Do the Evolution è una canzone dei Pearl Jam, settima traccia del disco del 1998 Yield.

Do The Evolution
Screenshot tratto dal video del brano
ArtistaPearl Jam
GenerePost-grunge
Data1998

Nonostante non sia stata pubblicata come singolo la canzone raggiunse il trentatreesimo posto della Billboard Modern Rock Tracks chart.[1][2] Nel 1999 la canzone ricevette una nomination ai Grammy Award nella categoria Best Music Video, Short Form. "Do the Evolution" è contenuta anche sul greatest hits Rearviewmirror: Greatest Hits 1991-2003. La musica della canzone è stata scritta da Stone Gossard, mentre il testo da Eddie Vedder. Il bassista Jeff Ament non appare sulla canzone; Gossard registrò le linee di basso per la canzone.[3]

Esecuzioni dal vivo di "Do the Evolution" sono disponibili su Live on Two Legs e Live at the Gorge 05/06. Dal vivo, la canzone è anche disponibile sui DVD Single Video Theory, Touring Band 2000, Live at the Showbox e Live at the Garden. Su Touring Band 2000 Eddie Vedder aggiunse il verso "free the West Memphis Three!" alla canzone. Il video, invece, è disponibile come contenuto speciale.

Descrizione modifica

Parlando della canzone, Eddie Vedder dichiarò:

«Quella canzone riguarda le persone che sono un tutt'uno con le tecnologie, che pensano che possano controllare la vita su questo pianeta. Un'altra canzone che non riguarda me stesso.[4]»

I Pearl Jam dichiararono che il romanzo Ishmael influenzò la stesura di Yield[5], e in accordo con lo scrittore Daniel Quinn, questa canzone è la cosa che meglio esprime le idee del libro.[6]

Video musicale modifica

Il video musicale animato per la canzone fu diretto da Kevin Altieri, conosciuto per la sua regia nella serie animata di Batman, e Todd McFarlane, conosciuto per il fumetto Spawn e il video dei Korn "Freak on a Leash". Il video fu prodotto da Joe Pearson, presidente della Epoch Ink Animation, e Terry Fitzgerald. Fu scritto e sviluppato da Joe Pearson e Kevin Altieri su un input di Todd McFarlane e Eddie Vedder.

Il video inizia con l'evoluzione della vita, dalla cellula più piccola, all'estinzione dei dinosauri e il regno dell'uomo sapiens. Il video poi rallenta per narrare la storia dell'uomo, partendo dall'uomo primitivo, la natura violenta e i cambiamenti durante i secoli. Alcune scene includono dei cavalieri che si preparano per una Crociata, una danza rituale del Ku Klux Klan (la danza è ripetuta con altri gruppi nel video), un rally di truppe naziste (con i simboli della "S" runica e una svastica), massacri su un campo di battaglia della prima guerra mondiale (apparentemente un tributo a Peace on Earth, un film animato contro la guerra della MGM, diretto da Hugh Harman), un apparente violenza su una donna e un bombardamento in Vietnam di un aereo americano, il cui pilota, toltosi la maschera, si rivela essere uno scheletro che ride selvaggiamente. Sono presenti anche altre tematiche, come la caccia alla balena, la vivisezione, l'inquinamento, alterazioni genetiche e (implicitamente) anche internet. Il video si conclude in quello che si ritiene essere uno scenario futuristico di auto-distruzione della razza umana, includendo un bombardamento a tappeto da un aereo futuristico, computer che dirottano le menti umane, e infine centinaia di esplosioni nucleari che lasciano il pianeta in rovina. Tuttavia l'ultimo suono che si sente è il frinio dei grilli notturni, indicando che sul pianeta vi è ancora vita e che tutto porterà ad un nuovo inizio.

Il video sembra accollare la colpa della brutalità del genere umano ai potenti; con molte scene mostranti un cardinale o un prete, un presidente americano, un possibile capo del Soviet con una bandiera raffigurante un missile su uno sfondo rosso. Qualsiasi cosa ritratta complementa la canzone e segue il significato delle parole. Per esempio, quando Eddie Vedder canta "Buying stocks on the day of the crash", la scena mostra uomini d'affari che si suicidano saltando dagli edifici, come nel giovedì nero e nei risultanti suicidi dopo il crollo del mercato azionario di Wall Street nel 1929.

La produzione del video durò soltanto 16 settimane. La preproduzione dell'animazione fu eseguita dalla Epoch Ink Animation nei propri studi di Santa Monica, California. Una squadra di buoni designer e artisti di storyboard fu rapidamente assemblata da uno studio. Kevin Altieri, Brad Coombs, Jim Mitchell, Young Yoon Gi, Kalvin Lee e Joe Pearson disegnarono i personaggi e gli sfondi. Tina Oliva e Lisa Pearson colorarono i personaggi, mentre Zhao Ping gli sfondi. Sotto la supervisione di Kevin e Joe eseguì il lavoro in meno di sei settimane.

Una volta che McFarlane, Vedder e la Sony diedero la propria approvazione, il corto fu misurato da Graham Morris e portato in Corea del Sud da Kevin e Joe per l'animazione alla Sun Min Image Pictures e la Jireh Animation. In un periodo di quattro settimane, un team di oltre cento persone lavorò al video, affinché fosse terminata l'animazione. Una volta che il lavoro tornò a Los Angeles, Kevin, Todd e Eddie conferirono la post-produzione alla Vittello Productions. La prima del video, avvenne il 24 agosto 1998 su 120 Minutes su MTV.[7] Questo fu il primo video della band dopo Jeremy, il video finale di Ten, e l'ultimo prima di I Am Mine del 2002.

Note modifica

  1. ^ Pearl Jam Artist Chart History. URL consultato il 21 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 22 maggio 2006). Billboard. 28 aprile 2007
  2. ^ Pearl Jam – Billboard Singles.. All Music Guide. 11 giugno 2007
  3. ^ Marsh, Dave. "Pearl Jam: Art and Economy". URL consultato il 21 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 1º dicembre 1998).. Musician. April 1998.
  4. ^ Moon, Tom. "Calling Off the Crusades" (archiviato dall'url originale l'8 gennaio 2008).. The Philadelphia Inquirer. 8 febbraio 1998.
  5. ^ Papineau, Lou. "20 Things You Should Know About Pearl Jam" (archiviato dall'url originale il 29 giugno 2011).. VH1.com. 30 giugno 2006.
  6. ^ Quinn, Daniel. "Questions and Answers..." (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2007).. Ishmael.com.
  7. ^ "DTE Scheduled to Air August 24".. fivehorizons.com. 21 agosto 1998.

Collegamenti esterni modifica

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