Daniel van den Dyck

pittore fiammingo

Daniel van den Dyck (Anversa, 1610Mantova, 1670) è stato un pittore e incisore fiammingo, dedito soprattutto ai soggetti religiosi e mitologici e alla ritrattistica, ha svolto gran parte della sua attività in Italia.

Ritratto di nobiluomo, 1650 ca., collezione privata.
Martirio di san Lorenzo, 1650 c., Chiesa della Madonna dell'Orto, Venezia.

Biografia modifica

Daniel van den Dyck si formò ad Anversa con Peter Verhaecht (?-1652).

Fu ammesso alla Corporazione di San Luca ad Anversa verso il 1631 - 1632 e divenne un maestro qualificato verso il 1633 - 1634.

Alla fine di settembre del 1633 si recò a Bergamo in Italia e nel 1634 si trasferì a Venezia, dove sposò Lucrezia, figlia del pittore Nicolas Régnier, anch'essa pittrice.[1]

Dal 1658 al 1661 fu prefetto delle fabbriche presso la corte ducale gonzaghesca di Mantova. Nel Palazzo Ducale è riconosciuta come opera di Daniel Van den Dyck una Venere dipinta nell'oculo del soffitto del Gabinetto dei Mori oltre al grande dipinto Lo sposalizio della Vergine, recentemente restaurato e ora esposto nella Galleria Nuova del Museo di Palazzo Ducale.[2]

Con il coetaneo Pietro Della Vecchia (1603-1678) dipinse gli affreschi nel Palazzo Pesaro di Preganziol.

Gli sono stati attribuiti anche gli affreschi della Villa Venier-Contarini a Mira, vicino a Venezia, raffiguranti scene della Leggenda di Psiche.

Il suo stile è stato influenzato da Rubens, come si può vedere dalla sua opera Il Martirio di San Lorenzo (Madonna dell'Orto, Venezia).

Dei cinque ritratti visibili presso l'Accademia Carrara di Bergamo che gli sono attribuiti, almeno tre datati 1633 sono improbabili siccome lasciò Anversa per l'Italia alla fine di settembre del 1633.

Opere modifica

 
Ritratto di Antonio Canal, 1647, Birmingham Museum and Art Gallery

Note modifica

  1. ^ Stefano Ticozzi, Dizionario degli architetti, scultori, pittori, intagliatori, Milano, Gaetano Schiepatti, 1832, p. 233.
  2. ^ Paola Cortese, Van den Dyck in Ducale. Restaurato il capolavoro, in Gazzetta di Mantova, 15 novembre 2017.
  3. ^ Stefano L'Occaso, Il Palazzo Ducale di Mantova, Milano, 2002.

Altri progetti modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN296913044 · ISNI (EN0000 0000 9771 4472 · SBN BVEV089130 · CERL cnp02077901 · ULAN (EN500021785 · GND (DE1036098052 · BNF (FRcb14966568z (data) · WorldCat Identities (ENviaf-296913044