Giuditta che decapita Oloferne (Finson)

Dipinto attribuito a Louis Finson

Giuditta decapita Oloferne è un dipinto attribuito all'artista fiammingo Louis Finson ed eseguito a Napoli intorno al 1607. Il dipinto entrò nelle raccolte del Banco di Napoli ed è esposto alle Gallerie d'Italia - Napoli.

Giuditta decapita Oloferne
AutoreLouis Finson (copia da Caravaggio?)
Datac. 1607
TecnicaOlio su tela
Dimensioni140×160 cm
UbicazioneGallerie d'Italia - Napoli

Storia e descrizione modifica

 
Il dipinto scoperto nei pressi di Tolosa

Alcuni studiosi ritengono che possa essere una copia, sia pure di qualità modesta, tratta da un dipinto di Caravaggio sinora ritenuto perduto.

L'ipotesi è suffragata dalla circostanza che risulta documentato che il Finson abbia posseduto a Napoli opere ivi realizzate dal Caravaggio, delle quali ha fatto poi commercio. In particolare, le fonti dell'epoca testimoniano il possesso da parte del pittore fiammingo della celebre Madonna del Rosario e, per l'appunto, di una non individuata Giuditta e Oloferne, sempre dello stesso Merisi - e non identificabile nell'opera di Palazzo Barberini -, che, secondo questa ipotesi, sarebbe quella copiata dal Finson[1].

D'altronde, alcuni studi hanno attestato che il Merisi si sarebbe cimentato più volte con il tema dell'eroina biblica Giuditta[2].

È altresì documentato che il Finson già in altre occasioni abbia copiato opere di Caravaggio come nel caso della Maddalena in estasi - una delle molteplici copie di un originale forse anch'esso perduto - del Museo di Belle Arti di Marsiglia.

Nel 2014 è stata ritrovata nella soffitta di un'abitazione privata nei pressi di Tolosa, in Francia, un'ulteriore versione del dipinto che tra dubbi e polemiche è stata da alcuni ipoteticamente proposta come il possibile originale del Caravaggio. L'opera è allo studio di esperti del Louvre chiamati a confermarne, o escludere, l'autografia caravaggesca[3].

Note modifica

  1. ^ In particolare, la notizia che il Finson possedesse a Napoli, oltre alla Madonna del Rosario, anche un «Oloferno», entrambi del Caravaggio, è dovuta ad una lettera del pittore Frans Pourbus, datata 25 settembre 1607, indirizzata al duca di Mantova Vincenzo I Gonzaga. Il documento è citato nel libro di John T. Spike, Caravaggio, London: Abbeville Press, 2010, p.287. Spike fornisce i dettagli archivistici seguenti senza però precisare il numero del foglio del documento: Mantova, Archivi Gonzaga, Esterni, n. XXV, Diversi, Carteggio da Napoli. Si veda anche Armand Baschet, "François Porbus. Peintre de portraits a la cour de Mantoue", in Gazette des Beaux-Arts, 1868, vol. XXV, p. 447, nonché La Galleria dei Gonzaga venduta all'Inghilterra nel 1627 - 28: documenti degli archivi di Mantova e Londra, a cura di Alessandro Luzio, Milano: Cogliati, 1913.
  2. ^ Rosa Giorgi, Caravaggio, Milano, Electa, 2005, ISBN 88-370-3773-2.
  3. ^ Articolo su Republica.it

Bibliografia modifica

  • John T. Spike, Caravaggio, London: Abbeville Press, 2010
  • Giuditta decapita Oloferne. Louis Finson interprete di Caravaggio. A nuova luce. Opere dalle collezioni Intesa Sanpaolo restaurate e ritrovate. Arte'm, 2013
  • Dizionario della pittura e dei pittori. Einaudi, 1994.
  • La Galleria dei Gonzaga venduta all'Inghilterra nel 1627 - 28: documenti degli archivi di Mantova e Londra, a cura di Alessandro Luzio, Milano: Cogliati, 1913.
  • Armand Baschet, "François Porbus. Peintre de portraits a la cour de Mantoue", in Gazette des Beaux-Arts, 1868, vol. XXV, p. 438-456.

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