Gawker Media è un ex gruppo di media online e rete di blog statunitense, fondato e gestito da Nick Denton a New York. Tra i gruppi la cui attività si concentra sul blogging, è considerato uno dei più visibili e apprezzati. All'inizio del 2010, la holding aveva dieci blog tra cui Gawker.com, Lifehacker, Gizmodo, io9, Kotaku, Gawker.tv e Jezebel. Tutti gli articoli di Gawker sono pubblicati sotto la licenza Creative Commons BY-NC2.

Gawker Media
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StatoBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Forma societariaAzienda privata
Fondazione9 ottobre 2003 a Budapest
Fondata daNick Denton
Chiusura21 settembre 2016
Sede principaleNew York
Persone chiaveNick Denton (Fondatore)
Elizabeth Spires (Fondatore, Gawker.com)
Gina Trapani (Fondatore, Lifehacker)
Sito webadvertising.gawker.com/

Economia modifica

Nick Denton non descrive in dettaglio le finanze di Gawker Media, ma ha detto sul suo sito web personale che “i blog sono più per i lettori che per i capitalisti. Apprezzo questo mezzo, ma sono sempre stato scettico sul loro valore economico”.

Nell'edizione del 20 febbraio 2006 del New York Magazine, David Hauslaib, fondatore del sito Jossip, ha stimato che i profitti della pubblicità online su Gawker.com siano di $ 4.000 al giorno e da $ 1 a $ 2 milioni al giorno.[1]

Nel 2009, si stimava che Gawker Media valesse 300 milioni di dollari, inclusi 60 milioni di dollari di introiti pubblicitari.[2]

Fallimento modifica

Il 22 agosto 2016, il sito web principale del gruppo, Gawker.com, ha annunciato il fallimento, sostenendo di non essere in grado di pagare la condanna di 140 milioni di dollari inflittagli nella causa inventata da Hulk Hogan e finanziata da Peter Thiel.[3]

Note modifica

  1. ^ (EN) Clive Thompson, Blogs to Riches, su nymag.com, New York Magazine, 12 febbraio 2006. URL consultato il 24 dicembre 2020.
  2. ^ (EN) Douglas A. McIntyre, The Twenty-Five Most Valuable Blogs In America, su 24/7 Wall St., 10 novembre 2009. URL consultato il 24 dicembre 2020.
  3. ^ (EN) Tom Scocca, Gawker Was Murdered by Gaslight, su Gawker Media., 22 agosto 2016. URL consultato il 24 dicembre 2020.

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN138595047 · ISNI (EN0000 0000 9420 0417 · LCCN (ENn2007016811 · WorldCat Identities (ENlccn-n2007016811