Diana Vreeland

giornalista francese

Diana Dalziel coniugata Vreeland (Parigi, 29 settembre 1903New York, 22 agosto 1989) è stata una giornalista statunitense di origine francese, specializzata nella moda. È considerata un'icona della moda e lo stile negli anni sessanta, venendo tuttora ricordata come una delle personalità più influenti del settore[1].

Diana Dalziel

Biografia modifica

Nata Diana Dalziel a Parigi, era figlia di padre britannico, Frederick Young Dalziel, e madre americana, Emily Key Hoffman. Gli Hoffman facevano parte dell'alta società americana, erano discendenti del fratello di George Washington oltre che cugini di Francis Scott Key. Diana Vreeland aveva una sorella, Alexandra Dalziel, ed era cugina di Pauline de Rothschild. La famiglia si trasferì alla fine della prima guerra mondiale negli Stati Uniti.

Diana Dalziel sposò il banchiere Thomas Reed Vreeland nel 1924. Dopo il matrimonio la coppia si trasferì a Londra, dove la Vreeland aprì una boutique per signore, che poteva annoverare fra i clienti Wallis Simpson, futura Duchessa di Windsor. In questo periodo Diana visitò spesso Parigi, dove nel 1926 incontrò Coco Chanel e la sua amica gioielliera Suzanne Belperron[2].

Nel 1937 Diana Vreeland si trasferì nuovamente a New York. Qui iniziò la sua carriera come giornalista e redattrice per la rivista di moda Harper's Bazaar. Importante firma di Harper's Bazaar e Vogue, nel 1965 fu ammessa nella Hall of Fame della Lista internazionale delle donne meglio vestite[3]. nello stesso anno coniò il termine youthquake, che venne a identificare l'omonimo movimento giovanile.[4] Dal 1962 al 1972 fu redattrice capo della rivista Vogue America. Nel 1967 morì suo marito e nel 1972 la Vreeland iniziò a lavorare come consulente tecnico con l'istituto del costume del Metropolitan Museum of Art.

Influenze nella cultura modifica

Note modifica

  1. ^ All-TIME 100 Fashion Icons, su time.com. URL consultato il 6 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2012).
  2. ^ Sylvie Raulet e Olivier Baroin, Suzanne Belperron, Edizioni Biblioteca dell'Arte, 351 pp., 20 ottobre 2011. ISBN 978-1-85149-625-9
  3. ^ Vanity Fair Archiviato il 29 febbraio 2008 in Internet Archive.
  4. ^ Sixties Fashion, su vogue.it. URL consultato il 7 febbraio 2023.
  5. ^ Diana Vreeland: The Eye Has To Travel at TIFF Bell Lightbox, su Shedoesthecity, 10 ottobre 2012. URL consultato il 14 gennaio 2024.

Bibliografia modifica

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Collegamenti esterni modifica

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