Ferrovia Gairo Taquisara-Jerzu

ferrovia italiana a scartamento ridotto

La Gairo Taquisara-Jerzu era una linea ferroviaria a scartamento ridotto della Sardegna.

Gairo Taquisara-Jerzu
Stati attraversatiBandiera dell'Italia Italia
InizioGairo
FineJerzu
Attivazione1893
Soppressione1956
Precedenti gestoriSFSS (1893-1921)
FCS (1921-1956)
Lunghezza8,7 km
Scartamento950 mm
Elettrificazioneno
Ferrovie

Profilo modifica

 
Il capolinea di Jerzu nel 1905

La linea nacque come diramazione di 9 km della Mandas-Arbatax (anch'essa in fase di realizzazione in quegli anni), e fu costruita ad opera della Società italiana per le Strade Ferrate Secondarie della Sardegna negli ultimi anni del XIX secolo. La più breve linea costruita nella storia dell'intera rete ferroviaria pubblica sarda venne infatti inaugurata il 16 novembre 1893, e seppur così breve, rappresentò un enorme progresso per gli abitati di Osini, Ulassai e Jerzu, all'epoca raggiungibili solo con i mezzi a trazione animale. Già nel 1870[1] lo jerzese Nicolò Businco[1][2][3] sollecitò in vari comizi la realizzazione di un collegamento ferroviario che mettesse in comunicazione i paesi del Pardu con il resto dell'isola. Dopo 23 anni di speranze, le popolazioni di Jerzu, Osini e Ulassai poterono così raggiungere lo scalo di Gairo coi primi treni, e da lì proseguire per Arbatax o verso Mandas e Cagliari. Un dato su tutti spiega la portata di questo progresso: Cagliari era raggiungibile ora con 9 ore di treno, e non più con dieci giorni di viaggio sui carri o col cavallo[1].

Nel 1921 la linea, come le altre delle SFSS, passò alle Ferrovie Complementari della Sardegna, ed il 28 novembre 1926 nel Regio Decreto nº2038, contenente il piano (in gran parte non realizzato) di costruzione di nuove ferrovie in Sardegna, fu inserito anche il prolungamento della linea dalla stazione di Jerzu sino al centro abitato[4], prolungamento che però non divenne mai realtà. La storia di questa ferrovia terminò il 14 settembre 1956, quando venne attuata la chiusura della tratta e la sostituzione del servizio per mezzo di autobus, non senza amarezza da parte delle popolazioni locali.

 
La stazione di Gairo (all'epoca Gairo Taquisara), dal 1997 attiva solo per i convogli turistici che percorrono la Mandas-Arbatax

La tratta è stata interamente smantellata, seppur restino le opere realizzate per la linea, tra cui spicca la stazione capolinea di Jerzu, riconvertita a museo d'arte (denominato Stazione dell'arte) su iniziativa del comune di Ulassai[5], nel cui territorio è compreso oggi lo scalo. La stazione di Gairo invece serve tuttora la linea Mandas-Arbatax, che dal 1997 è attiva solo per il servizio turistico.

Caratteristiche modifica

La linea aveva una lunghezza di poco meno di 9 km[6], interamente privi di elettrificazione, a scartamento da 950 mm e dal punto di vista altimetrico presentava una costante discesa dall'abitato di Gairo Taquisara, il cui scalo costituiva il culmine della ferrovia a 784 m s.l.m.[6][7], alla stazione di Jerzu, quota minore a 611 m s.l.m.[6][7] Le pendenze raggiungevano punte del 29‰[6][7] nel tratto iniziale della ferrovia.

Dal punto di vista dell'armamento la linea utilizzava binari formati da rotaie Vignoles da 21 kg/m[7] e da traverse in legno, rimasti inalterati nel corso della storia della ferrovia.

In cifre modifica

Percorso modifica

Stazioni e fermate[6]
 
Linea da/per Mandas
 
0+000 Gairo 784 m s.l.m.
     
Linea da/per Arbatax
 
5+943 Osini-Ulassai 647 m s.l.m.
 
8+715 Jerzu 611 m s.l.m.

Dal punto di vista del tragitto la linea partiva dalla stazione di Gairo (denominata all'epoca Gairo Taquisara) e virava verso sud, seguendo il corso del rio Pardu[7]. Dopo aver attraversato l'unica stazione intermedia, quella di Osini-Ulassai, la linea giungeva nel capolinea di Jerzu, situato alcuni chilometri a nord ovest dell'omonimo abitato.

Note modifica

  1. ^ a b c La Storia, su comune.jerzu.nu.it, Comune di Jerzu. URL consultato il 3 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 31 luglio 2016).
  2. ^ Nicolo Businco, su prolocojerzu.it. URL consultato il 3 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  3. ^ Francesco Floris (a cura di), La grande enciclopedia della Sardegna (PDF), vol. 2, Sassari, Editoriale La Nuova Sardegna, 2007, p. 150 (156 nel pdf). URL consultato il 3 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 14 novembre 2012).
  4. ^ Altara, p. 145.
  5. ^ Ulassai, su Ulassai.org. URL consultato il 22 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 27 marzo 2010).
  6. ^ a b c d e f g Ogliari, p. 996.
  7. ^ a b c d e f Altara, pp. 206-207.

Bibliografia modifica

  • Edoardo Altara, Binari a Golfo Aranci - Ferrovie e treni in Sardegna dal 1874 ad oggi, Ermanno Albertelli Editore, 1992, ISBN 88-85909-31-0.
  • Elettrio Corda, Le contrastate vaporiere - 1864/1984: 120 anni di vicende delle strade ferrate sarde: dalle reali alle secondarie, dalle complementari alle statali, Chiarella, 1984.
  • Francesco Ogliari, La sospirata rete, Milano, Cavallotti Editori, 1978.
  • Fernando Pilia, Il trenino verde della Sardegna - Un secolo di storia tra pionieri, banditi, letterati e turisti, Silvana Editoriale, 1994, ISBN 88-366-0474-9.
  • Paolo Solinas, La Sardegna con il Trenino Verde: le ferrovie complementari, Maggioli Editore, ISBN 88-387-9774-9.
  • Catalogo dei Viaggi con il Trenino Verde (PDF), 10ª ed., Ferrovie della Sardegna, 2007. URL consultato il 18 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 18 gennaio 2015).

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