Fra Damiano da Bergamo

intarsiatore e religioso italiano

Fra Damiano Zambelli, o de Zambelli detto Damiano da Bergamo (Zogno, 1480 circa – Bologna, 30 agosto 1549), è stato un intarsiatore e religioso italiano.

Annunciazione, basilica di San Pietro (Perugia), firmato al centro "Fra Damianus de Bergomo Ordinis Predicatori"
Tarsia con solidi geometrici, Museo della basilica di San Domenico, Bologna

Biografia modifica

Fra Damiano Zambelli nacque a Zogno nella contrada denominata Endenna, da una famiglia di falegnani, da Antoniolo marengone, per questo quando entrò nei domenicani del convento di Santo Stefano in Bergamo, probabilmente non ancora ventenne, gli venne assegnato il ruolo di faber lignarius, si firmò sempre come fra Damiano da Bergamo perché questa era la città che l'aveva affiliato come frate converso.[1] Fra Damiano era un intarsiatore esecutore, traduceva su legno, con legni differenti per darne la gradazione cromatica, i disegni di pittori e architetti[2].

Venne mandato a Venezia alla scuola di Sebastiano da Rovigo conosciuto come Schiavon probabilemnte entro il 1505 anno della morte del maestro[3], probabilmente nei primi anni del 1500, perché nel 1504 gli vennero commissionato l'incarico per la realizzazione delle tarsie del coro della chiesa di Santo Stefano in Bergamo, su commissione di Alessandro Martinengo Colleoni, nipote del condottiero Bartolomeo Colleoni. La chiesa venne poi distrutta nel 1561 per la costruzione delle mura della città. Il lavoro delle tarsie venne eseguito con l'aiuto dell'allievo Giovan Francesco Capoferri di Lovere. Il lavoro delle tarsie di Bergamo venne completato entro il 1520. Non tutte le formelle della chiesa di Santo Stefano ci sono pervenute: sono 31 quelle conservate nella chiesa di San Bartolomeo[4].

Nel 1522 fra Damiano non viene invitato per la realizzazione delle tarsie del coro della basilica di Santa Maria Maggiore, per le quali viene scelto il pittore Lorenzo Lotto per la creazione dei disegni, mentre per la realizzazione degli intarsi il giovane Capoferri. Questo creò amarezza nel frate che si sentì defraudato della possibilità di realizzare una grande opera, proprio da parte di quelli che furono i suoi collaboratori. Per molti anni scriverà lettere di lamentele con richiesta di chiarimenti alla Congregazione della Misericordia Maggiore[5].

Documentata la sua presenza a Venezia nel 1526, quando vi era presente anche Lorenzo Lotto, il quale, proprio per evitare questo incontro che non sarebbe stato gradito, si allontanò dalla città lagunare come risulta da una lettera, dove lamenta la situazione rincresciosa che si era creata tra i due personaggi:

«[…] Sicché voi tutti mi siete tenuti e più m. o. Joan Franc.o vostro intaiador, al quale mi salutate er raccomandate et ditteli che altre fiate io glie ho scrito et non s'é degnato de rispondermi; per questo non resto de amarlo et in absentia honorr la sua virtù. perché sono de natura et religion christiana, et chi se indanna suo dano. Sa bene lui che per l'honor suo et utile ho fato de fratello et le ingiurie avute da l'ignorante set de poca religione de Cristo frate Damiano; per il qual ho voluto studioso elleggermi in lo alogiamento che ho, con mazor spesa che non harei fato in altro, a ciò che si sappia et veda la sua maligna natura et iudicio. Non per questo che io voglii renfaciar n. o. I.o Franc.o ne da lui haver compenso alcuno, se non comune amicitia […]»

Mandato a Bologna nel 1526, attraverso la trasfiliazione,[6] entrò nei Domenicani di Bologna nel 1528 dove fu nominato frate predicatore; eseguì la sua prima opera come intarsiatore ebanista nel coro della chiesa domenicana di San Giacomo a Soncino[7].

