Gran Premio degli Stati Uniti d'America 2000

corsa automobilistica
Bandiera degli Stati Uniti Gran Premio degli Stati Uniti d'America 2000
661º GP del Mondiale di Formula 1
Gara 15 di 17 del Campionato 2000
Data 24 settembre 2000
Luogo Indianapolis
Percorso 4,192 km
Circuito permanente
Distanza 73 giri, 306,016 km
Clima coperto con pista poi asciutta
Note Pubblico presente: 250.000 spettatori
Risultati
Pole position Giro più veloce
Bandiera della Germania Michael Schumacher Bandiera del Regno Unito David Coulthard
Ferrari in 1'14"266 McLaren - Mercedes in 1'14"711
(nel giro 40)
Podio
1. Bandiera della Germania Michael Schumacher
Ferrari
2. Bandiera del Brasile Rubens Barrichello
Ferrari
3. Bandiera della Germania Heinz-Harald Frentzen
Jordan - Mugen Honda

Il Gran Premio degli Stati Uniti 2000 è stato un Gran Premio di Formula 1 disputato il 24 settembre 2000 su di un tracciato ricavato all'interno del famoso ovale di Indianapolis. La gara, la prima disputata negli Stati Uniti d'America dal 1991, fu vinta da Michael Schumacher su Ferrari, davanti al compagno di squadra Rubens Barrichello e a Heinz-Harald Frentzen su Jordan - Mugen Honda.

Vigilia modifica

Aspetti sportivi modifica

La Formula 1 tornò a correre negli Stati Uniti d'America dopo otto anni di assenza: l'ultima edizione del Gran Premio era stata disputata nel 1991 su un circuito cittadino ricavato dalle strade di Phoenix, mentre per la gara del 2000 fu approntato un tracciato che sfruttava in parte l'Indianapolis Motor Speedway. In particolare, il circuito della Formula 1 utilizzava l'ultima curva e il rettilineo d'arrivo del famoso ovale, che venivano raccordate da una serie di curve, piuttosto tortuose, ricavate nel catino. Il nuovo circuito ottenne reazioni positive da parte dei piloti, con le uniche critiche rivolte alle curve più lente del tracciato[1].

Mika Häkkinen si presentò alla gara al comando della classifica mondiale, con 80 punti. Il pilota della McLaren era insidiato però da vicino da Michael Schumacher, che grazie alla vittoria nel precedente Gran Premio d'Italia aveva ridotto il distacco dal rivale ad appena due punti. Anche il confronto nel campionato costruttori era piuttosto serrato, con la McLaren-Mercedes in vantaggio di quattro lunghezze sulla Ferrari. La Williams-BMW aveva ormai consolidato il terzo posto in classifica, seppur molto staccata.

 
Mika Häkkinen alla guida della sua McLaren. Il ritiro in gara costò al finlandese la testa della classifica mondiale.

Nella settimana successiva alla gara di Monza diverse scuderie effettuarono delle giornate di test in preparazione alla trasferta statunitense. Ferrari, McLaren e Sauber si recarono al Mugello, dove la scuderia svizzera fece esordire il promettente Kimi Räikkönen, fresco vincitore del campionato britannico di Formula Renault[2][3]; la Ferrari effettuò dei test anche a Fiorano con il collaudatore Luca Badoer alla guida[3]. Williams e Benetton si recarono all'Estoril, mentre Jaguar e BAR optarono per Silverstone[4].

Aspetti tecnici modifica

L'unica scuderia a introdurre una novità di rilievo fu la Williams, che portò in pista un nuovo alettone anteriore con un profilo principale a freccia, soluzione già adottata dalla Ferrari[5]. Per il resto, le squadre si concentrarono soprattutto sulla ricerca dell'assetto ideale per il nuovo circuito, caratterizzato da un lungo tratto percorso in pieno, ma anche da diverse curve lente. La mancanza di esperienze pregresse sul circuito portò ad alcuni esperimenti: venerdì la Arrows schierò le vetture con una configurazione aerodinamica a basso carico, simile a quella impiegata a Monza, che permetteva di raggiungere velocità molto elevate sul rettilineo principale (oltre 350 km/h) ma che, di converso, si rivelò troppo penalizzante nel tratto guidato[5]. Anche Williams e Sauber provarono soluzioni simili, ma alla fine la maggior parte delle scuderie scelse una soluzione di compromesso, adottando la stessa configurazione aerodinamica utilizzata nel Gran Premio del Belgio[5].

