Durbo
Il Durbo è stato un sommergibile della Regia Marina.
Durbo | |
---|---|
Descrizione generale | |
Tipo | Sommergibile di piccola crociera |
Classe | Adua |
Proprietà | Regia Marina |
Cantiere | OTO, Muggiano |
Impostazione | 8 marzo 1937 |
Varo | 6 marzo 1938 |
Entrata in servizio | 1º luglio 1938 |
Intitolazione | Durba, Etiopia |
Destino finale | autoaffondato dopo essere stato danneggiato da cacciatorpediniere il 18 ottobre 1940 |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento in immersione | 856,397 t |
Dislocamento in emersione | 697,254 t |
Lunghezza | fuori tutto 60,18 m |
Larghezza | 6,45 m |
Pescaggio | 4,66 m |
Profondità operativa | 80 m |
Propulsione | 2 motori diesel FIAT da 1400 CV totali 2 motori elettrici Magneti Marelli da 800 CV totali |
Velocità in immersione | 7,5 nodi |
Velocità in emersione | 14 nodi |
Autonomia | in emersione: 2200 mn a 14 nodi o 3180 mn a 10 nodi in immersione:7,5 mn alla velocità di 7,5 nodi o 74 mn a 4 nodi |
Equipaggio | 4 ufficiali, 32 sottufficiali e marinai |
Armamento | |
Armamento | [1]
|
informazioni prese da [1] | |
voci di sommergibili presenti su Wikipedia |
Storia modifica
Nel 1939-40 fu dislocato nella base di Lero[2].
Dopo l'ingresso dell'Italia nel secondo conflitto mondiale fu inviato in agguato nel golfo di Hammamet, al comando del tenente di vascello Armando Acanfora (dal 10 dicembre 1938), e nella mattinata del 16 giugno 1940, a meridione di Pantelleria, lanciò due siluri contro una nave scorta britannica: fu avvertito uno scoppio, ma, causa le avverse condizioni meteomarine, non risultò possibile verificare la nave fosse stata effettivamente colpita[2].
Il sommergibile operò ancora in altre missioni nell'area di Pantelleria[2].
Il 9 ottobre 1940 lasciò Messina per portarsi nel suo settore d'agguato, circa 70 miglia ad est di Gibilterra[3][2]. Tre giorni dopo giunse nella sua zona d'operazioni[3].
Alle dieci del mattino del 18 ottobre il Durbo fu avvistato da un ricognitore inglese; il segnale lanciato dall'aereo provocò l'arrivo di un cacciatorpediniere, e, nelle ore pomeridiane, di un altro (le due unità erano le britanniche Firedrake e Wrestler)[3][2]. Il sommergibile manovrò più volte per tentare di allontanarsi, ma i due cacciatorpediniere continuarono a bombardarlo con cariche di profondità, caccia che si protrasse per undici ore, con la partecipazione anche di due aerei del 202° Squadron della Royal Air Force[4][2]: già durante il mattino il sommergibile fu danneggiato, poi fu colpito ancora nel pomeriggio e di sera; alle 21.30, con le scorte d'aria ormai prossime all'esaurimento, il Durbo fu forzato ad emergere[3][2]. Dato che, essendo il cannone inutilizzabile, non c'era modo di ingaggiare combattimento in superficie, furono avviate le manovre di autoaffondamento e l'unità fu abbandonata; ma nel frattempo una squadra inglese abbordò il sommergibile agonizzante e, pur non riuscendo ad impedire che affondasse, si impossessò di documenti segreti che non erano stati distrutti[3][2]. La prima conseguenza di questo fatto fu la distruzione, di lì a due giorni, di uno dei gemelli del Durbo, il Lafolè[3]. Il Durbo s'inabissò alle 19.50 nel punto 35°57' N e 04°00' O[4].
Tutti i 46 uomini che componevano l'equipaggio del Durbo furono tratti in salvo – e catturati – dal Firedrake[4][2][3].
Il sommergibile aveva svolto in tutto 6 missioni di guerra, percorrendo complessivamente 2598 miglia in superficie e 976 in immersione[5].
Note modifica
- ^ Da Navypedia.
- ^ a b c d e f g h i Regio Sommergibile Durbo, su xmasgrupsom.com. URL consultato il 9 novembre 2010 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2012).
- ^ a b c d e f g Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, Mondadori, 2002, pp. 260-261, ISBN 978-88-04-50537-2.
- ^ a b c Orazio Ferrara, E per tomba le acque amare del Mediterraneo. Storia di un sommergibilista del Lafolè, su sommergibili.com.
- ^ Attività Operativa