Ilan Halimi

ragazzo francese, di origini marocchine rapito e torturato perché ebreo

Ilan Halimi (in arabo ایلان حلیمی?; Casablanca, 11 ottobre 1982Parigi, 13 febbraio 2006) era un ragazzo ebreo francese di origini marocchine, rapito il 21 gennaio 2006 nella regione parigina e torturato per le seguenti tre settimane nella zona di Bagneux (periferia di Parigi), perché ebreo.

Scoperto nudo ed agonizzante il 13 febbraio 2006 lungo un binario ferroviario a Sainte-Geneviève-des-Bois nel dipartimento di Essonne, è deceduto all'ospedale poco dopo l'arrivo. L'autopsia, effettuata il 14 febbraio, ha rilevato bruciature sull'80% del corpo, numerosi ematomi e contusioni, una ferita da taglio alla guancia e due alla gola. La conclusione dei medici è stata "Nessun colpo è stato mortale". È l'insieme delle violenze e delle torture subite durante i 24 giorni che ne hanno causato la morte alla quale hanno contribuito anche il freddo (è stato tenuto nudo in un appartamento senza riscaldamento in pieno inverno) e la fame.

Colpevoli e movente modifica

I suoi rapitori si facevano chiamare "la banda dei barbari" e volevano ottenere un riscatto in cambio della sua liberazione. Composta da una ventina di persone e capeggiata da Youssouf Fofana, un fondamentalista islamico di origine ivoriana, la banda ha tentato più volte di rapire ragazzi ebrei perché secondo il capo "gli ebrei hanno i soldi e sono solidali tra loro"; il pregiudizio acquista valore paradossale considerando che Ilan Halimi proveniva dallo stesso ambiente economicamente disagiato dei suoi rapitori.

Il tribunale ha riconosciuto l'antisemitismo come aggravante all'accusa di rapimento a scopo di lucro. La polizia sospetta che la "banda dei barbari" abbia effettuato nel 2004 anche numerosi tentativi di racket nei confronti di medici e liberi professionisti sempre ebrei e che la stessa abbia avuto anche un legame con altri analoghi tentativi esercitati nel 2002 verso alcuni dirigenti aziendali, a nome di uno pseudo gruppo palestinese.

Memoriali modifica

 
Targa commemorativa a Parigi

La mamma di Ilan, Ruth Halimi, ha raccontato, insieme alla scrittrice Émilie Frèche, il calvario subito dal figlio nel libro 24 giorni: La verità sulla morte di Ilan Halimi Trad. di Barbara Mella, Elena Lattes e Marcello Hassan. Nel 2014 dal libro è stato tratto il film Je suis Ilan - 24 jours del regista Alexandre Arcady.[1] Nel maggio del 2015 Rai 2 ha dedicato una serata[2] all'evento organizzato da Progetto Dreyfus e Rai presso l’Auditorium Conciliazione di Roma con la prima visione televisiva del film.[3]

La targa in memoria di Ilan Halimi a Bagneux è stata vandalizzata per ben due volte. Per prevenire che ciò accadesse anche ai poveri resti di suoi figlio, la madre decise che la loro sepoltura avvenisse in Israele.

Note modifica

  1. ^ Je suis Ilan - Cinematografo, in Cinematografo. URL consultato il 17 febbraio 2018 (archiviato il 17 febbraio 2018).
  2. ^ Virus - Speciale Virus 'Je Suis Ilan' - Prima parte del 07/05/2015 - video - RaiPlay [collegamento interrotto], su Rai. URL consultato il 19 febbraio 2018.
  3. ^ Je Suis Ilan: la storia di Halimi commuove l'Italia - Progetto Dreyfus, in Progetto Dreyfus, 8 maggio 2015. URL consultato il 19 febbraio 2018 (archiviato il 20 febbraio 2018).

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