Particolare attenzione fu riservata anche agli pneumatici, molto sollecitati sull'ultima curva prima del traguardo, dall'architettura sopraelevata[6]. Per evitare possibili cedimenti, la Bridgestone impose di mantenersi in un intervallo di pressioni compreso tra i 19 e i 23 psi e le scuderie adottarono un'insolita asimmetria nel gonfiaggio degli pneumatici, con delle pressioni più elevate sul lato sinistro, quello maggiormente sollecitato[6].

Prove libere modifica

Risultati modifica

I tempi migliori della prima sessione di prove libere di venerdì furono i seguenti[7]:

Pos Pilota Costruttore Tempo
1 3   Michael Schumacher Ferrari 1'14"927
2 4   Rubens Barrichello Ferrari 1'15"144
3 1   Mika Häkkinen McLaren - Mercedes 1'15"707

I tempi migliori della seconda sessione di prove libere di venerdì furono i seguenti[7]:

Pos Pilota Costruttore Tempo
1 2   David Coulthard McLaren - Mercedes 1'14"561
2 1   Mika Häkkinen McLaren - Mercedes 1'14"695
3 3   Michael Schumacher Ferrari 1'14"996

I tempi migliori delle sessioni di prove libere di sabato mattina furono i seguenti[7]:

Pos Pilota Costruttore Tempo
1 3   Michael Schumacher Ferrari 1'14"804
2 4   Rubens Barrichello Ferrari 1'15"014
3 2   David Coulthard McLaren - Mercedes 1'15"139

Qualifiche modifica

Resoconto modifica

Michael Schumacher ottenne ad Indianapolis la trentesima pole position in carriera, precedendo di circa un decimo di secondo David Coulthard. Il pilota scozzese, quarto fino a pochi minuti dal termine della sessione, approfittò della scia offertagli dal compagno di squadra Mika Häkkinen per staccare il secondo tempo[8]. In seconda fila si piazzarono Mika Häkkinen e Rubens Barrichello, seguiti da Jarno Trulli, rallentato nel suo terzo e ultimo tentativo lanciato da un calo di potenza[8], e Jenson Button. Completarono il gruppo dei primi dieci Heinz-Harald Frentzen, Jacques Villeneuve, Pedro Diniz e Ralf Schumacher, autore di un testacoda.

Risultati modifica

Pos No Pilota Costruttore Tempo Distacco
1 3   Michael Schumacher Ferrari 1'14"266
2 2   David Coulthard McLaren - Mercedes 1'14"392 +0"126
3 1   Mika Häkkinen McLaren - Mercedes 1'14"428 +0"162
4 4   Rubens Barrichello Ferrari 1'14"600 +0"334
5 6   Jarno Trulli Jordan - Mugen Honda 1'15"006 +0"740
6 10   Jenson Button Williams - BMW 1'15"017 +0"751
7 5   Heinz-Harald Frentzen Jordan - Mugen Honda 1'15"067 +0"801
8 22   Jacques Villeneuve BAR - Honda 1'15"317 +1"051
9 16   Pedro Diniz Sauber - Petronas 1'15"418 +1"152
10 9   Ralf Schumacher Williams - BMW 1'15"484 +1"518
11 12   Alexander Wurz Benetton - Playlife 1'15"762 +1"496
12 23   Ricardo Zonta BAR - Honda 1'15"784 +1"518
13 19   Jos Verstappen Arrows - Supertec 1'15"808 +1"542
14 17   Mika Salo Sauber - Petronas 1'15"881 +1"615
15 11   Giancarlo Fisichella Benetton - Playlife 1'15"907 +1"641
16 15   Nick Heidfeld Prost - Peugeot 1'16"060 +1"794
17 7   Eddie Irvine Jaguar - Ford 1'16"098 +1"832
18 18   Pedro de la Rosa Arrows - Supertec 1'16"143 +1"877
19 8   Johnny Herbert Jaguar - Ford 1'16"225 +1"959
20 14   Jean Alesi Prost - Peugeot 1'16"471 +2"205
21 21   Gastón Mazzacane Minardi - Fondmetal 1'16"809 +2"543
22 20   Marc Gené Minardi - Fondmetal 1'17"161 +2"895

Warm-up modifica

Risultati modifica

I tempi migliori fatti segnare nel warm up di domenica mattina furono i seguenti[7]:

Pos No Pilota Costruttore Tempo
1 2   David Coulthard McLaren - Mercedes 1'23"144
2 1   Mika Häkkinen McLaren - Mercedes 1'23"706
3 3   Michael Schumacher Ferrari 1'23"922

