Danza Macabra (Saint-Saëns)

poema sinfonico di Camille Saint-Saëns del 1874

Danza Macabra op. 40 (Danse macabre) è un breve poema sinfonico composto nel 1874 da Camille Saint-Saëns che nacque come Chanson (voce e pianoforte) e fu successivamente strumentata.

Danza Macabra
CompositoreHenri Cazalis (parole) / Camille Saint-Saëns
Tonalitàsol minore
Tipo di composizionechanson, strumentata in poema sinfonico
Numero d'operaop. 40
Epoca di composizione1874
Prima esecuzioneConcerts Colonne, Parigi, 25 gennaio 1874
DedicaGustave Jacquet
Durata media7 minuti
Organicochanson originale: voce e pianoforte

strumentazione sinfonica: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti in si♭, 2 fagotti, 2 corni in sol ordinari, 2 corni in re cromatici, 2 trombe in re cromatiche, 3 tromboni e tuba, xilofono, 3 timpani in re, la, sol, triangolo, piatti, grancassa, arpa, violino solo scordato (mi♭/la/re/sol), archi

Movimenti
unico (Moderato di valzer)

Storia della composizione modifica

 
Danza macabra di Michael Wolgemut

La Danza Macabra è stata eseguita per la prima volta il 25 gennaio 1874 ai Concerts Colonne di Parigi, dove qualche settimana prima era stato presentato il "Phaéton op. 39", il secondo lavoro del genere di Camille Saint-Saëns.

Tra le numerose fonti d'ispirazione - la danza macabra, amata dall'iconografia medievale, fu già soggetto ispiratore di musiche (Totentanz di Liszt, ad esempio) e trasfigurazioni letterarie (come La maschera della morte rossa di Edgar Allan Poe) - il compositore si rivolse al poemetto grottesco scritto da Henri Cazalis sulla scorta della rinomata ballata di Goethe che aveva creato una scena parodistica in cui la morte suonava un violino scordato in un cimitero.

La musica di Saint-Saëns non accoglie le ordinarie suggestioni demoniache ma prende le mosse dall'originale rilettura per cercare il "caratteristico" in una strumentazione ammiccante e spiritosa.

Per comporre questa musica, come vedremo nel paragrafo dopo, Camille si ispirò al poemetto di Henri Cazalis intitolato "Égalité, Fraternité" e pubblicato nella raccolta Melancolia (Parigi, Alphonse Lemerre, 1868).

Testo modifica

Di seguito la traduzione italiana del poemetto scritto da Henri Cazalis:

«I raggi della luna filtrano a intervalli fra nuvole a brandelli. Dodici cupi rintocchi risuonano dal campanile della chiesa. Svanito l'ultimo di essi, si odono strani rumori dall'attiguo cimitero, e la luce della luna investe una fantomatica figura: la Morte, che suona il violino, seduta su una pietra tombale. Si odono strida dai sepolcri circostanti e il vento ulula fra le cime degli alberi spogli. Le note sinistre dello scordato violino della Morte chiamano i morti fuori dalle tombe; e questi, avvolti in bianchi sudari, volteggiano attorno in una danza infernale. La quiete del sacro recinto è distrutta da grida sorde e risa orribili. La ridda degli scheletri, col rumore secco delle ossa, diviene sempre più selvaggia, e la Morte, nel mezzo, batte il tempo col suo piede scricchiolante di scheletro. Improvvisamente, come presi da un sospetto terribile, i morti si arrestano. Nel vento gelido si sentono le note della Morte. Un fremito percorre i ranghi dei trapassati: i teschi sogghignanti si rivolgono in ascolto verso la pallida luna. Ma le note stridenti della Morte di nuovo rompono il silenzio, e i morti riprendono a danzare più selvaggiamente di prima. L'ululo del vento si unisce al coro dei fantasmi, gemendo fra i rami nudi dei tigli. D'improvviso la Morte smette di suonare, e nel silenzio che segue si ode il canto del gallo. I morti si affrettano verso le tombe e la fatale visione svanisce nella luce dell'alba.»

Analisi della composizione modifica

 
Clusone, oratorio dei disciplini, danza macabra

I dodici rintocchi della mezzanotte sono eseguiti pizzicando una corda d'arpa (quella del Re).

Si odono strani passi nel cimitero, riprodotti da un contrabbasso pizzicato e allora appare la Morte che suona il violino. Il violino della Morte, oltre ad avere la corda più alta "scordata" appositamente, suona anche in tonalità diversa: infatti esegue degli accordi di Mi minore, mentre il brano è in Mi maggiore. Questo tema, il tema del richiamo, rappresenta la Morte che accorda il violino ed è costituito da tre suoni: Re, Mi♭ e Sol.

Il tema A rappresenta i corpi dei defunti che si levano dalle tombe. Tutta la melodia si svolge sulla successione cromatica di sei semitoni: Sol, La♭, La, Si♭, Si e Do. Inizia con un'introduzione "spettrale" del flauto accompagnato dall'arpa per poi passare agli archi. Una terzina di timpani e riappare la Morte che comincia a suonare la sua lamentosa melodia con il suo violino scordato. Gli scheletri escono dalle tombe: sono rappresentati dal flauto e dopo la loro introduzione sulla scena riappare il violino della Morte. Avvolti in bianchi sudari si mettono a ballare forsennatamente: questa scena è descritta dal violino e dall'orchestra, sotto i rintocchi cadenzati del triangolo e dei timpani, tutti in fortissimo.

La danza vera e propria è formata da contrabbassi e violoncelli (sempre in fortissimo) che ripropongono il tema B inframmezzati da suoni "animaleschi" degli ottoni: le grida e le risa dei defunti. Nel quadro successivo riappare il tema A suonato dal violino scordato della Morte e a intervalli si presenta lo xilofono, una rappresentazione comica del rumore secco delle ossa degli scheletri che danzano. Il tema B diventa una fuga, una variazione sul famoso tema del Dies irae, suonato da tutta l'orchestra e poi presentato prima dai legni e poi dai tromboni. Un'altra variazione sul tema B: introduzione del violino, passaggio ai legni, ritorno al violino e ripresa da tutti gli archi. Il silenzio è rotto dalla Morte che riprende a suonare prima il tema A e poi il tema B, sotto forma di canone, presentato da violino, trombe e xilofoni. A questo segue un breve tema di passaggio eseguito dall'orchestra al completo, poi decrescere in un pianissimo: l'orchestra ripropone frammenti del tema A interrotti dal rullare in crescendo dei timpani. Il tema passa poi alle trombe.

Inizia un folle crescendo: gli archi imitano le folate del vento mentre il violino scordato suona di nuovo il tema A e il tema B (quest'ultimo variato): il crescendo arriva a un fortissimo, fatto dalla sovrapposizione del tema A suonato dagli archi e del tema B, riproposto dagli ottoni, il tutto scandito dall'assordante esplodere degli archi. Persino il vento (rappresentato ancora dagli archi) si unisce al coro degli spiriti (orchestra).

Improvvisamente si arresta tutto. Si sente solo un oboe, che rappresenta il canto del gallo, ovvero l'alba. Un rabbioso colpo di timpani e il tremolo d'archi segna la fine della ridda e la Morte, vinta dall'arrivo dell'alba, suona il tema conclusivo con il suo scordato violino. La scena (e la composizione) si conclude con un pizzicato d'archi.

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN177004348 · GND (DE300133626 · BNF (FRcb13918545m (data) · J9U (ENHE987007599625205171
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