Ciliegia

frutto del ciliegio
Disambiguazione – Se stai cercando l'omonimo colore, vedi Ciliegia (colore).

La ciliegia è il frutto del ciliegio (Prunus avium). La pianta domesticata è stata ottenuta da ripetute ibridazioni della specie botanica.

Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Ciliegia
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Ordine Rosales
Famiglia Rosaceae
Genere Prunus
Sottogenere Cerasus
Specie
Due ciliegie

Etimologia modifica

Il nome italiano di ciliegia (conosciuto in toscano come ciriègia) deriva direttamente dal latino volgare ceresia[1] che, dalla sua forma cerasia è presente in diverse lingue, tra cui portoghese (cereja), francese (cerise), spagnolo (cereza), rumeno (cireașă), sardo (cerexa o ceriasa), romano (cerasa), piemontese (ciresa), lombardo (scirés), ligure (ciéxa), emiliano (srèsa), siciliano (cirasa), veneto (saresa), friulano (cjariese), napoletano (cerasa) e inglese (cherry). Anche in italiano è chiamata cerasa, ma si tratta di un termine desueto, che ancora persiste in usi regionali dell'Italia centrale e meridionale.

Storia modifica

A sua volta, il termine latino proviene dal greco κέρασος (kérasos), derivante dalla città di Cerasunte nel Ponto (attuale Turchia) da cui, secondo Plinio il Vecchio, furono importati a Roma nel 72 a.C. da Lucullo i primi alberi di ciliegio.[2]

Le ciliegie furono introdotte in Inghilterra a Teynham, vicino a Sittingbourne nel Kent, per ordine di Enrico VIII, che le aveva assaggiate nelle Fiandre.

Le ciliegie, insieme a molti altri alberi e piante da frutto, probabilmente arrivarono per la prima volta in Nord America intorno al 1606 nella colonia della Nuova Francia di Port Royal, l'odierna Annapolis Royal, Nuova Scozia. Richard Guthrie descrisse nel 1629 la "fruttuosa valle adornata con... una grande varietà di alberi da frutto, castagne, pere, mele, ciliegie, prugne e tutti gli altri frutti".

Coltivazione modifica

Il frutto può nascere da due diverse specie botaniche: da una parte il ciliegio dolce (Prunus avium), che produce le ciliegie che siamo abituati a consumare come frutta fresca; dall'altra il ciliegio acido (Prunus cerasus), che produce amarene, visciole o marasche, genericamente definite come ciliegie acide. In questo articolo si descrive la ciliegia propriamente detta, frutto del Prunus avium.

La ciliegia, normalmente sferica, di 0,7-2 centimetri di diametro, può assumere anche la forma a cuore o di sfera leggermente allungata. Il colore, normalmente rosso, può spaziare, a seconda della varietà, dal giallo chiaro del Graffione bianco piemontese al rosso quasi nero del Durone nero di Vignola. Anche la polpa assume colorazione e consistenza diverse a seconda della varietà e passa dal bianco al rosso nerastro nel primo caso e dal tenero al croccante nel secondo caso. Il gusto è dolce, mai stucchevole, con punte di acidulo.

La ciliegia matura nel periodo primaverile-estivo e contiene un solo seme duro, color legno.

In Italia sono principalmente diffuse due categorie di ciliegie: i duroni, più grandi e scuri, e le tenerine, più chiare e piccole. Per la Chiesa cattolica la ciliegia ha anche un suo santo protettore: San Gerardo dei Tintori, si trova nella città di Monza nell'omonima chiesa e si festeggia il 6 giugno.

Composizione chimica modifica

Secondo uno studio della Michigan State University[senza fonte], le antocianine (contenute in elevate quantità nelle ciliegie) inibiscono la cicloossigenasi, gli enzimi che rispondono a processi infiammatori segnalando la sensazione di dolore; il risultato è simile a quello dell'aspirina[3] e dell'ibuprofene senza però effetti collaterali. Le antocianine hanno inoltre un'azione antiossidante. Secondo un altro studio della stessa università, una dieta ricca di ciliegie avrebbe dimostrato di poter ridurre i fattori di rischio associati a malattie cardiache e diabete di tipo 2 nei ratti.[4]

Il nocciolo contiene acido cianidrico.

