Governo La Marmora III

7º Governo del Regno d'Italia

Il Governo La Marmora III è stato in carica dal 31 dicembre 1865 al 20 giugno 1866 per un totale di 171 giorni, ovvero 5 mesi e 20 giorni.

Governo La Marmora III
StatoBandiera dell'Italia Italia
Presidente del ConsiglioAlfonso La Marmora
(Militare)
CoalizioneDestra storica, Militari, Indipendenti
LegislaturaIX
Giuramento31 dicembre 1865
Dimissioni17 giugno 1866
Governo successivoRicasoli II
20 giugno 1866
La Marmora II Ricasoli II

Compagine di governo modifica

Appartenenza politica modifica

Partito Presidente Ministri Totale
Militare 1 3 4
Destra storica - 3 3
Indipendente - 3 3

Composizione modifica

Carica Titolare
Presidenza del Consiglio dei ministri
Presidente
del Consiglio dei ministri
  Alfonso La Marmora (Militare)
Ministero Ministri
Affari Esteri   Alfonso La Marmora (Militare)
Agricoltura, Industria e Commercio Domenico Berti (Indipendente)
Ad interim
Lavori Pubblici   Stefano Jacini (Destra storica)
Interno   Desiderato Chiaves (Destra storica)
Pubblica Istruzione   Domenico Berti (Indipendente)
Guerra   Ignazio De Genova di Pettinengo (Militare)
Marina   Diego Angioletti (Militare)
Finanze   Antonio Scialoja (Destra storica)
Grazia e Giustizia e Culti   Giovanni De Falco (Indipendente)

Cronologia modifica

1865 modifica

Dicembre modifica

  • 31 dicembre - Dopo lunga e laboriosa crisi durata 12 giorni, è costituito il nuovo governo.

1866 modifica

Febbraio modifica

  • 17 febbraio - Si delinea nella maggioranza parlamentare l'opposizione al progetto Scialoja, soprattutto contro il consolidamento dell'imposta fondiaria e l'aumento del numero delle tasse. In seduta d'oggi, l'on. Domenico Farini combatte le proposte economie sul bilancio della guerra, che in un anno hanno sottratto all'esercito 100.000 uomini. Gli risponde il ministro Di Pettinengo, dichiarando l'esercito sempre in efficienza per qualunque bisogno, e cita queste cifre: 190.000 uomini sotto le armi, 148.000 di milizia mobile, 147.000 di riserva.
  • 24 febbraio - Costantino Nigra telegrafa a La Marmora richiamando la sua attenzione sull'opportunità che la rivoluzione accaduta a Bucarest contro il principe Cuza potrebbe porgere all'Italia di sciogliere, con l'aiuto di Napoleone III, la questione veneta mediante uno scambio dei Principati danubiani con il Veneto. Il ministro degli affari esteri risponde questo stesso giorno, telegraficamente, autorizzando Nigra a trattare per ottenere lo scambio.

Marzo modifica

  • 1º marzo - Nigra scrive a La Marmora una lunga lettera particolare e confidenziale a proposito del cambio dei Principati danubiani con il Veneto, per riferirgli un colloquio da lui avuto ieri con l'Imperatore. Dice che, fatte presenti a Napoleone III «le aperture bellicose della Prussia e la rivoluzione dei Principati», prospettò l'opportunità speciale della combinazione «secondo cui la sovranità della Porta sulla Moldavia e sulla Valacchia sarebbe ceduta all'Austria in cambio della Venezia all'Italia, la quale passerebbe alla Porta una indennità da fissarsi». Napoleone III rispose essere meglio (onde prevenire un rifiuto dell'Austria) che il progetto fosse proposto non dall'Italia, ma dalla Francia o dall'Inghilterra, da entrambe...; ma «perché il gabinetto di Vienna si presti ad accettare la proposta, l'Imperatore crede indispensabile che noi spingiamo arditamente la Prussia alla guerra; e ci mettiamo in grado di farla. A questo modo l'Imperatore potrà dire all'Austria, d'accordo con l'Inghilterra: Se voi non accettate, avrete la guerra con l'Italia e con la Prussia, e noi lasceremo fare». Nigra conclude suggerendo a La Marmora di «incoraggiare la Prussia e, se necessario, anche firmare un trattato di alleanza offensiva e difensiva».
  • 6 marzo - Nigra telegrafa al ministro degli affari esteri che a Berlino si desidera l'invio segreto d'un ufficiale italiano per trattare la questione militare; un ufficiale superiore prussiano partirà subito per Firenze.

Aprile modifica

  • 8 aprile - Firmato il trattato di alleanza militare tra Italia e Prussia in cui viene in esso stabilito che l'Italia dichiarerebbe guerra all'Austria quando la Prussia avesse preso le armi; che nessuna delle due potenze potrebbe concludere pace o armistizio senza consenso dell'altra, neppure quando l'Austria offrisse all'Italia il Veneto e alla Prussia territori equivalenti; che il trattato sarebbe da considerarsi spirato, se entro 3 mesi dalla data della firma la Prussia non avesse dichiarato guerra all'Austria; che nel caso d'invio di navi austriache nel Baltico, il governo italiano dovrebbe mandare in quel mare un numero sufficiente di navi da guerra per aiutar la flotta prussiana.
  • 27 aprile - Il gen. La Marmora con una lettera circolare comunica agli agenti diplomatici all'estero che di fronte agli armamenti austriaci nel Veneto, il governo del Re è venuto nella determinazione di armare a sua volta. Contemporaneamente, senza preventivi accordi con la Prussia, il ministero della guerra emana l'ordine di mobilitazione, chiamando 130.000 uomini delle classi in congedo.
  • Il barone Ricasoli è invitato ad assumere la presidenza del Consiglio e il portafoglio degli affari esteri in sostituzione del gen. La Marmora, che deve essere destinato ad un comando.

Maggio modifica

  • 17 maggio - La Marmora parte per l'armata, lasciando al conte Jacini l'interim degli affari esteri.

Giugno modifica

  • 20 giugno - Quattro giorni dopo la Prussia, anche l'Italia dichiara guerra all'Austria: inizia così la Terza guerra d'indipendenza, che vedrà La Marmora impegnato in prima persona. Indi per cui egli è costretto a dimettersi e il re dà l'incarico di formare il governo a Bettino Ricasoli.

Bibliografia modifica

  • Francesco Bartolotta, Parlamenti e Governi d'Italia dal 1848 al 1970, 2 Voll., Vito Bianco editore, Roma, 1971, II Vol., p. 40.

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