Gara modifica

Resoconto modifica

 
Lo schieramento di partenza

Come nell'appuntamento in Belgio di un mese prima, anche nell'Indiana la gara partì con la pista ancora umida per via della pioggia caduta la domenica mattina. Al via, David Coulthard si mosse nettamente in anticipo rispetto allo spegnimento dei semafori, sopravanzando Michael Schumacher e prendendo il comando della corsa[9]. La partenza anticipata sarebbe costata una penalità al pilota scozzese che nel frattempo, tuttavia, con un gioco di squadra fin troppo palese – e non esente da critiche –[10], a più riprese cercò di ostacolare il tedesco della Ferrari onde favorire il recupero da parte di Mika Häkkinen. Frattanto al secondo giro Jenson Button urtò Jarno Trulli nel tentativo di superarlo[9]: entrambi riuscirono a ripartire ma dovettero poi effettuare una sosta ai box per le riparazioni e furono infine i primi a ritirarsi, il primo per il cedimento del propulsore e il secondo a causa della rottura di una ruota.

All'inizio del sesto giro Michael Schumacher ruppe gli indugi e superò con decisione Coulthard alla fine del rettilineo principale, portandosi al comando. Alla termine della stessa tornata alcuni piloti cominciarono a fermarsi per montare gomme da asciutto: la mossa si rivelò decisamente azzardata poiché la maggior parte della pista era ancora troppo umida per quel tipo di pneumatici[9], ciò nonostante fu imitata da quasi tutto lo schieramento ad eccezione di Michael Schumacher, Heinz-Harald Frentzen e Gastón Mazzacane. Mentre Coulthard scontò lo stop and go di penalità all'ottavo passaggio, in testa alla corsa Michael Schumacher, avvantaggiato dalla sue coperture, cominciò a frapporre un crescente vantaggio sugli avversari, che arrivò a toccare i quarantacinque secondi[9].

 
Michael Schumacher tagliò il traguardo in prima posizione.

Più indietro Häkkinen faticò inizialmente a rimontare – rimanendo anche bloccato per tre giri dietro alla Minardi di Mazzacane – e, quando al sedicesimo giro Michael Schumacher non poté più ritardare l'entrata ai box per montare pneumatici da asciutto, il finlandese si trovava a sedici secondi di distacco dal rivale[9]. Tuttavia, giovando del minor quantitativo di carburante a bordo in questa fase della gara oltreché di coperture già in temperatura[11], da questo momento la McLaren si mostrò più performante rispetto alla Ferrari[9] sicché Häkkinen, a suon di giri veloci[11], ridusse progressivamente il ritardo da Michael Schumacher[9] assottigliandolo a circa quattro secondi nello spazio di dieci tornate; il finlandese chiese però troppo alla sua monoposto, che nel corso del ventiseiesimo passaggio ruppe il motore costringendolo al ritiro[9].

Il tedesco continuò quindi a condurre la gara, seguito dal fratello Ralf, da Frentzen e dalla sorprendente Arrows di Jos Verstappen, che però si ritirò poco prima di metà gara per problemi ai freni. Rubens Barrichello e Coulthard rimontarono lentamente il terreno perso nelle fasi iniziali, con la scozzese che fece segnare a più riprese il giro veloce; il brasiliano approfittò invece delle difficoltà occorse a Ralf Schumacher, ritiratosi a causa della rottura del circuito di distribuzione pneumatica della sua Williams, e a Jacques Villeneuve, autore di un testacoda, per risalire fino al terzo posto, appena dietro alla Jordan di Frentzen che poi superò al pit stop[9].

Nonostante un fuoripista nelle fasi finali di gara[9], Michael Schumacher tagliò il traguardo in prima posizione davanti al compagno di squadra, riportando una vittoria fondamentale in ottica campionato vista la débâcle di Häkkinen, ora staccato di 8 lunghezze dal ferrarista nel mondiale piloti[9]: la casa di Maranello, grazie alla doppietta conquistata e ai soli due punti ottenuti dalla McLaren, con Coulthard quinto all'arrivo, si portò inoltre in testa al mondiale costruttori[9] con dieci punti di vantaggio sui rivali di Woking. Il podio fu completato da Frentzen, che precedette di pochi decimi Villeneuve, mentre sesta giunse l'altra BAR di Ricardo Zonta, col brasiliano a punti per il secondo Gran Premio consecutivo.

