Ghiaccio trasparente

Il ghiaccio trasparente[1][2], una forma particolare di ghiaccio vitreo[3], è un deposito di ghiaccio liscio e compatto, dovuto al congelamento di goccioline sopraffuse di nebbia o nube sugli oggetti la cui temperatura è inferiore o leggermente superiore a 0 °C[4].

Ghiaccio trasparente con ghiaccioli su un cespuglio

Descrizione modifica

Si tratta di uno strato di ghiaccio omogeneo, di solito trasparente, con una superficie frastagliata[4]. Il ghiaccio trasparente si forma soprattutto sulle superfici di oggetti esposti al vento, in particolare nelle zone montane[4]. Si forma dal congelamento lento dell'acqua rimasta allo stato liquido dopo che è cessata la sopraffusione, che è quindi in grado di penetrare negli interstizi tra le particelle di ghiaccio prima del congelamento[5]. Il ghiaccio trasparente è assai tenace e si può rimuovere dagli oggetti solo rompendolo o riscaldandolo[5]. Si forma con temperature dell'aria comprese tra 0 °C e −3 °C[5]. In periodi di tempo più lunghi si possono osservare depositi eterogenei di ghiaccio friabile, granuloso e compatto[5].

In aeronautica modifica

Le formazioni di ghiaccio vitreo sono frequenti sugli aerei e si formano sul lato del velivolo esposto al vento[5].

Nomenclatura modifica

Nelle vecchie edizioni dell'International Cloud Atlas il ghiaccio trasparente (clear ice) e il vetrone (glaze) erano entrambi elencati sotto un'unica voce, titolata «Glaze (clear ice)» definita come un «deposito di ghiaccio generalmente omogeneo e trasparente formato dal congelamento di goccioline di pioviggine o gocce di pioggia sopraffuse sugli oggetti la cui temperatura è sotto o poco sopra 0 °C; può anche essere prodotta dal congelamento immediatamente dopo l'impatto di goccioline di pioviggine o gocce di pioggia non sopraffuse con superfici la cui temperatura è assai sotto 0 °C»[6]. Questa definizione è identica a quella di Bilancini, che differenzia appunto ghiaccio trasparente (clear ice)[1] da vetrone (glazed frost o glaze)[7] ma li distingue solo per essere il primo prodotto da pioviggine sopraffusa e il secondo da pioggia sopraffusa e li fa ricadere entrambi nel ghiaccio vitreo[3] senza mai parlare di nebbia sopraffusa, come nelle edizioni più recenti dell'International Cloud Atlas.

Note modifica

  1. ^ a b Bilancini 1963, p. 33.
  2. ^ Il McGraw-Hill Zanichelli small size. Dizionario enciclopedico scientifico e tecnico inglese-italiano italiano-inglese, Bologna, Zanichelli, 1986, ISBN 88-08-06170-1. 1ª ed. originale: (EN) McGraw-Hill Dictionary of Scientific and Technical Terms, New York, McGraw-Hill, 1974.
  3. ^ a b Bilancini 1963, p. 34.
  4. ^ a b c International Cloud Atlas 1975, p. 117.
  5. ^ a b c d e International Cloud Atlas 1975, p. 118.
  6. ^ International Cloud Atlas 1956, p. 69.
  7. ^ Bilancini 1963, p. 86.

Bibliografia modifica

  • (EN) International Cloud Atlas (PDF), vol. 1, Ginevra, Secretariat of the World Meteorogical Organization, 1975, ISBN 92-63-10407-7.
  • (EN) International Cloud Atlas (PDF), vol. 1, Ginevra, Secretariat of the World Meteorogical Organization, 1956.
  • Raul Bilancini, Breve dizionario di termini meteorologici in cinque lingue, Roma, Ispettorato Telecomunicazioni e Assistenza al Volo – Segreteria (Ministero Difesa – Aeronautica), 1963.

Voci correlate modifica

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