Impavido (cacciatorpediniere 1913)

L’Impavido è stato un cacciatorpediniere della Regia Marina.

Impavido
Descrizione generale
Tipocacciatorpediniere (1913-1929)
torpediniera (1929-1937)
ClasseIndomito
In servizio con Regia Marina
IdentificazioneIV
CostruttoriPattison, Napoli
Impostazione1911
Varo22 marzo 1913
Entrata in servizio1913
Radiazione1937
Destino finaledemolito
Caratteristiche generali
Dislocamentonormale 672 t
a pieno carico 720 t
Lunghezza73 m
Larghezza7,3 m
Pescaggio2,66 m
Propulsione4 caldaie
2 turbine a vapore
potenza 16.000 HP
2 eliche
Velocità30 nodi (55,56 km/h)
Autonomia1440 miglia a 14 nodi
Equipaggio4 ufficiali, 65 tra sottufficiali e marinai
Armamento
Armamentoalla costruzione[1]:

dal 1918[1]:

Note
dati riferiti all’entrata in servizio
dati presi da Warships 1900-1950 e Marina Militare
voci di cacciatorpediniere presenti su Wikipedia

Storia modifica

All'entrata dell'Italia nella prima guerra mondiale l’Impavido era caposquadriglia della II Squadriglia Cacciatorpediniere di base a Taranto, che formava insieme ai gemelli Indomito, Intrepido, Irrequieto, Impetuoso ed Insidioso (sebbene l’Indomito si trovasse al momento a La Spezia)[2]. Era comandante della nave il capitano di fregata P. Orsini[3].

Il 3 luglio il cacciatorpediniere e la propria squadriglia vennero assegnati al III Gruppo della IV Divisione Navale[2]. Il comandante Orsini, promosso a capitano di vascello, comandava anche il III Gruppo oltre alla II Squadriglia[2].

All'una di notte del 6 luglio l'Impavido e la propria squadriglia salparono da Venezia ed effettuarono una missione di ricognizione offensiva verso est[2]. Le navi diressero poi per Venezia in modo da trovarsi alle 4.30 una trentina di miglia ad est di Chioggia, dove avrebbero trovato la squadriglia cacciatorpediniere «Bersagliere» e l'incrociatore corazzato Amalfi, insieme ai quali avrebbero ripreso l'esplorazione del golfo di Venezia alla ricerca di navi nemiche[2]. Mentre dirigeva verso il punto dell'incontro, tuttavia, l'Amalfi venne silurato dal sommergibile austroungarico U 26 ed affondò in dieci minuti[2].

Verso le dieci del mattino del 17 agosto 1915 l’Impavido, che si trovava in crociera, unitamente all'esploratore Quarto ed ai cacciatorpediniere Ardito, Animoso ed Intrepido, a settentrione della congiungente Brindisi-Cattaro, raggiunse – insieme alle altre unità – Pelagosa, che alcune ore prima era stata pesantemente bombardata da una formazione navale austro-ungarica[2].

Alle 19 dell'8 giugno 1916 salpò da Valona (al comando del capitano di vascello Ruggiero) per scortare in Italia, unitamente all'esploratore Libia ed ai cacciatorpediniere Pontiere, Insidioso ed Espero, i trasporti truppe Romagna e Principe Umberto, che imbarcavano il 55º Reggimento Fanteria (2605 effettivi)[2]. Il convoglio, dopo un breve tratto, fu attaccato dal sommergibile austroungarico U 5: il Principe Umberto, centrato a poppa da due siluri, affondò in pochi minuti una quindicina di miglia a sudovest di Capo Linguetta, trascinando con sé 1926 dei 2821 uomini a bordo[2]. Le unità della scorta non poterono che dare inutilmente la caccia all’U 5 e recuperare i superstiti[2].

Il 25 giugno la nave fece parte del gruppo di protezione a distanza (esploratore Marsala, cacciatorpediniere Insidioso, Irrequieto ed Audace) durante un attacco dei MAS 5 e 7 contro Durazzo: il risultato fu il grave danneggiamento del piroscafo Sarajevo (1111 tsl)[2].

Il 24 dicembre 1916 fu impiegato in appoggio, insieme all'esploratore Mirabello ed al cacciatorpediniere Ippolito Nievo, ad un'azione dei MAS 3 e 6, che, trainati rispettivamente dalle torpediniere costiere 36 PN e 54 AS, avrebbero dovuto attaccare le navi austroungariche nel porto di Durazzo; l'azione fu tuttavia interrotta in quanto, a tre sole miglia dalla meta, il MAS 6 rimase danneggiato dall'urto contro dei rottami[2].

Nella notte tra il 14 ed il 15 maggio 1917 il Canale d'Otranto fu oggetto di un duplice attacco austroungarico volto sia a distruggere i drifters, pescherecci armati che pattugliavano lo sbarramento antisommergibile del Canale d'Otranto, sia, come azione diversiva, a distruggere un convoglio italiano diretto in Albania; alle 4.10 del 15 maggio, in seguito a notizie di tali attacchi, l’Impavido fu fatto approntare insieme ai gemelli Indomito ed Insidioso, agli esploratori Racchia, Aquila e Marsala ed all'incrociatore leggero inglese Liverpool[2]. Alle 5.30 la formazione lasciò Brindisi insieme all'incrociatore leggero Dartmouth e ad altri due cacciatorpediniere, ed alle 7.45 furono avvistati i cacciatorpediniere austroungarici Csepel e Balaton[2]. Alle 8.10, i cacciatorpediniere e l’Aquila diressero per attaccare le due navi avversarie, e cinque minuti più tardi fu aperto il fuoco: il Balaton fu danneggiato e subito dopo l’Aquila fu a sua volta colpito ed immobilizzato; i due cacciatorpediniere austriaci si portarono al riparo delle batterie costiere, obbligando le navi italiane a desistere dall'inseguimento[2]. In seguito ad uno scontro cui parteciparono anche altre unità italiane ed austroungariche la battaglia si concluse con alcune unità danneggiate da entrambe le parti, ma nessun affondamento[2].

Il 16 luglio dello stesso anno fornì appoggio a distanza, insieme ai gemelli Indomito ed Insidioso ed agli esploratori Racchia e Riboty, ad un attacco aereo contro Durazzo portato da 18 velivoli partiti da Brindisi e Valona e supportati dalle torpediniere Ardea e Pegaso[2].

Nel dopoguerra l’Impavido fu sottoposto a lavori di modifica al termine dei quali l'armamento risultò composto da 5 cannoni da 102 mm, uno da 40 mm e 4 tubi lanciasiluri da 450 mm[4].

Nel 1929 la nave fu declassata a torpediniera[4].

Radiata nel 1937[4], fu avviata alla demolizione.

Note modifica

  1. ^ a b Da Navypedia.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q Franco Favre, La Marina nella Grande Guerra. Le operazioni navali, aeree, subacquee e terrestri in Adriatico, pp. 77-83-118-145-146-157-195-202.
  3. ^ Forum Eerste Wereldoorlog :: Bekijk onderwerp - Regia Marina Italiana, 1914-1915 Archiviato il 13 febbraio 2019 in Internet Archive..
  4. ^ a b c Marina Militare.
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