Risultati modifica

Pos No Pilota Costruttore Giri Tempo/Ritiro e posizione al ritiro Partenza Punti
1 3   Michael Schumacher Ferrari 73 1h36'30"883 1 10
2 4   Rubens Barrichello Ferrari 73 +12"118 4 6
3 5   Heinz-Harald Frentzen Jordan - Mugen Honda 73 +17"368 7 4
4 22   Jacques Villeneuve BAR - Honda 73 +17"936 8 3
5 2   David Coulthard McLaren - Mercedes 73 +28"813 2 2
6 23   Ricardo Zonta BAR - Honda 73 +51"694 12 1
7 7   Eddie Irvine Jaguar - Ford 73 +1'11"115 17
8 16   Pedro Diniz Sauber - Petronas 72 + 1 giro 9
9 15   Nick Heidfeld Prost - Peugeot 72 + 1 giro 16
10 12   Alexander Wurz Benetton - Playlife 72 + 1 giro 11
11 8   Johnny Herbert Jaguar - Ford 72 + 1 giro 19
12 20   Marc Gené Minardi - Fondmetal 72 + 1 giro 22
Ritirato 14   Jean Alesi Prost - Peugeot 64 Motore (8°) 20
Ritirato 21   Gastón Mazzacane Minardi - Fondmetal 59 Motore (14°) 21
Ritirato 9   Ralf Schumacher Williams - BMW 58 Distribuzione (14°) 10
Ritirato 18   Pedro de la Rosa Arrows - Supertec 45 Cambio (13°) 18
Ritirato 11   Giancarlo Fisichella Benetton - Playlife 44 Motore (17°) 15
Ritirato 19   Jos Verstappen Arrows - Supertec 34 Freni (4°) 13
Ritirato 1   Mika Häkkinen McLaren - Mercedes 25 Motore (2°) 3
Ritirato 17   Mika Salo Sauber - Petronas 18 Testacoda (16°) 14
Ritirato 10   Jenson Button Williams - BMW 14 Motore (8°) 6
Ritirato 6   Jarno Trulli Jordan - Mugen Honda 12 Rottura ruota (22°) 5

Classifiche modifica

Note modifica

  1. ^ (EN) Drivers Give New Circuit Positive Verdict, su Atlas F1 News service, 22 settembre 2000. URL consultato il 21 luglio 2019 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
  2. ^ (EN) Raikkonen tests for Sauber, su grandprix.com, 18 settembre 2000. URL consultato il 21 luglio 2019.
  3. ^ a b Testing round-up, su grandprix.com, 13 settembre 2000. URL consultato il 21 luglio 2019.
  4. ^ (EN) Teams Get Ready for USA Grand Prix, su Atlas F1 News service, 12 settembre 2000. URL consultato il 21 luglio 2019 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
  5. ^ a b c Giorgio Piola, «Ala a freccia per la Williams». Autosprint n. 39/2000, 26 settembre - 2 ottobre 2000, pp. 43-45.
  6. ^ a b Giorgio Piola, «Pressioni asimmetriche». Autosprint n. 39/2000, 26 settembre - 2 ottobre 2000, p. 42.
  7. ^ a b c d «tutti i tempi delle prove», Autosprint n. 39/2000, 26 settembre - 2 ottobre 2000, p. 38
  8. ^ a b «Le prove», Autosprint n. 39/2000, 26 settembre - 2 ottobre 2000, p. 33
  9. ^ a b c d e f g h i j k l Indy, doppietta Ferrari. Schumi leader del Mondiale, su repubblica.it, 24 settembre 2000.
  10. ^ Raffaele Dalla Vite, Massimo Lopes Pegna e Pino Allievi, «Sono a un passo dal titolo», in La Gazzetta dello Sport, 25 settembre 2000.
  11. ^ a b Luca Ruocco, Indianapolis 2000 - La Svolta, su senzaf1ato.com, 18 settembre 2020.
  12. ^ I dieci punti ottenuti da Häkkinen nel Gran Premio d'Austria non vennero conteggiati nel Campionato Costruttori perché sulla vettura del finlandese era stato rimosso un sigillo da una delle centraline; pur non trovando alcuna manomissione nei software in essa contenuti, la FIA aveva deciso di penalizzare la scuderia britannica, lasciando invece i punti al pilota.

Altri progetti modifica

Fonti modifica

Tutti i dati statistici provengono da Autosprint n. 39/2000.

Campionato mondiale di Formula 1 - Stagione 2000
                                 
   

Edizione precedente:
1991
Gran Premio degli Stati Uniti d'America Edizione successiva:
2001
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