Ho sognato il paradiso

film del 1949 diretto da Giorgio Pastina

Ho sognato il paradiso è un film del 1950 diretto da Giorgio Pàstina, tratto dall'omonima piéce teatrale di Guido Cantini.[1]

Ho sognato il paradiso
Titoli di testa del film
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1950
Durata91 min
Dati tecniciB/N
Generedrammatico, sentimentale
RegiaGiorgio Pàstina
SoggettoGuido Cantini
SceneggiaturaFulvio Palmieri, Giorgio Pàstina
ProduttoreAlberto Giacalone
Casa di produzioneItala Film
Distribuzione in italianoArtisti Associati
FotografiaArturo Gallea
MontaggioGiancarlo Cappelli
MusicheAlessandro Cicognini
ScenografiaOttavio Scotti
Interpreti e personaggi
Doppiatori originali

Trama modifica

 
Geraldine Brooks e Vittorio Gassman in una scena del film

Giorgio, un giovane giudice conosce su una corriera una ragazza, Maria. La corriera sosta in un paese e i due familiarizzano e si innamorano. Giorgio è sempre in giro e anche Maria ha dei frequenti spostamenti quindi si vedono molto sporadicamente ma tra i due c'è vero amore. Maria in realtà è una prostituta di casino e cerca in tutti i modi di nascondere la cosa a Giorgio, sperando che grazie all'amore dell'uomo potrà finalmente cambiare vita una volta sposati. Ma un giorno, nel casino in cui lavora Maria, un uomo muore durante l'incontro con una prostituta e il giudice mandato ad indagare sul caso è proprio Giorgio che così conosce la verità sulla ragazza. Costei, sentendosi perduta, dopo aver tentato di accampare scuse, si trova proprio davanti a Giorgio in abiti succinti ed è costretta ad ammettere all'uomo che ama la verità; dopodiché, disperata, si getta da una finestra e muore sul colpo.

Produzione modifica

La pellicola venne girata nell'autunno del 1949, ed è ascrivibile al filone dei melodrammi sentimentali strappalacrime, allora molto in voga in Italia tra il pubblico (poi ribattezzato dalla critica con il termine neorealismo d'appendice).

Distribuzione modifica

Il film venne distribuito nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 19 gennaio 1950.

Fu distribuito anche in Francia con il titolo J'étais une pécheresse.

Critica modifica

«[...] si dice sia stato suffragato dal placito della senatrice Merlin a cui è stato fatto vedere in visione privata. A quel modo che il Podestà dei Promessi sposi riteneva in parte come fatto a sé, tutto ciò che si faceva e si diceva in onore del conte duca, così i sassi gettati contro «le case chiuse» sono confetti all'amor proprio dell'eminente donna politica. [...] Di questo commovente film sono efficaci interpreti Geraldine Brooks e Vittorio Gassmann.»

«Allorché il problema delle «case chiuse» era in Italia lontano dall'essere affrontato, Guido Cantini, scrittore gusto e di mentalità borghesi ma animato da un sincero anelito di poetiche evasioni, trattò lo scabroso argomento in una sua commedia ove il mondo del sogno aveva il potere d'imporsi, sia pure per un brevissimo momento, alla desolata realtà di una giovane prostituta. Oggi, alla vigilia di realizzazioni cinematografiche che promettono di convalidare la conquista ottenuta per opere della compagna Merlin attraverso progressiste concezioni d'arte, Giorgio Pastina, regista di estrema dignità e di rigorosa misura, ha tradotto per lo schermo l'opera del Cantini, mettendo a confronto il triste e lubrico mondo della pubblica prostituzione con quello moralistico e tradizionale dei ceti intellettuali e medio borghesi. Ne è risultato un film pieno di umane vibrazioni e al tempo stesso alieno da ogni melodrammaticità; un film che riflette con semplicità la vita d'ogni giorno ove un fortuito incontro può mettere a contatto le persone più differenti ed unificarne le sorti, conducendole quindi agli estremi conflitti morali e agli urti drammatici più irreparabili. Un'opera degna di lode, dunque, e alla quale, forse, nuoce soltanto la mancanza di un più deciso coraggio. Interpreti ne sono stati Geraldine Brooks, piena di incantevole grazia nei momenti di sorriso e di abbandono, e Vittorio Gassmann, come sempre modernissimo nello stile ed efficace nei mezzi espressivi.»

«[...] Il tema svolto non è certamente nuovo al cinema ed al teatro: [...] Si debbono però rimproverare a questo film alcuni difetti: la compiacenza, ad esempio, per le situazioni falsamente poetiche e la facile superficialità con cui vengono descritti certi ambienti di corruzione. Su di essi — a causa forse della minaccia della censura — la macchina da presa preferisce sorvolare piuttosto che soffermarsi. La recitazione di Geraldine Brooks è assai buona. Anche Vittorio Gassman, la cui resa cinematografica non è sempre felice, è qui assai convincente e disinvolto.»

Note modifica

  1. ^ Dettagli della revisione su italiataglia.it
  2. ^ Leo Pestelli, Il segreto di Geraldine, in Stampa Sera, 5 maggio 1950, p. 2.
  3. ^ Alberto Vecchietti, Gli spettacoli, in Avanti!, 13 maggio 1950, p. 2.
  4. ^ LE PRIME A ROMA. La macabra fine di Manon (PDF), in l'Unità, 13 maggio 1950, p. 3.

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