Discorso dell'Areopago

discorso pronunciato dall'apostolo Paolo ad Atene

Il Discorso dell'Areopago è un'omelia pronunciata da san Paolo ad Atene, davanti all'Areopago (assemblea degli anziani). L'episodio è raccontato negli Atti degli Apostoli (Atti 17:16–34).[1][2] Il discorso dell'Areopago è il discorso più drammatico e più dettagliatamente riferito dell'esperienza missionaria di san Paolo e seguì un discorso più breve, pronunciato a Listra, riportato in Atti 14:15-17.[3]

Raffaello, Predica di san Paolo (1515-1516).
Iscrizione moderna presso l'Areopago recante il testo del discorso di san Paolo.

Storia modifica

Paolo aveva incontrato delle opposizioni nella sua predicazione a Tessalonica ed a Berea nel nord della Grecia e tra la fine del 49 e l'inizio del 50[4] si era recato ad Atene per essere al sicuro. Secondo gli Atti degli Apostoli, mentre stava aspettando che arrivassero i suoi compagni Sila e Timoteo, Paolo fu afflitto nel vedere Atene piena di idoli. Il commentatore John Gill scrisse in proposito:

(EN)

«his soul was troubled and his heart was grieved, … he was exasperated and provoked to the last degree: he was in a paroxysm; his heart was hot within him; he had a burning fire in his bones, and was weary with forbearing, and could not stay; his zeal wanted vent, and he gave it.»

(IT)

«la sua anima era travagliata e il suo cuore era addolorato, … era esasperato e provocato al massimo grado: era al parossismo; il suo cuore era caldo dentro di lui; aveva un fuoco bruciante nelle ossa ed era stanco di pazientare, non poteva stare fermo; il suo zelo voleva uno sfogo e lui glielo diede.»

Quindi Paolo si recò alla sinagoga e all'agorà in molte occasioni ("quotidianamente")[5] per predicare la risurrezione di Gesù.

In seguito alcuni Greci lo portarono ad una riunione all'Areopago, l'alto tribunale di Atene, per spiegare ciò che sosteneva. "Areopago" significa letteralmente "Rocca di Ares"; era un luogo dove si trovavano templi, strutture culturali ed era l'alto tribunale della città. È stato ipotizzato da Robert Paul Seesengood che fosse illegale pregare una divinità straniera ad Atene, il che avrebbe reso il discorso di Paolo una commistione fra una conferenza ed un processo.[6]

Il discorso si fonda su cinque punti principali:[3]

  • Introduzione: discussione sull'ignoranza del culto pagano (23-24)
  • L'oggetto di culto è l'unico Dio Creatore (25-26)
  • Il rapporto di Dio con l'umanità (26-27)
  • Idoli d'oro, d'argento e di pietra come oggetti di falso culto (28-29)
  • Conclusione: è tempo di porre fine all'ignoranza (30-31)

Questo discorso è uno dei primi tentativi di spiegare la natura di Cristo ed è un primo passo nel cammino che porta allo sviluppo della Cristologia.[1]

Paolo inizia il suo discorso sottolineando il bisogno di conoscere Dio, piuttosto che idolatrare l'ignoto:

«Passando infatti e osservando i vostri monumenti sacri, ho trovato anche un altare con l'iscrizione: «A un dio ignoto». Ebbene, colui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo annuncio.»

In seguito Paolo spiega concetti come resurrezione e salvezza: è un preludio alle future discussioni di Cristologia.

Dopo il discorso alcune persone divennero seguaci di Paolo: tra loro ci furono una donna chiamata Damaride e Dionigi, un membro dell'Areopago (da non confondere con lo Pseudo-Dionigi o con Dionigi, primo vescovo di Parigi). Nel XX secolo Papa Giovanni Paolo II paragonò i media moderni al "Nuovo Areopago", dove le idee cristiane avevano bisogno di essere spiegate e difese di nuovo, contro la miscredenza e gli idoli d'oro e d'argento.[7]

Note modifica

  1. ^ a b Alister E. McGrath, Christianity: an introduction, 2006, pp. 137–41, ISBN 1-4051-0901-7.
  2. ^ Udo Schnelle, Theology of the New Testament, 1º novembre 2009, p. 477, ISBN 0-8010-3604-6.
  3. ^ a b Watson E. Mills, Mercer Commentary on the New Testament, 2003, pp. 1109–10, ISBN 0-86554-864-1.
  4. ^ Svetonio, Vite dei Cesari: Claudio, 25.
  5. ^ Atti 17:17.
  6. ^ Robert Paul Seesengood, Paul: A Brief History, 2010, p. 120, ISBN 1-4051-7890-6.
  7. ^ Vincent J. Miller, Consuming religion: Christian faith and practice in a consumer culture, 2005, p. 99, ISBN 0-8264-1749-3.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

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