuoaoyou
Data prima ascensione19 ottobre, 1954
Autore/i prima ascensioneGli austriaci Herbert Tichy e Josef Jochler insieme allo sherpa Pasang Dawa Lama.
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Nepal
Cho Oyu
Cho Oyu

Ascensioni modifica

È stato il quinto ottomila a essere scalato (1954), dopo l'Annapurna I (1950), l'Everest (1953), il Nanga Parbat (1953) e il K2 (1954). Proporzionalmente, è considerato l'ottomila meno impegnativo,[1] ed è quello che presenta il tasso di mortalità più basso.[2] Per queste sue caratteristiche, e per la facilità di accesso al campo base,[1] è anche l'ottomila che registra il maggior numero di scalate effettuate, subito dopo l'Everest.[2]

«… è Cho Oyu, la "Dea turchese"… È alta 8201 metri… È splendida e si leva candida nell'alba livida su un paesaggio lunare. Vista così, che sale per pendii apparentemente moderati dal circostante deserto, ha un'aria stranamente affabile, non respingente: sul versante opposto credo sia un'altra storia, anche se si tratta di una montagna considerata tutto sommato "facile" dagli alpinisti.»

Primi tentativi modifica

Nel 1951 gli alpinisti Tom Bourdillon e William Hutchinson Murray, facenti parte di una spedizione inglese guidata da Eric Shipton, raggiunsero il colle Nangpa La nelle vicinanze del Cho Oyu dal lato cinese. La spedizione aveva come scopo principale l'esplorazione dell'Everest, e il Cho Oyu fu un obiettivo secondario.[4]

Nel 1952 le pareti del Cho Oyu e alcune vette circostanti furono esplorate nuovamente da una spedizione inglese, sempre guidata da Shipton. Vi facevano parte, tra gli altri, gli alpinisti Edmund Hillary, George Lowe, Tom Bourdillon, Charles Evans e Alfred Gregory. Fu scelto il Cho Oyu in seguito al mancato permesso per l'Everest, ma la spedizione fu comunque utilizzata come allenamento per la salita dell'Everest dell'anno successivo, che sarebbe stato un successo per Hillary e Tenzing Norgay. Fu esplorata sia la parete sud-est, nepalese, da parte di Evans e Gregory, che la parete nord da Hillary e Lowe.[5]

Prima ascensione modifica

La prima ascensione fu compiuta il 19 ottobre 1954 dagli austriaci Herbert Tichy, Joseph Jöchler e dallo sherpa Pasang Dawa Lama, lungo il versante nord ovest. La spedizione diventò famosa per l'utilizzo dello stile alpino senza ossigeno, in netto contrasto con lo stile pesante dell'epoca.[6]

Prima ascensione femminile modifica

La prima ascensione femminile fu realizzata il 13 maggio 1984 da Věra Komárková e Dina Štěrbová, facenti parte di una spedizione cecoslovacca.[7][8] Komárková aveva già salito in prima femminile l'Annapurna I nel 1978.[9]

Prima ascensione invernale modifica

La prima ascensione invernale fu compiuta il 12 febbraio 1985 da Maciej Berbeka e Maciej Pawlikowski (via ripetuta tre giorni dopo da Andrzej Heinrich e Jerzy Kukuczka), facenti parte di una spedizione polacca.[10]

Altre salite modifica

Nel seguente elenco sono riportati gli altri eventi più significativi riguardanti il Cho Oyu.[11]

  • 1958 Seconda ascensione da parte di una spedizione indiana. Curiosamente Pasang Dawa Lama è ancora summiter, giungendo in vetta per la seconda volta.
  • 1959 Quattro donne perdono la vita nel corso di una sfortunata spedizione internazionale femminile durante il periodo invernale.
  • 1978 Gli alpinisti austriaci Eduard Koblmüller e Alois Furtner compiono la salita dell'estremamente difficile versante sud-est.
  • 1983 Reinhold Messner traccia una linea nuova di salita nel corso della sua quarta esperienza sulla montagna.
  • 1993 Marianne Chapuisat è la prima donna a scalare un 8 000 in inverno.
  • 1994 Prima salita solitaria lungo la via sud ovest ad opera del giapponese Yasushi Yamanoi.[12]
  • 2009 L'11 maggio Denis Urubko e Boris Dedeško aprono una nuova via sulla parete sud-est. Per Urubko si tratta del quattordicesimo ottomila.[13] La salita viene premiata con il Piolet d'Or 2010.[14]
  • 2010 Il 3 ottobre l'alpinista trentino Walter Nones è morto durante il tentativo di apertura di una nuova via sul versante sud-ovest, intorno ai 7 000 metri. Nones è stato trovato senza vita in fondo a un dirupo. I particolari dell'incidente non sono conosciuti, essendo solo l'alpinista al momento della caduta, avvenuta forse per lo staccarsi di una valanga o di una lastra di ghiaccio.[15][16]

