Governo Rattazzi I

3º Governo del Regno d'Italia

Il Governo Rattazzi I è stato in carica dal 3 marzo[1] all'8 dicembre 1862[2] per un totale di 280 giorni, ovvero 9 mesi e 5 giorni.

Governo Rattazzi I
StatoBandiera dell'Italia Italia
Presidente del ConsiglioUrbano Rattazzi
(Sinistra storica)
CoalizioneSinistra storica, Indipendenti
LegislaturaVIII
Giuramento3 marzo 1862
Dimissioni8 dicembre 1862
Governo successivoFarini
8 dicembre 1862
Ricasoli I Farini

Compagine di governo modifica

Appartenenza politica modifica

Partito Presidente Ministri Totale
Sinistra storica 1 5 6
Destra storica - 1 1
Indipendente - 5 5

Composizione modifica

Carica Titolare
Presidente
del Consiglio dei ministri
  Urbano Rattazzi (Sinistra storica)
Ministro senza portafoglio
  Enrico Poggi (Indipendente)
(fino al 31 marzo 1862)
Ministero Ministri
Interno Urbano Rattazzi (Sinistra storica)
Ad interim (fino al 31 marzo 1862; poi titolare)
Agricoltura, Industria e Commercio
  Gioacchino Napoleone Pepoli (Indipendente)
Affari Esteri   Urbano Rattazzi (Sinistra storica)
(fino al 31 marzo 1862)
  Giacomo Durando (Indipendente)
(dal 31 marzo 1862)
Lavori Pubblici
  Agostino Depretis (Sinistra storica)
Pubblica Istruzione   Pasquale Stanislao Mancini (Sinistra storica)
(fino al 31 marzo 1862)
  Carlo Matteucci (Indipendente)
(dal 31 marzo 1862)
Guerra
  Agostino Petitti Bagliani di Roreto (Indipendente)
Marina
  Carlo Pellion di Persano (Indipendente)
Finanze
  Quintino Sella (Destra storica)
Grazia e Giustizia e Culti   Filippo Cordova (Indipendente)
(fino al 31 marzo 1862)
Urbano Rattazzi (Sinistra storica)
Ad interim (dal 31 marzo 1862)
  Raffaele Conforti (Sinistra storica)
(dal 7 aprile 1862)
Urbano Rattazzi (Sinistra storica)
Ad interim (dal 30 settembre 1862)

Cronologia modifica

1862 modifica

Marzo modifica

  • 3 marzo - A seguito delle dimissioni di Bettino Ricasoli, il re Vittorio Emanuele II affida a Rattazzi il compito di formare il nuovo governo. Cordova doveva assumere il Ministero dell'Interno, ma per opposizione di molti di sinistra, Rattazzi lo passa al Ministero della Grazia e Giustizia, e tiene senza portafoglio Poggi, che doveva andare in quest'ultimo. L'esecutivo è formato quasi esclusivamente da ministri piemontesi e si contraddistingue per una folta presenza di indipendenti vicini alla sinistra moderata.

Maggio modifica

  • 13 maggio - Rattazzi dà ordine di arrestare in Trentino un numeroso gruppo di garibaldini (tra cui 123 ex membri dei Mille) accusati di insurrezionalismo.

Agosto modifica

Ottobre modifica

  • 17 ottobre - Animato consiglio dei ministri: Pepoli e Depretis opinano che si formi un governo degli uomini più popolari; poi si conclude che per ora si vada avanti così, lasciando al presidente del consiglio di interpellare i parlamentari più influenti.
  • 31 ottobre - A Torino ripetuti colloqui fra Rattazzi, Minghetti e Farini fanno correre la voce che si prepari un governo Rattazzi-Farini-Minghetti-Peruzzi.

Novembre modifica

  • 19 novembre - A Torino a sera invitati da Farini, Vegezzi e Guerrieri si radunano 140 deputati dei gruppi dissidenti della maggioranza. Boncompagni formula un ordine del giorno di sfiducia, ma si delibera di decidere dell'atteggiamento dopo la svolgimento dell'interpellanza da esso Boncompagni presentata sulla politica del governo.
  • 29 novembre - A seguito di numerose e prolungate polemiche per le azioni anti-garibaldine condotte dal governo (animate soprattutto da Ricasoli e dall'estrema sinistra) e constatato che egli non gode più della fiducia del sovrano, Rattazzi annuncia la sua volontà di dimettersi da capo del governo. Il Re ne è informato ufficiosamente e consulta Luigi Carlo Farini sulla situazione.
  • 30 novembre - Discussa e scartata l'eventualità di sciogliere la Camera, il Re, su consiglio di Rattazzi, dà mandato di fiducia a Cassinis, che conferisce con il conte senatore Pasolini per la formazione del ministero.

Dicembre modifica

  • 1º dicembre - Alla Camera, continuando la discussione politica, il presidente dei ministri, Rattazzi ribatte le accuse mossegli; riconosce la difficoltà di raccogliere una maggioranza compatta ed annuncia di aver rassegnate al Re le dimissioni del gabinetto. Il deputato Boncompagni ritira la propria interpellanza.
  • 6 dicembre - Scambio di comunicazioni fra il conte Pasolini e Farini, che accetta di entrare nel ministero assumendone la presidenza, ma volendo Pasolini agli affari esteri.

Note modifica

Bibliografia modifica

  • Francesco Bartolotta, Parlamenti e Governi d'Italia dal 1848 al 1970, 2 Voll., Vito Bianco editore, Roma, 1971, II Vol., p. 35.

Voci correlate modifica

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