Galictis vittata

specie di animali della famiglia Mustelidae

Il grigione maggiore (Galictis vittata (von Schreber, 1776)) è un carnivoro della famiglia dei Mustelidi. È diffuso in gran parte dell'America centrale e meridionale.

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Grigione maggiore
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Ordine Carnivora
Sottordine Caniformia
Famiglia Mustelidae
Sottofamiglia Ictonychinae
Genere Galictis
Specie G. vittata
Nomenclatura binomiale
Galictis vittata
(von Schreber, 1776)
Areale

Il cranio.

Descrizione modifica

Il grigione maggiore è notevolmente più grande e più pesante di una faina e leggermente più grande del grigione minore (G. cuja), con il quale è strettamente imparentato. Raggiunge una lunghezza totale di circa 60-76 centimetri, di cui da 13,5 a 19,5 spettanti alla coda. Pesa circa 1,5-3,8 chilogrammi[2].

Ha corpo snello e zampe corte. Il dorso è grigio, mentre la parte inferiore del muso sotto la fronte, la parte inferiore del collo e l'addome sono di colore nero. Una linea chiara corre tra queste due zone di colore sulla testa e sul collo fino alle spalle[2].

Come gli altri Mustelidi, il grigione maggiore produce secrezioni odorose dalle sue ghiandole anali. L'odore di queste escrezioni viene descritto come non sgradevole come quello di altri Mustelidi. La secrezione verde-giallastra viene rilasciata solo quando l'animale è estremamente eccitato. Se un grigione maggiore si sente minacciato, emette un richiamo di avvertimento, salta di lato, solleva i peli della coda e schizza la secrezione[2].

Distribuzione e habitat modifica

Il grigione maggiore è diffuso principalmente nelle pianure dal Messico orientale, attraverso gran parte dell'America centrale e meridionale, fino alla Bolivia, all'Argentina e allo stato di Santa Catarina in Brasile. È presente in una vasta gamma di habitat diversi, dalle foreste pluviali tropicali alle praterie e alle aree agricole[1].

Biologia modifica

Il grigione maggiore è prevalentemente diurno, ma in alcune regioni può andare in cerca di cibo anche di notte. Di solito riposa nelle ore più calde della giornata. I rifugi vengono creati tra le fessure della roccia, nelle cavità degli alberi e tra le radici degli alberi. Vengono anche utilizzate le tane abbandonate dagli armadilli[2].

Questo mustelide è per lo più terricolo ed è stato visto raramente su alberi o cespugli. I grigioni maggiori sono ottimi nuotatori e a volte possono rimanere sott'acqua per poco più di mezzo minuto[2].

Il grigione maggiore si nutre di piccoli mammiferi, uccelli e loro uova, lucertole, anfibi e frutta, tra le altre cose[1]. La caccia può svolgersi individualmente, in coppia o in piccoli gruppi. La preda viene in seguito trasportata solitamente in appositi luoghi deputati all'alimentazione[2].

Dopo una gestazione di circa 40 giorni nascono da uno a quattro piccoli. Le nascite sono state documentate in diversi periodi dell'anno, ad eccezione dell'inverno. Sembra che molti aspetti della riproduzione siano stati finora poco studiati. Un esemplare giovane appena nato (adottato da un gatto domestico) aveva gli occhi chiusi, ma era già ricoperto da una corta pelliccia che presentava i disegni tipici degli animali adulti. Aprì gli occhi dopo due settimane e mangiò carne dopo tre settimane. All'età di quattro mesi era già completamente cresciuto[2].

Rapporti con l'uomo modifica

Nel suo areale, il grigione maggiore viene spesso tenuto come animale domestico per combattere i roditori[2].

Conservazione modifica

Le informazioni sulla densità di popolazione della specie non sono uniformi. Una stima indicava da 1 a 2,4 esemplari per chilometro quadrato, ma secondo altri rapporti, tuttavia, la specie sembra essere rara nell'intero areale e una femmina dotata di trasmettitore aveva un'area di azione di almeno 4,15 chilometri quadrati[2]. La IUCN non considera la popolazione minacciata ed elenca la specie come «a rischio minimo» (Least Concern), anche se un certo numero di esemplari viene cacciato e catturato[1].

Note modifica

  1. ^ a b c d (EN) Cuarón, A.D., Reid, F., González-Maya, J.F. & Helgen, K. 2016, Galictis vittata, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ a b c d e f g h i Eric Yensen e Teresa Tarifa, Galictis vittata, in Mammalian Species, n. 727, 2003, pp. 1-8.

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

  • Sarah Soderman, Galictis vittata, su Animal Diversity Web, University of Michigan Museum of Zoology. URL consultato il 29 dicembre 2011.
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