Discese in sci e snowboard modifica

  • 2009 Il 24 settembre Marco Galliano è il primo italiano a discendere il Cho Oyu in snowboard.[17]
  • 2011 il 4 ottobre Fabio Beozzi realizza la prima discesa in sci del versante Messner da 8100 m, 100 metri prima della vetta a causa di un principio di congelamento.[18]
  • 2013 il 30 settembre Mario Monaco effettua la prima discesa italiana integrale in sci dalla vetta.[19]

Galleria d'immagini modifica

Note modifica

  1. ^ a b [1]
  2. ^ a b Stairway to heaven, su economist.com, The Economist, 29 maggio 2013. URL consultato il 7 settembre 2015.
  3. ^ Mario Biondi, Con il Buddha di Alessandro Magno. Dall'Ellenismo sull'Indo ai misteri del Tibet, Milano, Ponte alle Grazie, 2008, ISBN 9788879289863.
  4. ^ (EN) William Hutchinson Murray, The reconnaissance of Mount Everest, 1951, su himalayanclub.org. URL consultato il 25 marzo 2013.
  5. ^ (EN) Michael Ward, Preparations for Everest. Cho Oyu, London and Zermatt 1952 (PDF), in Alpine Journal, 1995. URL consultato il 25 marzo 2013.
  6. ^ (EN) Herbert Tichy, Cho Oyu 26,750 feet, su himalayanclub.org. URL consultato il 25 marzo 2013.
  7. ^ (EN) 2 Women Scale Nepal Peak, su nytimes.com, 21 maggio 1984. URL consultato il 25 marzo 2013.
  8. ^ (EN) Cho Oyu - Climbing History, su summitpost.org, 12 maggio 2008. URL consultato il 25 marzo 2013.
  9. ^ (EN) Arlene Blum, Women on Annapurna, su himalayanclub.org. URL consultato il 22 marzo 2013.
  10. ^ (EN) Andrzej Zawada, The first winter ascent of Cho Oyu (PDF), in Alpine Journal, 1988. URL consultato il 25 marzo 2013.
  11. ^ (EN) Cho Oyu : The History, su k2news.com. URL consultato il 2 gennaio 2012.
  12. ^ (EN) Pavle Kozjek, Cho Oyu, su alpinist.com, 1º marzo 2007. URL consultato il 2 gennaio 2012.
  13. ^ Denis Urubko, Cho Oyu e tutti i 14 Ottomila, su planetmountain.com, 18 maggio 2009. URL consultato il 2 gennaio 2012.
  14. ^ Vinicio Stefanello, Piolet d'Or, i vincitori e l'alpinismo del futuro, su planetmountain.com, 12 aprile 2010. URL consultato il 2 gennaio 2012.
  15. ^ Sara Sottocornola, Cho Oyu, atteso il recupero di Walter Nones, su montagna.tv, 4 ottobre 2010. URL consultato il 25 marzo 2013.
  16. ^ Walter Nones è morto sul Cho Oyu, su planetmountain.com, 3 ottobre 2010. URL consultato il 2 gennaio 2012.
  17. ^ Marco Galliano e la prima discesa italiana in snowboard del Cho Oyu, su planetmountain.com, 30 settembre 2009. URL consultato il 2 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2009).
  18. ^ Cho Oyu con gli sci, il racconto di Fabio Beozzi, su planetmountain.com, 13 ottobre 2011. URL consultato il 2 gennaio 2012.
  19. ^ La discesa da brividi lungo un ottomila, La Stampa, 17 ottobre 2013. URL consultato il 14 febbraio 2014.

Bibliografia modifica

  • AA.VV., Cho Oyu, in La montagna. Grande enciclopedia illustrata, vol. 3, Istituto Geografico De Agostini, 1976, p. 17.
  • Reinhold Messner, Cho Oyu, in Sopravvissuto: i miei 14 ottomila, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1987, pp. 160-175, ISBN 978-88-402-4322-1.

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN235045056 · GND (DE4090411-8