Produzione modifica

I 10 maggiori produttori di ciliegia dolce nel 2018[5]
Paese Produzione (tonnellate)
  Turchia 639.564
  Stati Uniti 312.430
  Uzbekistan 172.035
  Cile 155.935
  Iran 137.268
  Italia 114.798
  Spagna 106.584
  Romania 90.837
  Grecia 90.290
  Ucraina 84.640

Raccolta modifica

 
Raccolta delle ciliegie in una miniatura del Tacuina sanitatis del XIV secolo

La raccolta ha inizio dalla fine di maggio fino alla fine di luglio.

 
Ciliegie mature

La raccolta delle ciliegie coincide nella maggior parte dei casi con il mese di giugno. Il 24 giugno, festa di San Giovanni, si completa la raccolta delle ciliegie precoci e di media maturazione, per questo le piccole larve bianche del Dittero Rhagoletis cerasi che si trovano nei frutti infestati in tale periodo sono detti appunto "giovannini", o l'equivalente, nei vari dialetti o lingue locali.

Ci sono però anche varietà che maturano più tardi, come per esempio la ciliegia S.Giacomo che, come suggerisce il nome, matura il 25 luglio, appunto nel giorno di San Giacomo il Maggiore, pur trovandosi nel sud Italia nei territori compresi tra Marzano Appio e Caianello, a bassa altitudine.

Per la vendita al pubblico le ciliegie vengono suddivise in due categorie: nella prima, i frutti devono essere provvisti di peduncolo e corrispondere per forma e colore alla varietà dichiarata; per la seconda categoria si accettano piccoli difetti di forma e colori diversi.

Per sua costituzione naturale (dimensioni degli alberi e dimensione dei frutti, gli alberi sono grandi ed assurgenti, ed i frutti sono relativamente piccoli), buona parte del costo del frutto è dovuto agli oneri di raccolta; in alcuni casi i coltivatori organizzano la vendita "sull'albero": il cliente ritira un canestro e provvede direttamente a raccogliere i frutti sull'albero ed a riempire il canestro. Provvedendo direttamente alla raccolta, il cliente pagherà un prezzo molto limitato.

Elenco di varietà modifica

Note modifica

  1. ^ http://www.treccani.it/vocabolario/ricerca/CILIEGIA/
  2. ^ Robert S. P. Beekes, Etymological Dictionary of Greek, Brill, 2010, ISBN 978-90-04-17418-4.
    «As the improved cherry came from the Pontos area (cf. Κερασοῦς "rich in cherries", town on the Pontos), the name is probably Anatolian as well. Given its intervocalic σ, the form must be Anatolian or Pre-Greek. For the suffix, cf. ▶-θíασος, ▶-κάρπασος, which too are of foreign origin. Assyr. karšu has also been adduced. Cf. on ▶κράνον 'cornelian cherry'. Gr. κέρασος, -íα, κεράσιον were borrowed into many languages: Asiatic names of the cherry-tree and the cherry, like Arm. ker̄as, Kurd. ghilas, and in the West, Lat. cerasus, -ium, VLat. ★cerasia, ★ceresia, -ea; from Latin came the Romance and Germanic forms like MoFr. cerise, OHG chirsa > Kirsche. Lit.: Olck in PW 11: 509f. and Hester Lingua 13 (1965): 356.»
  3. ^ Enciclopedia della nutrizione , dalla A alla Z tutti i cibi che guariscono; M.Murray, J.Pizzorno, L. Pizzorno 2005 [1] Archiviato il 26 giugno 2009 in Internet Archive.
  4. ^ (EN) Tart cherries may reduce factors associated with heart disease and diabetes | University of Michigan Health System Archiviato il 21 settembre 2013 in Internet Archive.
  5. ^ (EN) Food and Agriculture Organization of The United Nations, FAOSTAT, su fao.org. URL consultato il 7 agosto 2020.
  6. ^ a b c Prodotta dall'agronomo italiano Giorgio Bargioni
  7. ^ Comune di Ceresara. Terra di ciliegie.

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàThesaurus BNCF 62558 · BNE (ESXX534700 (data) · NDL (ENJA00576210