Grazie a questo lavoro venne rinominato intarsiatore, principale esecutore del tarsie del coro della basilica di San Domenico a Bologna, per quella che era la cappella che ospitava l'Arca di san Domenico intarsi eseguiti con l'aiuto del fratello Stefano e il parente Giovan Francesco figlio di Lorenzo Zambelli.[8] Nel 1534 fu però eletto priore padre Battista da Milano in sostituzione di padre Foscarari, che tanto aveva sostenuto lo Zambelli, ma che aveva raggiunto il suo quarto priorato. Il nuovo consiglio decise che, ultimati i lavori per la cappella dell'Arca, più nessun lavoro d'intaglio doveva essere commissionato a fra Damiano Zambelli, avendo questi un costo troppo elevato troppo gravoso per la comunità.

«[…] nullo modo permittendum esse quod chorus perficiatur nec aliud opus de novo inchoetur […] Ita volo et iubeo»

Per questo i lavori furono portati a termine solo dal 1541 al 1549.

Nel 1536 lavorò presso la chiesa di San Pietro di Perugia, nel 1540 nel duomo di Genova sempre con l'aiuto di Francesco Zambelli[9]

Fra Damiano morì il 30 agosto 1549. Fu sepolto nel cimitero del convento accanto a padre provinciale Stefano Foscarari (1470 ca-1547), il priore che per tanti anni lo aveva sostenuto nel lavoro delle tarsie ma che non vide ultimate. Quando fu ultimato il coro, fu inserita l'incisione: Fra Damianus Bergomas Conversus Ordinis Praedicatorum fecit MDL[10]. Molti furono gli elogi che ricevette in vita ma molti encomi anche successivamente, tra questi vi fu frate Agostino Terzi,[11] che scrisse in riferimento alle tarsie della chiesa di Bologna: “[…] choro reputato uno dei maggiori miracoli che siano oggi al mondo”, così come l'elogio funebre pubblicato da frate Leandro Alberti[12]

Note modifica

  1. ^ V. Polli, p.5.
  2. ^ Convento e chiesa dei santi Bartolomeo e Stefano, su domenicanibg.it, Frati dell'Ordine dei predicatori bergamo. URL consultato il 13 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 17 aprile 2016).
  3. ^ Damiano da Bèrgamo, Fra'- - Sapere.it, su sapere.it, il sapere. URL consultato l'8 luglio 2016.
  4. ^ Chiesa di San Bartolomeo, su comune.bergamo.it, comune di Bergamo. URL consultato il 13 aprile 2016.
  5. ^ Le Tarsie, p. 11.
  6. ^ Non era comune il passaggio di un frate da una giurisdizione a un'altra, inoltre fra Zambelli era accompagnato da Cosma da Bergamo, e per poter essere imposto su di un frate questo passaggio, servivano motivi importanti, forse questo fu voluto da fra Stefano Foscarari che voleva la realizzazione del nuovo coro e che conosceva le capacità del convesso di Endenna
  7. ^ Chiesa di San Giacomo, su prolocosoncino.it. URL consultato il 13 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
    «. Particolarmente pregevole è pure il coro ligneo in noce a doppio ordine con quarantaquattro stalli, realizzato nel 1507-08 dai conversi Frà Federico e Frà Damiano da Bergamo.»
  8. ^ P. Venturino Alce, Il coro intarsiato di San Domenico in Bologna, Editore Studio Domenicano, 2002, p. 15.
  9. ^ Zambèlli, Damiano, detto fra Damiano da Bergamo, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 13 aprile 2016.
  10. ^ V. Polli, p. 25.
  11. ^ Frate Agostino Terzi è stato il teologo che seguì Lotto nella realizzazione dei disegni delle tarsie della chiesa mariana di Bergamo
  12. ^ Leandro ALberti, Descrittione di tutta Italia…, nella quale si contiene il sito di essa, l'origine, & le signorie delle città , & delle castella, co i nomi antichi e moderni,… Et piu gli huomini famosi che l'hanno illustrata, i monti, i laghi, i fiumi, 1550, p. 336..

Bibliografia modifica

  • Elisabetta Nardinocchi, Guide al museo Horne, Firenze, Polistampa, 2011, ISBN 978-88-596-0969-8.
  • Vittorio Polli, Le tarsie di San Bartolomeo in Bergamo del Frate Damiano Zambelli, Ferrari editrice, 1995.
  • Venturino Alce, Fra Damiano intarsiatore e l'ordine domenica a Bergamo, Ferrari editrice, 1995.

Voci correlate modifica

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